Facce da schiaffi: Power Slap, il fenomeno social che conquista la politica
Il re di questa disciplina, la scorsa estate, è salito sul palco della Convention repubblicana, a Milwaukee, per sostenere la candidatura di Donald TrumpPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Due sfidanti, un tavolo, e bam: schiaffi a non finire. Messa così potrebbe anche scapparci un sorriso. A vederli, invece, incutono qualche timore. Due omoni belli grossi, quasi sempre con una barba da hipster, ma anche due donne nerborute, prendono la mira, a turno, sul viso dell’altro o dell’altra. E poi, a mano aperta, parte lo schiaffone sulla faccia dell’avversario che prima barcolla, poi crolla. Ma se resta in piedi prova anche lui, o lei, a fare la stessa cosa. Di solito, però, finisce giù per terra. Ko. Ecco Power Slap (schiaffo), lo sport con tanto di arbitro, che sui social conquista milioni di follower (e visualizzazioni).
Un lancio di monetina decide quale dei due contendenti deve colpire per primo (si tratta di un vantaggio fondamentale). Lo schiaffo deve arrivare diretto tra occhio e mento, preparandosi per un minuto al massimo. Chi riceve non deve muoversi, sollevare le spalle o abbassare il viso. Ha un altro minuto per riprendersi e poi ricambiare. Se non c’è ko, decidono i giudici chi abbia vinto. L’evento è social, la pagina di Tik Tok ha quasi cinque milioni di seguaci. A rendere il tutto più spettacolare sono i colpi riproposti in slow motion in cui si vede la faccia di chi li riceve fluttuare e i muscoli quasi decomporsi. I partecipanti, divisi per genere e peso, corrono consapevoli rischi per la salute. Il punto centrale di questa disciplina non è nel dare i colpi, ma nel resistere quando si ricevono. Non vince chi picchia più forte, ma chi incassa meglio.
Power Slap per molti è uno spettacolo, per altri una barbarie. Di sicuro crea pericoli: il rischio di lesioni gravi è concreto e molti neurologi hanno espresso preoccupazione riguardo alla sicurezza e alla salvaguardia dell’integrità del cervello (uno studio ha rilevato che i colpi al viso possono causare danni a lungo termine al cervello, anche se non si verificano commozioni cerebrali). Ma tant’è.
Il re di questa disciplina, la scorsa estate, è salito sul palco della Convention repubblicana, a Milwaukee, per sostenere la candidatura di Donald Trump alla Casa Bianca. Sberle e politica, insomma. Non c’è da sorprendersi: fin dall’antica Roma, il “business” della violenza spettacolarizzata si è sempre rivelato vincente. Figuriamoci oggi.