L’Italia che fa eccezione non è proprio una grande novità. E quindi non stupisce neppure che in tutti i paesi europei, tranne in Italia, i salari medi annuali sono aumentati. Malgrado la pandemia che ha avuto effetti importanti sul mondo del lavoro creando più disoccupazione e inasprendo ancor di più le disuguaglianze socio-economiche. «Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro in tutto il mondo la pandemia ha messo alla prova i lavoratori e ne ha peggiorato le condizioni di vita. Anche in Europa molti posti di lavoro sono andati perduti e il numero di ore lavorate in media ha registrato un calo, soprattutto per quanto riguarda le professioni meno retribuite. Mediamente nel 2020 la massa salariale, con cui si intende il totale dei salari lordi non standardizzati, è infatti diminuita rispetto all’anno precedente», hanno scritto gli esperti della fondazione Openpolis in un recente report. Per la precisione si è perso il 6,5% di massa salariale, in Europa, tra prima e dopo la pandemia. «A causare questo fenomeno è stato, in maniera particolare, il taglio delle ore lavorative, mentre il problema della perdita del lavoro è stato in buona parte arginato da misure di salvaguardia a livello nazionale, che sono riuscite a contenerne gli effetti più negativi. Questo in Italia si è concretizzato con il blocco dei licenziamenti, in vigore da febbraio 2020 a fine giugno 2021», scrivono gli esperti.

Anche la perdita di massa salariale è stata limitata grazie a misure statali. In particolare i sussidi, messi in campo da gran parte dei paesi europei, avrebbero dimezzato secondo l’Oil l’impatto della crisi, riportando la perdita effettiva a -3,1% (rispetto al -6,5% iniziale).

I dati

«Nel 2020, nel mezzo della pandemia, il salario medio annuale di un cittadino lussemburghese era il doppio di quello di un greco, e quasi tre volte quello di uno slovacco – si legge nel report di Openpolis –  In generale, ad avere i salari medi più alti sono i paesi dell'Europa nord occidentale (Lussemburgo, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca), mentre quelli più bassi li registrano stati membri dell'Europa centrale (Slovacchia e Ungheria) e meridionale (Grecia e Portogallo)».

In particolare, secondo l’Ocse, tra il 2019 e il 2020 in alcuni Paesi i salari medi annuali sarebbero lievemente aumentati.Tra questi Paesi Bassi (+2,4%) o la Slovenia (+2,3%). In altri però come Francia, Spagna e Italia si è registrato un lieve calo; 3,2% per la Francia, 2,9% per la Spagna e addirittura 5,9% per l'Italia.

Il caso Italia

In tutti i paesi europei Ocse, dal 1990 ad oggi il salario medio annuale è aumentato. In alcuni casi poi in maniera molto evidente. Tranne che in Italia dove invece si è registrata una contrazione. Ad esempio la Lituania ha registrato un aumento del 276,30% (primo tra i paesi europei); la Spagna invece, Paese fanailno di coda tra quelli che hanno registrato un aumento, è salito del 6,20%. Infine l’Italia dove il salario annuale medio è invece diminuito del 2,90%. 

«Rispetto sia ai paesi dell'Europa settentrionale e occidentale che a quelli dell'ex blocco sovietico, negli stati europei più meridionali c'è stata quindi una sostanziale stagnazione dei salari. Questo fenomeno, però, è stato particolarmente evidente in Italia – scrivono da Openpolis – Qui il maggiore aumento in quanto a entità della retribuzione si è registrato negli anni tra il 1995 e il 2010, in cui si è progressivamente passati da un salario medio annuale di circa 37mila dollari ad uno di 42mila. Un aumento comunque molto lontano da quello delle altre nazioni europee, se pensiamo che il salario medio irlandese per esempio è passato negli stessi anni da circa 31mila a quasi 50mila dollari».

Mentre tra il 2012 e il 2019 la variazione è stata minima, tra il 2019 e il 2020 invece si è registrato un vero e proprio crollo che ha riportato i salari italiani addirittura al di sotto dei livelli del 1990. «Se all'inizio degli anni '90 l'Italia era il settimo stato europeo subito dopo la Germania per salari medi annuali, nel 2020 è infatti scesa al tredicesimo posto, sotto a paesi come Francia, Irlanda, Svezia (che negli anni '90 avevano salari più bassi) e Spagna», precisano infatti gli esperti.

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