Non più locali in cui vendere solo quotidiani e riviste, fumetti e periodici ma veri punti informativi per i turisti, di deposito e consegna pacchi e prodotti, magari anche di pagamento delle bollette. Per una vita sinonimo di giornali, le edicole nell'ultimo decennio hanno subito un duro colpo dalla contrazione delle vendite della carta stampata e molte sono state chiuse: costi troppo elevati a fronte di introiti sempre inferiori hanno spinto i proprietari a gettare la spugna.

L'interno di un'edicola (foto archivio L'Unione Sarda)
L'interno di un'edicola (foto archivio L'Unione Sarda)
L'interno di un'edicola (foto archivio L'Unione Sarda)

Solo a Cagliari ne sono sparite 14 su 73 in tempi recenti, il 25 per cento negli ultimi dieci anni e fino a un terzo negli ultimi 20. Accade perché l'attività ormai viene ritenuta "poco redditizia", come spiegato poche settimane fa in Consiglio comunale dall'assessore al Patrimonio Paolo Spano. Così hanno chiuso i battenti tra le altre quelle tra via Roma e via Sassari, in piazza Costituzione, in viale Trieste, nel largo Carlo Felice. Una fine ingloriosa che sembrerebbe inevitabile, ed è per questo che ora i proprietari e le categorie di riferimento si muovono (non da oggi) per reinventare l'attività e sopravvivere. Anzi, possibilmente svilupparsi.

Un dato fa riflettere: a livello nazionale negli anni Duemila le edicole erano circa 40mila, oggi sono meno di 15mila. Ci sono altri locali nei quali acquistare i quotidiani (bar, ipermercati, centri commerciali), ma se si tiene conto che l'incasso corrisponde al 18,77 per cento sul prezzo di ogni copia venduta e che il segno meno riferito al numero di giornali comprati dai lettori è costante e regolare, si può comprendere quale sia la situazione attuale e verso quale baratro ci si avvicini. Nonostante il periodo di clausura imposto dal Covid-19 abbia fatto comprendere quanto fondamentale sia il ruolo della stampa nell'informare correttamente scansando le notizie false, la strada per la risalita è lunga e complicata. Oggi le edicole "standard" sono 296 e i quotidiani vengono venduti anche negli alberghi (3), nei bar (83), nelle cartolerie (6), nei distributori di carburante (16), nei market (33) e nelle tabaccherie (57). In tutto, 494 punti vendita rispetto ai 686 esistenti nel 2010.

Per questo ora si pensa di trasformare le edicole in chioschi multiservizi, che propongano anche una serie di servizi per il cittadino. I chioschi "sono di proprietà dei concessionari, il Comune è proprietario del suolo", ha sottolineato in Aula l'assessore Spano, "i titolari sono disponibili a ripartire ma in modo diverso, così abbiamo pensato di modificare le concessioni di suolo pubblico diversificando le categorie merceologiche. Pensiamo di mettere i locali in gara per 6 anni più altri sei rinnovabili". Qualcuno fuori Sardegna ha già trasformato l'edicola in un punto Sisal e Lottomatica dove pagare bollette e multe e ricaricare il telefono; altri hanno pensato di utilizzarle come deposito pacchi per le consegne (anche degli enti pubblici) o si sono affiliate alla rete Punto Poste, che consente di ritirare e spedire corrispondenza.

Di recente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria Andrea Martella ha assicurato che queste piccole ma fondamentali attività commerciali saranno "stabilizzate" e ha ipotizzato, come formula per abbattere i costi, l'uso del credito di imposta per gli investimenti pubblicitari, per la carta e la forfettizzazione delle rese dei giornali, del bonus fiscale per i servizi digitali e le spese di connessione, dell'estensione e dell'incremento fino a 4mila euro del tax credit. La pandemia "ha ulteriormente aggravato la crisi" ma "contribuito a rafforzare la domanda di un'informazione accurata, di qualità, affidabile e pienamente accessibile", ha sostenuto Martella.

Anche in Sardegna gli assessorati al Turismo e agli Enti locali regionali, l'Anci (associazione dei Comuni) e la Fieg (Federazione italiana editori giornali) hanno siglato un protocollo perché le edicole garantiscano servizi ai cittadini e a chi è nell'Isola per vacanza. "Vogliamo sostenere questi presidi diffusi capillarmente nella nostra Isola con iniziative funzionali che, valorizzando e ridefinendo il loro ruolo tradizionale, possano essere un punto di erogazione di servizi per i turisti e i cittadini", ha specificato l'assessore regionale al Turismo Gianni Chessa. Diventeranno "infopoint", ha aggiunto l'assessore agli Enti locali Quirico Sanna, dove si troverà "un pannello digitale con cui avere tutte le informazioni. Verranno create anche diverse App. Stiamo studiando un sistema di sgravi per gli edicolanti che decidono di aderire al nuovo format. Tutto questo è fatto in accordo con gli editori". Editori che, assieme agli edicolanti aderenti a Snag, Sinagi, Uiltucs-Giornalai e Cisl Giornalai, hanno stilato un documento con le proposte per ripartire: stabilizzare e potenziare alcune delle misure dell'emergenza Covid e delle precedenti leggi di bilancio come l'informatizzazione della rete e la promozione della domanda di quotidiani e periodici.

Però ancora non si vedono interventi risolutivi, così qualcuno comincia a muoversi da solo. A Milano sugli scaffali assieme ai giornali sono spuntati alimenti, prodotti per l'igiene personale, pasti preconfezionati. L'iniziativa, raccontata da Repubblica qualche giorno fa, è della rete "Quotidiana", che ha comprato 12 strutture ora in via di sistemazione e conta di arrivare ad aprirne 50 in futuro (due entro gennaio). "Sono gioielli architettonici da valorizzare" ha spiegato l'amministratore delegato della società, che punta a investire un milione di euro nei primi due anni. L'edicola "può aiutare a trovare tecnici per riparazioni e dog sitter, indirizzare nella ricerca di una badante" e così via. Con un presupposto: "Al supermercato si è un numero, qui ci si potrà chiamare per nome". Conoscenza e confidenza prima di tutto.

In parte accade anche a Cagliari, tra via Pessina e via Cugia, dove Roberto Tronci gestisce da 13 anni un'attività rilevata quasi per incoscienza. "Prima ero in affitto, adesso è mia. L'ho ristrutturata e sono andato avanti". Ma le vecchie fondamenta cominciano a scricchiolare: "Il giornale è lo zoccolo duro dell'attività ma non cresce. Oggi il volume d'affari è stazionario. Siamo l'ultimo baluardo ma non basta più, dobbiamo cambiare sistema di vendita". E siccome "in ogni caso i servizi non bastano a colmare il vuoto che si è creato nell'abbassamento della vendita di quotidiani e periodici", ha spiegato Carlo Monguzzi, vicepresidente del Sindacato autonomo dei giornalai (Snag), ecco che servono idee. Primaedicola consente a clienti Amazon, Ibs e Panini e di scegliere in tutto il territorio nazionale l'edicola nella quale ritirare il pacco ordinato online; a Milano sono stati installati 150 monitor sui quali passano le immagini di varie riviste da acquistare in formato digitale tramite qr code. Una percentuale va all'edicolante.

Tronci, oltre ad aver cominciato a vendere anche piccoli droni, ha appena sistemato proprio un grande monitor all'interno dell'edicola, le cui quattro pareti sono fatte di vetro infrangibile. Lo schermo "è diviso in dieci riquadri, ognuno dei quali è destinato a ospitare inserzioni pubblicitarie di commercianti e di chiunque voglia acquistarne uno. Ogni spazio sarà destinato ad aziende di tipologia diversa, ho già trovato alcune persone interessate". L'idea è: l'inserzionista prepara un video di circa 30 secondi e l'edicolante lo inserisce nel monitor, dove sarà trasmesso a ciclo continuo durante la giornata. "Sono circa 250 passaggi ogni 24 ore". L'ipotesi è cominciare a gennaio. Un'edicola "digitale" per "cambiare il modo di vendere e anche di vedere l'edicola". C'è anche uno schermo ricolto all'interno del locale.

Così questi piccoli spazi il cui nome deriva dal latino aedicula, piccolo tempio, e che duemila anni fa ospitavano una statua o l'immagine di una divinità, oggi lottano per sopravvivere affidandosi a un dio (rigorosamente minuscolo) moderno: il denaro dato dalla pubblicità.
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