I meriti del creatore di ET, Carlo Rambaldi, sono molto noti: spesso invece dimentichiamo che a dare vita all’alieno più amato del cinema contribuirono altre tre persone, quasi altrettanto importanti per il suo successo. Si chiamavano Matthew De Meritt, Tamara De Treux e Pat Bilon. Rispetto a Rambaldi hanno avuto molti meno riconoscimenti, e due di loro non ci sono più. In una recente reunion per i 40 anni della pellicola di Steven Spielberg (negli Usa è uscita l’11 giugno del 1982, l’enorme successo in Italia arrivò dopo l’estate), solo De Meritt ha potuto condividere i suoi ricordi con tutti gli altri protagonisti di quell’avventura. Bilon è morto meno di un anno dopo il debutto del film, De Treux nel 1990.

I loro volti sono poco noti, anche a chi conosce a memoria ogni fotogramma. Eppure sono presenti in parecchie scene. Solo che non può vederli nessuno: loro tre erano gli attori che “indossavano” ET. L’extraterrestre creato da Rambaldi era una sorta di miracoloso fantoccio straordinariamente verosimile, con 87 punti anatomici snodabili a simulare i movimenti di un vero essere vivente. Pare che per far muovere la sua testa lavorassero dieci persone. Ma aveva comunque bisogno, nella maggior parte delle riprese, di qualcuno che entrasse dentro il manichino e gli desse vita.

La richiesta di Spielberg

Si racconta che Steven Spielberg, nel commissionare il lavoro a Rambaldi, avesse chiesto “qualcosa di anatomicamente originale, così che l’alieno non sembri un nano che veste una tuta”: evidentemente il mago italiano degli effetti speciali raggiunse lo scopo, dato che in definitiva ET era appunto questo. Solo che, guardandolo, non ci pensa nessuno. O meglio: Tamara De Treux e Pat Bilon erano effettivamente dei nani, De Meritt invece un ragazzino privo delle gambe dalla nascita. Proprio quest’ultimo ha contribuito in maniera decisiva a caratterizzare il personaggio dell’Extraterrestre: abituato a camminare sulle mani (e spesso a muoversi con uno skateboard, ma questo ovviamente per ET non poteva andar bene), ha applicato questa sua abilità recitando dentro la creatura meccanica di Rambaldi, e rendendo quindi assai strana ma al tempo stesso molto credibile la sua deambulazione.

Il giovanissimo Matthew De Meritt con Pat Bilon e Tamara De Treux ai tempi di ET (foto da Wikipedia)
Il giovanissimo Matthew De Meritt con Pat Bilon e Tamara De Treux ai tempi di ET (foto da Wikipedia)
Il giovanissimo Matthew De Meritt con Pat Bilon e Tamara De Treux ai tempi di ET (foto da Wikipedia)

In un numero minore di scene invece sono Bilon e De Treux “l’anima” di ET. De Meritt, all’epoca in cui fu girato il film, aveva solo 11 anni (è nato il 27 aprile del 1990 vicino a Los Angeles); mentre Tamara era già ventiduenne, e ancora più adulto era Pat, già arrivato ai 35. Oltre al nanismo, avevano in comune una personalità estroversa e una buona vena artistica. De Treaux, californiana come De Meritt, aveva recitato già a 13 anni un film horror per la tv, e poi per un lavoro teatrale e alcuni spot televisivi. Poi entrò in una band che si esibiva a San Francisco, i Medflies, e fu proprio durante un’esibizione canora che fu notata da Steven Spielberg, quando già stava progettando ET.

Pat Bilon, nato in Ohio nel 1947 da una famiglia di origine ucraina, si è laureato in recitazione, ma prima di fare l’attore aveva svolto altri lavori: tra cui quello di allenatore da basket per bambini (quantomeno insolito, per un individuo alto appena 86 centimetri; solo 7 più di Tamara De Treux). Non aveva ancora una filmografia molto estesa quando fu selezionato per il lavoro di Spielberg, e riscosse grandi apprezzamenti dal regista.

Fine prematura

Sia con lui che con Tamara, però, la vita non è stata generosa. Pat aveva varie malattie, nel 1982 gli era stata asportata la milza, poi una polmonite gli aveva lasciato una malattia del sangue. Nel gennaio del 1983 era a Cleveland per uno show televisivo e si è sentito male; tornato nella sua città natale in Ohio, Youngstown, è stato ricoverato in terapia intensiva, ma non ce l’ha fatta. Tamara De Treux ha avuto un po’ di tempo in più per continuare la sua carriera di attrice, ma è morta nel 1990, a 31 anni, per problemi cardiaci e respiratori.

Matthew De Meritt in una foto recente (da Wikipedia)
Matthew De Meritt in una foto recente (da Wikipedia)
Matthew De Meritt in una foto recente (da Wikipedia)

Matthew De Meritt invece gode ancora oggi di buona salute, e dopo ET ha costruito la sua vita lontano dal cinema: prima ha lavorato per la California State University, poi è diventato un giornalista scientifico. Tra i suoi temi preferiti, l’astronomia: chissà se aver impersonato un essere arrivato dallo spazio avrà influito sui suoi interessi. Molto riservato, appare raramente in programmi e celebrazioni dedicate al film di Spielberg: la partecipazione alla rimpatriata per il quarantennale dell’opera è stata un’eccezione.

La storia di “re Carlo”

Se della vita dei tre “ospiti” di ET si sa tutto sommato molto poco, ben più conosciuta è quella del padre dell’alieno, Carlo Rambaldi. La creatura meccanica dell’extraterrestre gli fruttò il premio Oscar per gli effetti speciali, che aveva già ottenuto in passato per Alien, oltre a un riconoscimento speciale, sempre nell’ambito dell’Academy Award, per King Kong. Ma ha lavorato in decine di produzioni, in Italia e a Hollywood: da Pinocchio a La mano di Oliver Stone, da Profondo rosso a Dune di David Lynch. Anche nella vita di un uomo così sotto i riflettori, però, ci sono episodi di cui pochi hanno sentito parlare: come il fatto che nel 1971 fu lui, su richiesta del tribunale di Milano, a realizzare il manichino utilizzato per riprodurre la caduta mortale dell’anarchico Giuseppe Pinelli da una finestra della questura di Milano, dove veniva interrogato con l’accusa (falsa) di essere l’autore della strage di Piazza Fontana.

Un’altra curiosità ha sempre a che fare con i tribunali: i suoi effetti speciali troppo realistici nel film “Una lucertola con la pelle di donna”, in particolare per la scena in cui viene vivisezionato un cane, valsero al regista Lucio Fulci un processo per crudeltà sugli animali.

Carlo Rambaldi in un'immagine dell'ultima parte della sua vita (foto da Wikipedia)
Carlo Rambaldi in un'immagine dell'ultima parte della sua vita (foto da Wikipedia)
Carlo Rambaldi in un'immagine dell'ultima parte della sua vita (foto da Wikipedia)

Rambaldi dovette produrre in udienza i fantocci utilizzati per rappresentare i cani e i ciak non entrati nel montaggio, per dimostrare al giudice che “nessun animale è stato maltrattato durante le riprese del film”, secondo la formula che adesso si legge in tutti i titoli di coda: ma nel 1971 non si usava. E anche degli effetti speciali si sapeva poco: il magistrato non poteva credere che quei fotogrammi così realistici fossero solo una finzione. Il “miracolo” di ET arriverà molto dopo, ma Carlo Rambaldi (di cui in agosto ricorreranno i dieci anni dalla morte) era già Carlo Rambaldi: nella sua arte, semplicemente il migliore.

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