"Nel 1940, con la nuova sistemazione del centro urbano di Carbonia, tra piazza Rinascita e piazza Ciusa, era prevista una vera Cittadella amministrativa provinciale, con Palazzo del Governo, Palazzo della Questura, Poste provinciali, il Tribunale ordinario civile e quello penale". Rivela enormi sorprese la ricchissima ricerca realizzata da Mauro Pistis, appassionato studioso della storia di Carbonia, la città più giovane d'Italia.

La mappa
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Una ricerca fatta dallo studio attento dei tanti documenti, la maggior parte dei quali custodita nel Centro di documentazione di Storia locale che ha sede nella Grande Miniera di Serbariu. Con la stessa pazienza con la quale si sfogliano le vecchie carte e fotografie di famiglia, Pistis ha permesso di mettere in ordine e far conoscere nuovi dettagli di quel progetto che vedeva Carbonia candidata a diventare il fulcro di quella che sarebbe dovuta essere la Ruhr de Sulcis.

"Alla fine degli anni Trenta e inizi degli anni Quaranta del secolo scorso, fu approvato il Piano generale della zona carbonifera di Carbonia per 100.000 residenti - racconta Pistis - prevedeva un ulteriore sviluppo insediativo e abitativo, con nuovi quartieri attorno al centro urbano della città carbonifera (Carbonia Centro) di 55.000 abitanti, incentrato sia sui paesi già esistenti di Portoscuso e Gonnesa (aggregati fino al 1943 al Comune carboniense che avrebbero dovuto raggiungere rispettivamente i 20.000 e i 10.000 abitanti) sia su quelli di nuova fondazione come Bacu Abis (10.000 abitanti) e Cortoghiana (5.000 abitanti) per realizzare il sogno mussoliniano di fare del Sulcis una sorta di "Ruhr Italiana": la Ruhr del Sulcis!".

La Cittadella provinciale
La Cittadella provinciale
La Cittadella provinciale

Tuttavia a causa della guerra il piano venne accantonato: "Nel periodo compreso tra il 1940 e il 1943 tutte le miniere del bacino carbonifero del Sulcis furono militarizzate - continua Pistis - furono raggiunti i massimi livelli di produzione di carbone con grandi sacrifici e numerosi incidenti sul lavoro spesso mortali. La Carbosarda, forte della condizione di azienda militarizzata, attuò un regime di sfruttamento con provvedimenti arbitrari come l'aumento del costo dei viveri di prima necessità negli spacci aziendali e del costo dell'energia, fino all'aumento degli affitti per le case dei minatori e per gli alberghi operai, in contrasto con gli accordi contrattuali, tanto che vi fu quasi subito un'unanime reazione di contrapposizione da tutti i lavoratori del bacino carbonifero del Sulcis. In questo periodo tutto il Comune di Carbonia, così organizzato, avrebbe avuto 100.000 residenti e la città sarebbe così diventata il capoluogo della nuova Provincia di Carbonia, quarta provincia sarda dopo Cagliari, Sassari e Nuoro, in un territorio corrispondente al soppresso (già dal gennaio 1927) Circondario di Iglesias, con un territorio di 3.500 chilometri quadrati e oltre 200.000 abitanti, comprendente tutta la Sardegna Sud Occidentale: da Guspini fino a Teulada".

Il programma di ampliamento urbanistico prevedeva la costruzione del nuovo centro civico di Carbonia (capoluogo della nuova Provincia mineraria) e di nuovi quartieri operai, che si realizzava per opera dell'Azienda Carboni Italiani (ACaI) a partire dal 1940, in coincidenza con il nuovo progetto di ampliamento della città di Carbonia e con la nascita della vicina cittadina di Cortoghiana. Così nasce nell'ambito del piano di sviluppo delle attività carbonifere del Sulcis lanciato dal regime fascista nel 1939-40, l'idea di portare la popolazione complessiva del bacino carbonifero a 100.000 abitanti.

La ricerca di Mauro Pistis approfondisce nel dettaglio il piano per la Ruhr sulcitana, un programma della grande Carbonia con il progetto delle 6 miniere Littorie: partendo da Nuraxi Figus, in senso antiorario, erano denominate Littoria I (Nuraxi Figus), II (Seruci), III (Portoscuso), IV (zona Paringianu), V (Terra Niedda) e VI (tra Matzacara e Monte Ulmus). Da cui il progetto nel quale il Comune avrebbe avuto 100.000 abitanti con un territorio comprendente tutto il Bacino carbonifero del Sulcis. "Con il Regio Decreto n. 2189 del 5 novembre 1937 si costituiva il Comune di Carbonia, comprendente i territori di Serbariu, Comune soppresso ed inglobato nel nascente Municipio (con 3.131 abitanti, la zona di Bacu Abis da Gonnesa (con 750 abitanti) e parte del territorio comunale di Iglesias (con 1.009 abitanti), per un totale di 4.890 residenti e una superficie territoriale di 14.358 ettari". In seguito, in base al Regio Decreto numero 152 del 12 febbraio 1940, in data 15 aprile 1940, si ebbero variazioni nella circoscrizione territoriale perché la nuova Città di Carbonia inglobò sia il Comune di Gonnesa sia quello di Portoscuso per un totale di 22.867 residenti e una superficie territoriale di 23.006 ettari". Successivamente, in base al Decreto Legge numero 139 del 29 marzo 1945, si ebbero variazioni nella circoscrizione territoriale: "Due le variazioni: in data 18 agosto 1945 con la ricostituzione del Comune di Gonnesa e, in data 19 settembre 1945, con la ricostituzione del Comune di Portoscuso. In questo modo, Carbonia dai 40.003 abitanti scendeva ai 33.600 residenti, con una superficie territoriale che dai 23.006 ettari calava a 14.561 ettari" La seconda guerra mondiale bloccò tutti i progetti: il programma di ampliamento urbanistico per la "grande Carbonia", con Cittadella amministrativa provinciale, non fu mai realizzato e le carte, di questo grande libro dei sogni sono state consegnate alla storia.
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