Succede dappertutto, in questo infinito periodo di pandemia – perché i donatori si ammalano; gli operatori sanitari, medici, infermieri, tecnici di laboratorio, già in forte deficit numerico come in tutti i reparti ospedalieri, si prendono il Covid; perché la rete di solidarietà tra regioni si sta inevitabilmente inceppando. Ma in Sardegna la mancanza di sangue è un problema cronico e più grave, e da qualche mese sta causando tagli pesanti agli oltre mille sardi trasfusioni-dipendenti, alle altre centinaia di persone in terapia, agli interventi chirurgici.

Sottolinea il presidente regionale dell’Avis Vincenzo Dore che il fabbisogno quotidiano nell’Isola è di circa 400 sacche, e – nonostante la grande generosità dei sardi (di tanti giovani soprattutto), le autoemoteche che vanno in giro a fare la raccolta e i testimonial come i calciatori beniamini del pubblico – bisogna sempre “pubblicizzare” il fatto che il sangue serve.

Così, la campagna si fa sui giornali, in radio e in tv e sui social. E l’appello lo fanno i diretti interessati, che raccontano le loro storia. Come – su Facebook – le sorelle Michela e Benedetta, 14 e 18 anni, di Sestu, talassemiche da quando sono nate, figlie di portatori sani di questa malattia ereditaria che dà anemia cronica. Spiega la più giovane che “da ormai due mesi le trasfusioni a cui dobbiamo sottoporci, mia sorella ed io, sono state ridotte. Io dovrei ricevere due sacche ogni 20 giorni, mentre invece ne sto avendo solo una, così come Benedetta a cui, addirittura, dovrebbero assicurarne tre ogni 15 giorni”.

Interviene – sulla pagina dell’Avis – anche la madre delle ragazze: “Nelle strutture pubbliche il personale sanitario è sotto organico, spesso a causa dei contagi da Covid. Il problema negli ultimi mesi si è accentuato, e questo genera paura e apprensione: non sappiamo se e quante sacche saranno disponibili, e non è una situazione accettabile”.

Spiegano gli esperti che “ai malati di talassemia le trasfusioni non servono soltanto a mantenere i valori di emoglobina nella norma, ma anche a impedire che il midollo “lavori” eccessivamente con conseguenti ripercussioni sull’apparato scheletrico dei pazienti. A questo va poi aggiunta la terapia di supporto necessaria ad abbassare la quantità di ferro che si accumula tra una trasfusione e l’altra”. Dice ancora la mamma: “Bisogna donare, donare sempre, perché il sangue non serve solo alle mie figlie e a chi ha la loro stessa malattia. Interventi chirurgici, attività di emergenza dopo un incidente stradale, nulla di questo sarebbe possibile se non avessimo scorte a sufficienza. Compiere questo gesto significa salvare la vita al prossimo”.

Lo sottolinea con forza anche Maria Antonina Sebis, presidente regionale dell’associazione Thalassa Azione onlus: “Io ho 46 anni, sono giovane, e considerando l’aspettativa di vita che avevo quando sono nata, la qualità della mia esistenza è diventata quasi normale. Adesso però non è più così. In questa situazione noi talassemici stiamo tornando a fare una vita da malati, non siamo più cittadini attivi, protagonisti nel lavoro, nelle comunità, in famiglia e negli affetti. Siamo ripiombati indietro di quarant’anni. Vado al centro e non ho mai la certezza che mi facciano la trasfusione, spesso me ne fanno una sacca invece delle tre necessarie, e tutto diventa un calvario. È come se ti dicessero: oggi ti diamo un pochino di ossigeno, forse ne avrai ancora la settimana prossima, e tu sei sempre lì a boccheggiare”.

Il consigliere regionale dei Progressisti Massimo Zedda nei giorni scorsi ha messo anche in evidenza "una  crisi di disponibilità di sangue in tutta Italia, e questo determina che non riusciamo più ad acquistare sangue per l'Isola, perché non siamo autosufficienti: per esempio, al Brotzu ci hanno detto che hanno solo 40 sacche di sangue e per un trapianto ne servono 30. Stanno quindi definendo quali interventi rinviare per non esaurire la disponibilità".

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus ha presentato un emendamento alla Finanziaria regionale per promuovere una grande campagna di comunicazione e sensibilizzazione. L’emendamento è stato bocciato.

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