Gianfranco Zola è andato a insegnare calcio nel luogo in cui è nato il calcio: le sue gesta nel Chelsea hanno talmente esaltato i tifosi dei “blues” tanto che la regina Elisabetta gli ha  concesso il titolo onorifico di “membro dell’impero britannico”. Ma sir Zola non è stato il primo sardo a insegnare uno sport al popolo che lo ha creato. Prima di lui c’è stato Cecil Pettiona, asso del football australiano intorno agli ’30 del secolo scorso. Pettiona? Certo, non sembra minimamente un cognome sardo. Ma lui, Cecil, era davvero figlio di un cagliaritano.

Ma è il caso di fare ordine, cominciando a spiegare che cosa è questo strano sport che abbiamo avuto modo di conoscere soltanto nei primi anni delle televisioni private, quando, in mancanza di produzioni proprie, si trasmetteva qualunque cosa. Difficile, se non impossibile, raccontare in poche parole quello che è lo sport nazionale australiano. Semplificando molto, è una via di mezzo tra il calcio, il football americano e il rugby. Si gioca in un campo ovale e anche la palla è ovale (anche se più pesante di quella del rugby): la si può passare a un compagno sia con le mani che con i piedi. Ai due estremi del campo sono sistemati quattro pali: se la palla finisce tra i due centrali, il gol vale sei punti, tra i due laterali, invece, il behind vale un punto.

Ecco, un cagliaritano (anzi, più correttamente, il figlio di un cagliaritano), Cecil Pettiona è diventato uno degli immortali di questo sport. A ricostruire la vicenda è stata una lontana parente, appassionata di ricerche genealogiche, Serena Cocco. Qualche anno fa ha pubblicato in un sito specializzato il suo albero genealogico alla ricerca di parentele in tutto il mondo. Dopo qualche tempo ha ricevuto una mail dall’Australia: una donna, colpita dal cognome della madre, Pettinau, l’aveva contattata per avere notizie su un suo bisnonno, Augustino Pettinau di cui sapeva soltanto che veniva dalla Sardegna ed era figlio di Giuseppe Pettinau e Rita Spina. Spulciando nel suo albero genealogico Cocco scoprì che quei nomi era presenti anche nella sua documentazione (d’altronde, da studi fatti in precedenza, era anche venuta a conoscenza del fatto che tutti i Pettinau in Sardegna discendono da un unico capostipite). Il bisnonno di Cocco era cugino di primo grado di Augustino. Quindi, i trisavoli erano fratelli.

Così, Cocco ha continuato a studiare i documenti a sua disposizione. E ha scoperto che Augustino Domenico Antonio Pettinau era nato il 22 luglio 1860 a Cagliari. La vita, in quei tempi, non era particolarmente facile. Così, il 23 luglio 1887 accettò di imbarcarsi come marinaio a bordo della nave britannica The Gange. Ormai in prossimità delle coste australiane, la nave si incagliò nella barriera corallina nella baia di Port Philip, nella zona di Melbourne. Tra le persone salvate ci fu proprio Augustino Pettinau.

Chissà che cosa accade. Forse il fatto che l’uomo era analfabeta, forse la confusione dovuta all’incomprensione tra persone che parlano lingue diverse. Impossibile capire la ragione: l’unica certezza è il fatto che il cognome Pettinau divenne Pettiona.

Impossibile anche scoprire la ragione per la quale Augustino Pettinau, diventato nel frattempo Gus Pettiona, non decise di tornare a Cagliari. Forse a scegliere fu il cuore: il 15 agosto 1890 sposò Ellen McNamara, figlia di immigrati irlandesi, e da lei ebbe sette figli. Tra questi la sfortunata Leonore Madge Pettiona, una delle poche donne che faceva la chimica, morta nel 1930 a soli 28 anni di tubercolosi.

Il più piccolo dei sette, Cecil, decise di impegnarsi in quello strano sport. E divenne una leggenda del football australiano: addirittura, oltre alla pagina in lingua inglese su Wikipedia, ce n’è anche una in arabo e una in russo. Si racconta, in queste pagine, la carriera di Pettiona che, nella parte iniziale, si è svolta nella squadra del South Melbourne. Dopo otto stagioni, in questa società si è trasferito in Tasmania dove, da allenatore della squadra di North Hobart, ha vinto il campionato maggiore Tanfl che quello della Tasmanian State. Una carriera poi proseguita con il Lefroy, il North Launceston, Il Long Beach e conclusa da capitano-allenatore con il New Town.

Ma il suo ricordo resta soprattutto nei tifosi del South Melbourne al punto da guadagnarsi un ideale posto nella hall of fame. Dopo qualche anno di militanza con quella squadra il presidente gli inviò una lettera colma di elogi. “Noi, membri del Club, volendo dimostrare il nostro apprezzamento per i vostri servizi durante gli ultimi cinque anni, vi preghiamo di accettare i sentimenti contenuti in questo documento, come segno della nostra stima e amicizia. Ricordiamo con molto piacere le molte occasioni in cui hai mostrato la tua abilità nello sport virile del calcio, e abbiamo molto ammirato la cortesia che invariabilmente dimostravi ai tuoi compagni. Non esitiamo a dire che il tuo instancabile zelo ed energia, come uno dei nostri principali giocatori, hanno aiutato materialmente a collocare il Club nella sua attuale onorevole posizione. Speriamo di vederti ancora in un posto di primo piano nei nostri ranghi e confidiamo che il tuo esempio possa ispirare i giocatori più giovani con un sincero desiderio di sostenere il prestigio del South Melbourne Football Club. Confidando che questo possa rimanere un piacevole ricordo del nostro caloroso apprezzamento e considerazione”.

Mica male per il figlio di un cagliaritano che, forse, senza quel naufragio sarebbe tornato nella sua isola, al centro del Mediterraneo.

© Riproduzione riservata