L’immagine di Giulia su una spiaggia di Ibiza, orgogliosa del suo pancione da mamma che non sarà mai resta impressa nella mente. Quanto è difficile accostare quella foto al destino di sangue di una giovane donna finita sotto i colpi ciechi di un uomo che credeva il suo uomo. Nel mondo mancherà una donna, mancherà una madre, mancherà un bambino (Thiago che sarebbe dovuto nascere ad agosto), mancheranno anche i figli che avrebbe potuto avere in futuro. Con Giulia è stata uccisa la vita, ha vinto la sopraffazione, è stata calpestata la speranza in nome di una violenza misogina e sessista. È l’ennesimo corto circuito degli uomini che odiano le donne e purtroppo non sarà neanche l’ultimo.

Numeri allarmanti

La spirale di brutalità non si ferma: le cronache registra, da una parte all’altra d’Italia, omicidi di donne colpite proprio per il loro essere donne. I numeri dei femminicidi sono impietosi: nei primi cinque mesi del 2023 sono morte per omicidio 47 donne e ben 37 di questi delitti sono riconducibili ad ambienti familiari. Nella maggior parte dei casi hanno visto la mano di un marito, di un fidanzato, di un ex compagno. Quattro volte su cinque a spezzare la vita di una donna è chi le sta più vicino. «I dati sono sempre più  allarmanti», non si stanca di ripetere l'associazione “Donne in rete contro la violenza”, sottolineando che ogni due-tre giorni arriva la notizia di un femminicidio. Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono Rosa, alcuni giorni fa ha inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni «per chiedere di inserire la violenza di genere tra le priorità del Governo». La fondatrice dell’associazione che da oltre 30 anni aiuta le vittime di violenza si sofferma sulla nuova particolarità dei femminicidi: «Ci impressiona l’abbassamento dell’età delle vittime e dei violenti. Un fenomeno che deve allarmarci ancora di più». 

Lo scossone della politica

Si alza anche la voce del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Occorre un impegno ulteriore delle istituzioni, della comunità civile, delle donne e degli uomini, insieme per rimuovere ostacoli, confutare pregiudizi, operando con azioni concrete», osserva il capo dello Stato, «contrastando con forza le inaccettabili violenze e i femminicidi, crimini gravissimi da sanzionare con il massimo di severità». La sensazione è che il brutale omicidio di Giulia Tramontano stia facendo vibrare i palazzi della politica. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha proposto una manifestazione di soli uomini per creare un clima di sensibilizzazione «senza precedenti». Un’idea che sembra accogliere la condivisione trasversale delle forze politiche. La segretaria del Pd Elly Schlein parla di «orrore senza fine» e della necessità di «un piano culturale e educativo» per sconfiggere un fenomeno che sta diventando ogni giorno di più emergenza. «Siamo vicini alle famiglie», sostiene la leader Dem. «Dobbiamo affiancare al piano legislativo e repressivo quello dell’educazione e di una nuova cultura». 

«Il braccialetto elettronico»

Nel frattempo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si sofferma sulla necessità di introdurre provvedimenti legislativi «che fermino questa spirale di violenza». Il titolare del Viminale si dice sicuro che «non mancherà un concreto spirito di condivisione e di collaborazione di tutte le forze politiche». L’idea non va tanto sul rafforzamento delle condanne: «Le pene severe servono, ma non riportano in vita la vittima». Piantodosi pensa di «rafforzare le misure di prevenzione personali, a partire dall’ammonimento nei confronti degli autori di condotte violente». Il ministro guarda poi al braccialetto elettronico: «L’uso di questo strumento di controllo deve diventare più incisivo». Nei piani anche «il rafforzamento dei poteri del questore» per assicurare maggiore agibilità delle forze dell’ordine sul territorio. Di sicuro bisogna fare in fretta perché l’ennesimo femminicidio è già dietro l’angolo e rappresenterà una nuova sconfitta per tutti.

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