Uno stemma che racconta la storia della nascita di una città. Per gli appassionati della storia della città di Carbonia ogni dettaglio, anche il più piccolo, è fonte di nuove scoperte. E nella città, vero e proprio museo a cielo aperto di una storia ancora in parte da scoprire, con l’aiuto dei cultori della materia si possono scovare nuove storie, nuovi dettagli, nuove curiosità per colmare la conoscenza sulla città più giovane d’Italia.

Mauro Pistis, studioso da sempre in prima linea per ricostruire i dettagli meno noti della storia della città, ha recentemente svelato i segreti dello stemma cittadino che tutti vedono nelle occasioni ufficiali ma di cui pochi conoscono la storia.

“Il 5 novembre del 1937, la data istitutiva del Comune di Carbonia, - scrive - la Città non aveva ancora uno stemma comunale o un emblema civico, ma questo era in progetto da parte dell’A.Ca.I. (Azienda Carboni Italiani), che con la Società anonima carbonifera Arsa (o Carbo-Arsa o semplicemente Arsa) controllava il Bacino Carbonifero dell’Istria, dove si trovano i Comuni di Arsia e Albona (gemellati dal 2010 con Carbonia), e con la Società mineraria carbonifera sarda (abbreviato in Carbosarda o nella sigla MCS) gestiva il Bacino Minerario del Sulcis. Successivamente gli stemmi civici di Arsia e di Carbonia furono sottoposti all’esame di Benito Mussolini, che decise con una semplice lampada del minatore sia per il Comune Arsiano sia per quello Carboniense (azzurro - oro per il municipio istriano; nero - azzurro per quello sulcitano). Inizalmente gli era stato sottoposto un simbolo più elaborato in uno Scudo Partito, dove a sinistra era inserita la lampada del minatore e a destra una pala con piccone incrociati sopra un banco di carbone con la sottostante scritta latina “Ars Vetusta Vis Nova”, cioè Vecchia Arte (intesa per l’attività mineraria) Forza Nuova! Allo stesso Mussolini fu sottoposto anche la denominazione del Comune istriano, inizialmente ipotizzato come Liburnia (che divenne poi la denominazione del carbone istriano definito liburnico), ma si scelse semplicemente il nome latino Arsia per indicare il fiume Arsa che attraversa il centro carbonifero dismesso dell’Istria. Passarono due anni e con il il Regio decreto. del 9 febbraio 1939 fu conferito a Carbonia il titolo di Città, ma lo Stemma e il gonfalone furono approvati con Regio Decreto 26 ottobre 1939”.

Un'immagine del primo stemma della città di Carbonia (foto concessa)
Un'immagine del primo stemma della città di Carbonia (foto concessa)
Un'immagine del primo stemma della città di Carbonia (foto concessa)

Pistis poi si sofferma a descrivere minuziosamente le caratteristiche dello Stemma e, nello specifico i suoi simboli: “Il Monte (il banco di carbone) e i Colori: Azzurro (parte centrale del campo dello scudo). La descrizione araldica dello stemma fu la seguente: 'azzurro alla lampada da minatore, alla montagna formata da un banco di carbone il tutto al naturale, la lampada addestrata in alto; mentre la Blasonatura del Gonfalone fu la seguente: Drappo partito d'azzurro di nero riccamente ornato di ricami d'oro, caricato dallo stemma civico con l'iscrizione centrata in oro: Città di Carbonia”.

Il gonfalone di Carbonia (foto S. Piredda)
Il gonfalone di Carbonia (foto S. Piredda)
Il gonfalone di Carbonia (foto S. Piredda)

Pistis aggiunge che “Originariamente lo stemma civico di Carbonia aveva il cosiddetto “capo”, di colore rosso, che è una pezza onorevole (di primo ordine) che occupa il terzo superiore dello scudo, ed è delimitata da una linea orizzontale. Era il cosiddetto “Capo del Littorio” così descritto: «Capo di rosso (porpora) al fascio littorio d’oro circondato da due rami di quercia e d’alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali. Fu istituito con Regio Decreto del 12 ottobre 1933 n. 1440 e reso obbligatorio per tutti gli stemmi di Comuni, Province ed enti morali e parastatali durante il regime fascista; la normativa prevedeva altresì la possibilità di concederne l'uso anche a enti di diverso tipo e a privati responsabili di "servizi eminenti resi alla patria ed al Re". Sebbene il Decreto Legislativo Luogotenenziale del 10 dicembre 1944 n. 394 ne avesse previsto la completa eliminazione, alcuni enti si limitarono a modificarlo eliminando il fascio, sostituendolo con altri elementi, oppure lasciando il capo di rosso vuoto, come è avvenuto per Carbonia”.

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