Si può fuggire dalla propria casa, la propria città, il proprio Paese ma non dalla propria storia. Si può fuggire dal Marocco, ancora ragazzina, insieme alla madre, entrambe stanche di un uomo violento. E si può trovare una nuova vita in Italia, senza dimenticare le origini, anzi, una volta conquistata una vita serena, tornare con la testa e con il cuore in Marocco e fare qualcosa addirittura da indossare. In nome dell’indipendenza e della libertà. La rinascita di Hnia Harrati comincia quando è una ragazzina, a Milano. E oggi che ha superato i quaranta è un’imprenditrice del settore moda che non dimentica. Non dimentica le difficoltà della sua fanciullezza e della gioventù, e neanche quelle di sua madre, ma soprattutto non dimentica le sue radici, i luoghi in cui è nata, dove è stata bambina, che porta con sè nel cuore.

Così, partendo dalla sua esperienza personale, ha voluto condividere le storie di tante donne, tutte diverse, alcune ce l’hanno fatta, altri ci stanno provando, altre ancora lo faranno. E ha voluto che ad ascoltare fosse un pubblico importante, insieme a quello delle donne in cerca, con la propria affermazione, di se stesse. “La libertà della donna e la condivisione della propria esperienza”: questo il tema dell’incontro incentrato sulle pari opportunità che ha coinvolto tante persone alla Luiss hub di Milano, tra queste l'assessora al Lavoro e Sviluppo economico Alessia Cappello, la delegata del sindaco alle Pari opportunità e Politiche di genere Elena Lattuada, Michelle Francine Ngonmo, fondatrice di Afro Fashion, e Stefania Bartoccetti, fondatrice di Telefono donna.

Un momento del convegno sulla parità di genere (foto concessa)
Un momento del convegno sulla parità di genere (foto concessa)
Un momento del convegno sulla parità di genere (foto concessa)

La giornata si è accesa con le testimonianze della stessa Hnia Harrati, e poi Bouchra Gzouli, Halima Canavese, Eicha Sall, che hanno messo al centro del dibattito l'emancipazione femminile, le discriminazioni, la violenza di genere con un intento preciso: fare rete.

È stata una giornata ricca di scambio sull'identità e sul valore della donna nella società multiculturale con il racconto di donne arabe tra Oriente e Occidente, si è parlato di femminismo ma anche di nuovi modelli di donne immigrate che hanno realizzato e scelto il proprio percorso conservando però il proprio bagaglio culturale.

Ed è cosi che Hnia Harrati ha potuto raccontare se stessa, con il suo doloroso vissuto personale, il coraggio della fuga, e poi l’affermazione che sa di rivincita in un Paese, l’Italia, che considera la sua seconda casa, avendo la cittadinanza italiana da quando è diventata maggiorenne. La designer italo-marocchina è un esempio di come ci siano persone che riescono a trovare spazi per la creazione di qualcosa che le riporti alle radici integrandole nella nuova società.

A quel punto Hnia Harrati ha presentato alcune sue creazioni, tutte ispirate alla cultura araba: ed è proprio attraverso il suo lavoro che lancia un messaggio di libertà, autonomia, integrazione.

Una delle creazioni di Hnia Harrati ispirata alla cultura del Marocco (foto concessa)
Una delle creazioni di Hnia Harrati ispirata alla cultura del Marocco (foto concessa)
Una delle creazioni di Hnia Harrati ispirata alla cultura del Marocco (foto concessa)

«Il mio brand culturale è ispirato alle mie origini arabe, in particolare all’hijab. Mi piace reinterpretare il velo in modo da potermi avvicinare alle donne che come me lo hanno vissuto come un abuso durante l’infanzia e l’adolescenza. Il velo deve essere una scelta individuale, e così diventa un indumento quotidiano per una donna libera, indipendente, elegante e pure affascinante».

Hnia Harrati scava nel suo passato: «Sin da piccola sono stata educata rigidamente e ho cominciato a riflettere sulle condizioni della donna, e questo mio modo di essere mi ha condotta verso una maggiore consapevolezza e sicurezza in me stessa, grazie anche all’aiuto di mia madre che dal Marocco mi ha portata in Italia, attraverso un percorso travagliato e difficoltoso».

Il suo “nuovo velo” vuole essere un simbolo per tutte le donne che cercano e desiderano libertà e indipendenza, «per tutte quelle che non vengono trattate al pari degli uomini, che non possono entrare in determinati locali o che desiderano sposare l’uomo che amano. La mia voce attraverso le mie creazioni è tutta per loro».

Hnia Harrati ha voluto ricordare le parole che la madre le disse quando fuggirono dal Marocco dirette in Italia: “Cara Hnia, tu sei la mia dolce rosa damascena, la rosa del deserto che io ho sradicato e trapiantato con cura per assicurarti un futuro migliore insieme a me”. Parole più belle non ho mai sentito nella mia vita mia e le sarò eternamente grata per avermi dato la libertà di essere la donna che voglio essere».

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