Il teatro di Michelucci, un faro per la cultura ancora da scoprire
Una serie di manifestazioni nel trentennale della scomparsa del progettistaDa regina indiscussa delle opere incompiute a faro del progetto di riqualificazione urbanistica e sociale dei quartieri sud di Olbia, quelli che si affacciano sugli scorci più suggestivi del golfo. E come un faro il maestro Giovanni Michelucci, ormai alle soglie dei cent'anni, aveva pensato quel teatro sul mare nel suo ultimo disegno trasformato più avanti in un progetto esecutivo (il primo lotto, l'unico realizzato) dagli architetti Luca Emanueli e Corrado Marcetti, suoi stretti collaboratori. E proprio in quel teatro, realizzato più di dieci anni dopo e rimasto praticamente inutilizzato, è stata ospitata nei giorni scorsi una tappa degli eventi "La città variabile-lo spettacolo deve andare avanti" legati al trentennale della scomparsa di Michelucci e dedicata al rapporto tra città e spazi per lo spettacolo. In realtà a contare gli spettacoli finora organizzati al Michelucci sono sovrabbondanti le dita di una mano, un po' perché ci si è fermati al primo lotto, che è un anfiteatro con gli spazi interni, e un po' perché tutti i bandi che negli anni passati sono stati promossi per la gestione sono andati deserti. La scommessa di oggi si chiama Iti, Intervento territoriale integrato, il maxi investimento da 15 milioni messo in campo dal Comune di Olbia grazie ai fondi europei che vede il teatro come polo qualificante per i quartieri Poltu Cuadu e Sacra Famiglia.
Quando nel 1989 è stato presentato il progetto, il teatro era un simbolo di una rivoluzione per la città. Culturale, erano gli anni bui della chiusura di ogni sala anche cinematografica, ed urbanistica: il teatro doveva imporsi nello skyline della città sostituendo nell'immagine le due torri del "palazzaccio" di via Genova. Era stato lo stesso Michelucci a scegliere l'area sul mare di Sa Marinedda preferita ad altre opzioni più centrali. Così il maestro, protagonista del dibattito culturale del ventesimo secolo, e progettista - tra le altre cose della stazione di Santa Maria Novella a Firenze - aveva raccontato (come si legge in volume curato da Giuseppe Cecconi ed edito dalla Fondazione Michelucci) la sua idea: "Il teatro di Olbia nasce dai suggerimenti che il luogo dà a chi sta pensando a quello che può essere un teatro. Cioè un fatto nuovo che interviene ad arricchire la natura del posto. Dalle rocce e dal mare vengono già tanti suggerimenti e creano un'idea di quello che può essere il teatro. Perché se io prendo una roccia e ci metto un uomo di Olbia a cantare una canzone ho già creato un teatro speciale". L'architetto toscano è morto l'anno dopo lasciando in eredità le bozze di quello che sarebbe stato il teatro. Ma l'imponente opera, che nella sua articolazione completa prevedeva un teatro coperto da 800 posti e uno all'aperto da 1.600, ampi spazi multifunzionali per laboratori e sale prova e palcoscenici su piattaforme galleggianti, ha incontrato sul suo cammino molti ostacoli soprattutto di ordine finanziario. Furono poi gli architetti Corrado Marcetti e Luca Emanueli, a tradurre in un progetto la visione di Michelucci. C'erano i soldi solo per il primo lotto, l'anfiteatro con 1.600 posti a sedere, il laboratorio-scuola teatrale (adatto anche per piccoli spettacoli), il centro di documentazione. Ci vollero comunque 15 anni per passare dall'idea a una struttura in grado di aprire al pubblico. Nel 2007 l'auditorium e le sale interne hanno ospitato una rassegna organizzata dall'associazione Argonauti dedicata a Piero Livi e la stessa associazione l'anno dopo ha portato all'anfiteatro, nel frattempo inaugurato con uno spettacolo di danza, una serata di Una Notte in Italia, il festival di Tavolara. Poi più niente.
Ora "l'adeguamento funzionale e tecnologico degli spazi artistici-musicali-teatrali del teatro Michelucci" è entrato nell'Iti tra gli interventi dedicati alla valorizzazione socio-culturale, artistica ed educativa, con un finanziamento dedicato da un milione e 600 mila euro. Saranno sistemati gli spazi interni ed esterni e sarà allestita una biblioteca musicale internazionale, l'unica del suo genere in Sardegna, con il coinvolgimento del liceo artistico musicale De Andrè. Gli interventi sul teatro nascono in partnership con la Fondazione Michelucci, centro toscano di studi urbanistici e "custode" dell'eredità di idee del grande architetto. La struttura sarà quindi finalmente sottratta all'oblio e restituita presto alla città che però continua a restare priva di un vero teatro. L'intero progetto pensato da Giovanni Michelucci resterà probabilmente un bel sogno da ammirare sui libri e nelle mostre di architettura.