Finisce il Far West del Web?
La proposta: un tavolo permanente per salvaguardare produzione e diffusione delle notizieL'accordo australiano accende le speranze in tutto il mondo, Italia inclusa. Il cannibalismo della Rete che uccide i quotidiani e svaluta il giornalismo potrebbe avere i mesi contati. Dopo un lungo braccio di ferro Facebook ha trovato l'intesa: se vorrà condividere sulla piattaforma digitale le notizie dei giornali di Murdoch (il 70 per cento del totale pubblicato in Australia) dovrà pagare. La soluzione non è figlia del caso ma di una legge proposta dal Governo che impone alle piattaforme digitali la remunerazione di giornali e siti di news. La prima reazione, di pancia, era stata la chiusura: nei mesi di gennaio e febbraio gli utenti australiani di Facebook non hanno potuto leggere neppure una notizia. Poi sono arrivati a più miti consigli sulla scia di un accordo analogo dello stesso Murdoch con Google e Sky News. Anche il Canada sta percorrendo la stessa strada, e l'Europa? "Entro giugno ogni Stato ha l'obbligo di recepire una direttiva del 2019": Ruben Razzante, docente di Diritto dell'Informazione all'Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma, è ottimista. "Ci sono voluti quattro anni di trattative, i colossi del web con i loro lobbisti hanno fatto di tutto perché non si arrivasse a quella direttiva, hanno perfino ventilato la chiusura delle loro filiali in alcuni Stati ma poi si sono dovuti arrendere". Sembra nulla invece è una conquista epocale: la crisi in edicola morde e il cannibalismo della Rete rischia di dare il colpo di grazia ai giornali. Ben venga quindi una regolamentazione capace di impedire a monte il furto di notizie lavorate da professionisti e divulgate gratuitamente dalla Rete. "La direttiva europea contiene due articoli importanti", entra nel merito Razzante. "Il numero 15 impone ai colossi del web di siglare accordi con gli editori per la condivisione dei contenuti giornalistici". In poche parole: devono pagare. "Sì, ma c'è un problema: saranno obbligati a firmare accordi con tutti o potranno scegliere testate e firme"? Questo tema andrà definito dalle singole leggi nazionali e quello che è successo in Australia non promette bene. "I giganti del web scelgono con chi fare accordi". Tradotto: se sei Murdoch riesci a strappare un contratto, se sei un piccolo editore di provincia no. "Il rischio", aggiunge Razzante, "è la moria dei piccoli editori e la scomparsa delle firme meno conosciute. Occorrono regole inclusive. Solo così si eviterà, per esempio, che in Italia Facebook firmi un contratto con Rcs, Mediaset e Mondadori lasciando fuori L'Unione Sarda o il Mattino di Napoli". E' in gioco anche il pluralismo nell'informazione. Razzante sul punto ha le idee chiare: "Propongo al governo di promuovere un tavolo di negoziazione permanente con i colossi del web, gli editori, l'Ordine dei giornalisti, il sindacato, gli edicolanti, gli inserzionisti pubblicitari per definire regole precise sulla filiera di produzione e diffusione delle notizie. Con un accordo globale anche le voci più piccole saranno valorizzate". La direttiva europea ha il secondo punto cardine nell'articolo 17, che obbliga le piattaforme digitali a predisporre filtri antipirateria. "Dovranno investire per affinare l'algoritmo", conferma il docente della Cattolica, "chi cerca di caricare sul web un articolo senza pagare deve essere fermato prima". E se comunque ci riesce risponde della violazione del copyright insieme alla piattaforma digitale. "Proprio così", anche se l'esperto di Diritto dell'informazione intravede una controindicazione mica da poco: "C'è un serio rischio di censura. Mi spiego: per evitare le violazioni occorre inserire elementi per l'identificazione di chi accede alla Rete, per questo dobbiamo essere sicuri che vengano bloccati solo i pirati e non si approfitti per censure di tipo politico o ideologico". C'è da sperare che entro maggio tutto questo vada finalmente in porto. "Il primo Governo Conte aveva messo in evidenza questi rischi, il Conte-bis era fortemente orientato a un pieno recepimento della direttiva, ora bisogna capire come intenda procedere il nuovo sottosegretario all'Editoria Giuseppe Moles, ma i segnali mi sembrano incoraggianti: in una recente intervista ha assicurato il massimo impegno per riequilibrare la filiera e non lasciare indietro nessuno". Per i giornali sarà una boccata d'ossigeno e forse anche di più: potrebbe perfino invertire il trend negativo. "L'alleanza con il mondo dell'informazione fa comodo pure ai giganti del web che hanno tutto l'interesse a valorizzare i contenuti professionali. L'importante è che le nuove risorse vengano utilizzate dagli editori per remunerare in modo più equo il lavoro giornalistico, specie dei free lance. A quel punto sarà una vittoria per tutti: giganti del web, editori, giornalisti". E lettori, perché sarebbe la fine del Far West della Rete. Un sogno che si avvera? "Penso di sì", dice Razzante, "la gente non sa più che pesci pigliare nel web, si ha bisogno di chiarezza".