La vita di Amedeo Modigliani, pittore e scultore livornese nato nel 1884 e morto a Parigi ad appena 36 anni, autore di celebri ritratti e nudi femminili dallo stile molto particolare, è spesso stata al centro di fatti di cronaca e di dispute giudiziarie. A iniziare dalla famosa burla con cui nel 1984, in occasione di una mostra che si doveva tenere a Livorno proprio su Modigliani, fecero ritrovare tre false sculture che divisero il mondo accademico, prima della scoperta dello scherzo.

Oggi, intorno alla figura di Modigliani continuano a giocarsi tante partite, soprattutto sulla sua eredità e sull’archivio dell’artista. E c’è anche un giallo di cui si è parlato più volte e che torna in auge, coinvolgendo la Sardegna. Con il passare degli anni, non si riduce la notorietà e il dibattito intorno alla figura di questo pittore e scultore vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.

Il caso sardo

Poco più di un mese fa, la senatrice dei Cinque Stelle Margherita Corrado, insieme ad altri suoi colleghi, tra cui il cagliaritano Gianni Marilotti, ha depositato un’interrogazione al ministro della Cultura Dario Franceschini su un’opera di Modigliani, il “Ritratto di Medea”, un piccolo olio su tela, di proprietà di una signora di Capoterra. Intorno alla paternità dell’opera esiste un vero e proprio dibattito. La senatrice Corrado, prendendo spunto da un libro scritto dalla giornalista Dania Mondini e dal sociologo ed ex ispettore di Polizia Claudio Loiodice (autori del bestseller L’affare Modigliani, un libro-inchiesta sul pittore livornese), ha presentato diverse interrogazioni sull’archivio e sulle opere dell’artista.

In particolare, ci sarebbe un giallo sulla paternità appunto del “Ritratto di Medea” e la senatrice chiede al ministro se non sia il caso di avviare opportune verifiche sul vincolo apposto sul quadro dalla Soprintendenza.

Facciamo dunque un passo indietro. Il 24 novembre del 2010, il direttore regionale della Sardegna del ministero dei Beni culturali firmò una dichiarazione d’interesse culturale e storico-artistico del quadro detenuto da una signora di Capoterra. “Secondo la relazione storico-artistica predisposta ad hoc da uno dei funzionari della Soprintendenza BAPSAE delle province di Cagliari e Oristano, datata 27 ottobre 2010 e parte integrante del decreto di vincolo (n. 147), si tratta del ritratto di tale Norma Medea Taci, realizzato nel 1900 da Amedeo Modigliani (1884-1920); l’unica immagine del "Ritratto di Medea" finora pubblicata è d'insieme e si riferisce al lato dipinto della tela, dunque non lascia riconoscere la data di esecuzione, il monogramma e la firma, apposta a tergo, elementi citati nella suddetta relazione soprintendenziale; tutte le circostanze ivi riferite, invece, compresa l’ipotesi che Modì abbia ricavato il ritratto da una fotografia della ragazza, morta ventenne di meningite tubercolare nel 1898, sono state ricostruite dalla proprietaria del ritratto e dal torinese Cristian Parisot, sì che la relazione si fonda esclusivamente sul credito loro prestato”, scrive nella sua interrogazione la senatrice Margherita Corrado.

L’opera sarebbe rimasta ignota fino al 2005, quando venne resa pubblica in occasione di una mostra “Modigliani a Venezia, tra Livorno e Parigi”, che toccò in qualche modo anche Cagliari. Il curatore della mostra e del catalogo fu lo stesso Cristian Parisot. Secondo la senatrice Corrado, tuttavia, “mancano, del resto, a tutt’oggi, prove documentali della presenza di Amedeo nell'Isola, dove potrebbe non avere mai messo piede”, mentre vengono sollevati non pochi dubbi sull’attendibilità del curatore della mostra. Nella sua ricostruzione, fatta per depositare l’interrogazione, la senatrice dei Cinque Stelle sostiene che non esistano certezze sulle estati trascorse da Modigliani in Sardegna e anche sulle possibili opere realizzate nell’Isola.

Il periodo sardo

D’altro canto, ci sono alcune pubblicazioni che parlano espressamente di un periodo sardo di Modigliani. In particolare, va ricordato che la famiglia dell’artista possedeva una vasta proprietà terriera nel “Salto di Gessa”, in agro di Buggerru, comprensivo anche di un borgo agricolo (Grugua), dove sorse la casa padronale, poi sequestrata ai Modigliani in seguito a un fallimento. Dopo queste vicende il padre dell’artista, Flaminio Modigliani, dovette lasciare la casa e l’Isola nel 1895 (il pittore aveva 11 anni).

Il “Ritratto di Medea” risalirebbe al 1900, quando Modigliani aveva sedici anni e quando soprattutto la giovane Medea Taci, la giovane ritratta nel dipinto, era già morta da undici anni a causa di una meningite tubercolare. Elementi che la senatrice Corrado ritiene importanti per alimentare i dubbi sulla paternità del quadro e anche sul fatto che Modigliani abbia avuto contatti così forti con l’Isola. Tutto questo, osserva la senatrice, servirebbe per “alimentare un falso mito”. Certo è che esiste un vincolo della Soprintendenza su quel quadro, ed è stato redatto sulla base di una relazione fatta a Cagliari dai funzionari dell’ente, come ammette la stessa senatrice. Peraltro, Franceschini non ha ancora preso alcun provvedimento in merito alla richiesta della rappresentante dei Cinque Stelle che chiede di sapere “se il Ministro in indirizzo non ritenga di farsi promotore della necessaria revisione del vincolo apposto nel 2010 al "Ritratto di Medea" limitatamente ai dati sulla paternità del dipinto, sottoponendolo ad una commissione di esperti e a tutti gli esami diagnostici oggi possibili”, al fine di verificare la reale paternità del dipinto e la veridicità dei fatti legati alla Sardegna che coinvolgono l’artista livornese.

La disputa sull’archivio

Il giallo sardo, peraltro, fa parte di una più vasta disputa, alimentata anche dal libro scritto da Dania Mondini e Claudio Loiodice, sugli Archivi Legali Modigliani. Su questi seimila documenti, lettere, reperti e fotografie che costituiscono il fondo è infatti ancora aperta una guerra sulla proprietà. Tanto più che la stessa senatrice Corrado ha presentato un’altra interrogazione al ministro Franceschini affinché si faccia luce sulle vicenda. Gli Archivi Legali, come spiegato nel libro di Mondini e Loiodice, vennero messi insieme da Jeanne Modigliani, figlia dell’artista, e rappresentano uno straordinario mezzo per attribuire la paternità di diverse opere allo stesso Modigliani. Quest’ultimo infatti non lasciò firme depositate o un elenco delle opere realizzate, per cui l’archivio può servire proprio per fare luce sull’attività dell’artista, tanto più su alcuni falsi che vengono a lui attribuiti.

Non solo. Sulla proprietà degli Archivi legali si sarebbero stati negli anni scorsi parecchi passaggi di mano, in cambio anche di cifre importanti, ma con documenti dubbi (scritture private) che quindi alimentano oggi il giallo intorno alla figura di Modigliani. Peraltro, la senatrice Corrado sostiene che proprio in virtù di alcuni passaggi avvenuti negli anni, dal 2008 gli Archivi legali di Modigliani siano di proprietà dello Stato sulla base di un documento della Direzione generale Archivi, ma mancherebbero dei documenti che lo certifichino. Per questo si rivolge al ministro Franceschini per fare luce sulla vicenda e sull’intera vita dell’artista livornese.

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