Il suo angolo creativo è come la cuccia di un animaletto curioso, che raccoglie e conserva: un po’ di tutto... perché tanto, prima o poi, servirà. Ne verrà fuori un quadro, una collana, un tavolo, forse. Un fiore, chissà. L’universo poetico di Letizia Mulas è un vulcano in eruzione continua, un magma colorato che sgorga in geyiser di creatività esplosiva.

E lei sorride. Cuce, taglia e assembla. Ma soprattutto sorride. Col volto aperto di chi guarda avanti, sempre in debito di ossigeno con la vita.

Letizia è una bimba di 67 anni, che ogni giorno porta cibo alla fanciulla che ha dentro. E insieme a lei gioca in mezzo a una specie di regno incantato da dove nascono emozioni senza tempo.

È sempre stato così, fin da quando era, davvero, una bambina.

Ma la vita ha cambiato tante cose, e le ferite hanno aperto la strada a nuove emozioni, più pesanti e complesse che hanno reso più concreto e consapevole il cammino artistico di quella ragazzina, un po’ magica e un po’ triste che restituisce al mondo pezzi di sé, oggetti intrisi di pathos, grumi di lacrime ancora umide.

Le sue poesie, i suoi fili che non trovano pace, le sue paure che cercano sollievo, i punti che ricuciono strappi mai guariti.

Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)
Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)
Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)

Letizia parla con ago e filo. Ritaglia e incolla brandelli di emozione, filamenti di una vita complicata che vanno a comporre libri di parole ricucite in poesia, frasi strappate e ricomposte in racconti senza principio ne fine, sospesi in un limbo di piacere un po’ amaro.

“Poesie? Magari non proprio. Sono parole scartate dagli altri, che trovo, raccolgo, ricompongo spinta dalle mie sensazioni, dalle immagini della mia vita”

Arrotola frammenti di stoffe che diventano telai dai percorsi indecifrabili, su sentieri di un vissuto senza tempo.  Pezzetti di garza colorata che tappano le ferite del legno, iniettando nuova energia alle tavole consumate.

“Quei piccoli ritagli colorati contengono esperienze, visioni, speranze, sono pezzetti  preziosi che racchiudono momenti per me profondi, collezionati in un cofanetto prezioso, custodito da qualche parte in fondo alla mia anima”.

Letizia Mulas ha studiato oreficeria all’istituto d’arte con grandi maestri, da Vincenzo Marini ad Aldo Contini, Stanis e Paola Dessy. Si è diplomata nel ‘72 e ha insegnato per 40 anni privilegiando per lunghi periodi la carta pesta. 

“ Amavo lavorare la carta, ho creato scenografie per tanti spettacoli, una tecnica che mi ha impegnato per oltre 20 anni. Poi ho ritrovato la macchina da cucire che mi ha fatto tornare al passato. Ho riscoperto la stoffa, le sue caratteristiche e la sua duttilità”

Nei suoi lavori c’è la voglia di risolvere ogni tipo di conflitto, attraverso l’amore per la natura, i ricorsi d’infanzia. C’è il rumore delle forbici di sua madre che taglia, il graffio stridulo di una donna ribelle, le urla represse. La sua rabbia.

Ma anche tanta felicità e l’amore di una madre generosa, protettiva, dalla crosta dura e il cuore di zucchero fuso.

Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)
Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)
Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)

“Sono figlia di artisti e nipote di sarti. Mio nonno aveva un’importante sartoria ad Ozieri. La mia casa è  sempre stata piena di stoffe, di abiti tagliati, di fili per terra e le mie sorelle più grandi, molto brave in arte qualche volta facevano il batik.  Mi ricordo una volta rientrata a casa rimasi folgorate dalle stoffe di seta che pendevano dai soffitti, erano tutte stampate, mille colori, una grande emozione”.

Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)
Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)
Un lavoro di Letizia Mulas (foto A. Raggio)

Oggi Letizia condivide il suo lavoro con altre donne creative, in un piccolo laboratorio nel cuore di Olbia, a San Simplicio: Little Street. Una vera e propria fucina di idee, progetti e spunti creativi di ampio respiro. Ad iniziare dagli allestimenti della piccola vetrina del laboratorio e il mini andito espositivo dove, prima della pandemia, le mostre erano all’ordine del giorno.

Ora è tutto lì dentro, chiuso nel limbo di un Covid che non passa ma che non è riuscito a fermare la creatività del gruppo. Tra quelle mura, in quella piccola cuccia creativa Letizia Mulas continua a tagliare, cucire, assemblare, sorriso dopo sorriso.

© Riproduzione riservata