Quelli? Italiani. L'indice puntato addosso: sono italiani. Com'è che si riconoscono? La loro identità non sfugge, neppure all'estero. Pregio o difetto che sia, l'italiano si fa riconoscere ovunque vada. Sarà il modo di strillare, di gesticolare, il tono di voce troppo alto...Ma tant'è: quando sono in ferie i nostri connazionali spiccano, è difficile che riescano a mimetizzarsi in una spiaggia o in un ristorante. Si conoscono così bene che vizi e virtù nazionali, così strampalati e curiosi, hanno fatto la fortuna di tanti film italiani di successo, comici perlopiù: impossibile non sorridere, anzi ridere, comunque divertirsi guardando sullo schermo personaggi che impersonano con ironia e spensieratezza i tradizionali segni distintivi dell'italiano in vacanza.

Turisti in piazza San Marco a Venezia (Ansa)
Turisti in piazza San Marco a Venezia (Ansa)
Turisti in piazza San Marco a Venezia (Ansa)

Ovviamente si parla d'estate, scenario di numerosi film cult, dalla fiumana disperata e sudata del Casotto di Sergio Citti all'insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, con la snob Mariangela Melato e il marinaio siciliano Giancarlo Giannini. In quelle estati, stile anni '80, c'erano tutti gli italiani, i comportamenti e le abitudini che li caratterizzano quando viaggiano. La voglia di spensieratezza, di cui ci sarebbe tanto bisogno in questo momento, spinge a lasciarsi andare, a gettarsi alle spalle l'inverno, quest'anno blindato della pandemia. Ma il rischio di cadere in cattive abitudini è dietro l'angolo. Ed è bene ricordarcele, ripassando quelle più comuni e che più ci contraddistinguono, anche all'estero. C'è un libro molto divertente, e il tanto giusto istruttivo, che quest'estate sarà un buon compagno di viaggio durante le nostre vacanze. E' quello dello scrittore Giuseppe Culicchia, “A Venezia con un piccione in testa, storia tragicomica degli italiani in ferie”.

Un titolo che l'autore ha scelto perché è un grande classico, come spiega nella prefazione: quante volte ci è capitato di vedere i turisti in piazza San Marco, circondati dai piccioni e con il mangime in mano? C'è chi si è fatto immortalare anche col piccione sulla spalla o in testa. Tipico. E il libro nasce da tutte queste scene, entrate nell'immaginario collettivo. Ora, in questo libro ce ne sono tante e quindi, <se volete>, è l'invito di Culicchia, fatevi un selfie in bikini o in costume da bagno mentre lo leggete. Già un selfie, altra manìa che oggi fa della fotografia tutto un altro uso. Ci si mette in posa, più per conquistare like che per immortalare i panorami mozzafiato che fanno da cornice al luogo di vacanza. Come le due ragazze finite nel libro degli stereotipi, con i loro primi piani in bikini e tutto il resto attorno sfuocato. Selfie tipici del turismo di massa, se poi disturbano perché ci si ferma all'improvviso ostruendo il passaggio poco importa, della serie chissenefrega.

Ce n'è un'altra di manìa: per esempio, cosa fanno gli italiani appena sbarcano in un Paese estero? Vanno alla ricerca di un ristorante italiano, guai se non lo trovassero, altro che assaporare l'aria del luogo straniero. La lista è lunga e non poteva mancare quest'altro “vizio”, non solo italiano a dire il vero: l'applauso liberatorio all'atterraggio di un volo. Eccesso di foto, selfie, tono di voce alta al cellulare, gestualità esagerata sono i tratti che contraddistinguono in assoluto i nostri connazionali. Senza dimenticare un'altra vecchia e pessima abitudine, che fa sorridere o storcere il naso agli stranieri: la scarsa propensione a fare le file. Italiani in vacanza filmati da italiani, anche loro in vacanza: si riprendono a vicenda, pronti a stigmatizzare comportamenti che tipicizzano il Belpaese.

Un selfie in piscina (Archivio Us)
Un selfie in piscina (Archivio Us)
Un selfie in piscina (Archivio Us)

Dire che con i social le cattive abitudini si sono moltiplicate è scontato: sarà che sono sotto gli occhi di tutti gli internauti, pronti a rilanciarle di chat in chat, per il gusto di condividerle. E così anche in vacanza il chiodo fisso è mettersi in posa per conquistare quanti più like possibili piuttosto che immortalare il paesaggio: il ricordo del viaggio è tutto sullo schermo del cellulare, non c'è più il gusto di ammirare i posti ma noi stessi. Abitudini che finiscono per farci abbandonare la spensieratezza che un tempo ci si concedeva durante le ferie: il finalmente liberi, e quest'anno ce ne sarebbe tanto bisogno, voleva dire lasciarsi andare, uscire un po' dagli schemi della vita quotidiana cittadina. Quel lasciarsi andare che i film sull'estate italiana raccontano molto bene: erano gli anni '80, segnati da giornate sotto il solleone, giornate un po' cafone ma divertenti e spensierate. Un'Italia leggera e scanzonata ormai perduta. Quel che succede oggi, con una pandemia che ci è piombata addosso stravolgendo le nostre abitudini, non consentirà a molte famiglie di andare in vacanza. Ma sognare si può, anche guardando un film, sperando di ritornare molto presto alle vecchie abitudini. Anche a quelle cattive. Purché la vacanza sia vacanza, allegra e spensierata. Almeno finché dura. Perché poi, se tutto va secondo i pronostici, ci sarà bisogno di un'altra vacanza per riprenderci da quella appena finita. 

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