Cosa hanno in comune Danilo Rea, Herbie Hancock e Angela Hewitt? Sono grandi pianisti, ovvio, e suonano un pianoforte italiano, Fazioli, l’unico in grado di sfidare i colossi Steinway e Yamaha. E sebbene il settore sia in crisi Fazioli ha annunciato un forte aumento della produzione.

Fazioli realizza strumenti che per dirla con Hancock garantiscono "tutta un'altra musica". Un miracolo? Affatto. Dalla provincia di Pordenone, dove viene prodotto, il pianoforte è arrivato fino alla Casa Bianca dove un Fazioli ha rubato la scena in occasione dell'International Jazz Day che si è tenuto il 30 aprile. Sempre più spesso, nei grandi concerti, in particolare jazz, il piano non è Steinway & Sons. Un particolare che non passa inosservato.

La storia comincia 40 anni fa, nel 1981. Paolo Fazioli è un ingegnere romano, erede di una ditta di mobili. Decide di costruire una fabbrica di pianoforti a Sacile, a 60 chilometri da Venezia, nella Val di Fiemme. La terra dei legni risonanti. Ha un desiderio non da poco: realizzare il miglior pianoforte a coda al mondo.

Per riuscire nell'impresa Paolo Fazioli attinge a piene mani dalle sue grandi passioni, quella per la musica coltivata al Conservatorio, gli studi di ingegneria, soprattutto per quanto riguarda la riproduzione del suono, e la conoscenza dei legni e delle loro caratteristiche appresa nella ditta di famiglia. La grande intuizione arriva dal luogo scelto.

Una fabbrica vicina alle foreste di abeti rossi della Val di Fiemme, le stesse che nel Settecento fornivano materiale ad Antonio Stradivari. Un legno pregiato di cui solo la minima parte risulta idonea alla realizzazione della tavola armonica, vero “cuore” del pianoforte.

A poco più di 30 anni dall'apertura della fabbrica si può dire che l’ingegner Paolo ha centrato l’obiettivo. Fazioli ha prodotto uno strumento da 150 mila euro che nel 2013 l'Economist ha definito "Il migliore al mondo" e che la stampa straniera non ha esitato a definire lo Stradivari dei pianoforti. La produzione è quasi esclusivamente su ordinazione con 140 pianoforti all'anno che vanno a inserirsi in una fetta di mercato in cui Steinway&Sons e Yamaha fanno la parte del leone. “Abbiamo ingrandito la fabbrica e il prossimo obiettivo - ha spiega Paolo Fazioli in un arecente intervista - è quello di ampliare la produzione a 150-160 pianoforti. Ma non di più perchè altrimenti dovremmo adottare una logica diversa e ciò va a discapito della qualità. Una parte del montaggio, incollaggio e assemblaggio viene eseguita a mano dai nostri dipendenti, mentre per altre fasi si ricorre alle macchine che garantiscono una maggiore precisione".

"Si tratta di pianoforti concepiti secondo una nuova concezione - continua l'ingegnere - e che utilizzano materiali e tecnologie di ultima generazione. Fondamentale per noi è anche la ricerca continua". Tutto viene curato nei minimi dettagli: "il ciclo di produzione dura circa due anni, con alcune fasi che richiedono determinati tempi tecnici che non si possono abbreviare, come quello del trattamento del legno. Fondamentali anche i parametri di umidita' del prodotto". Oggi la Fazioli esporta in tutto il mondo, soprattutto in Cina, Russia e Sud Est Asiatico, E' proprio dalla Cina che sono arrivate negli anni le richieste più bizzarre, "come quel cliente che ci chiese di riportare sul coperchio del pianoforte alcuni dipinti del Canaletto. Oppure un altro che volle lo strumento tutto rosso". Per anni presenza fissa nei soggiorni delle case italiane, oggi il mercato del pianoforte acustico è in sofferenza. Secondo Dismamusica, l'osservatorio sull'andamento globale del mercato italiano degli strumenti e delle edizioni musicali, "il calo è dovuto a due problemi: il primo è culturale, con gli italiani che sempre meno si accostano allo studio della musica. Il secondo è invece sociale: il pianoforte è uno strumento troppo grande per gli appartamenti di taglio piccolo e troppo rumoroso per chi vive in condominio".

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