Un caso sconcertante. Un delitto che “si sarebbe potuto risolvere in 48 ore” e invece ci sono voluti diciassette anni per ritrovare il corpo di Elisa Claps nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza. Altri quattro per arrivare alla condanna del suo assassino, Danilo Restivo. Ma il verdetto non chiude il caso, restano aperti interrogativi e indagini su quell’intreccio di complicità e omertà che per troppo tempo ha nascosto la verità. “Molte persone avevano intorbidato le acque facendo di un caso di rapida soluzione un caso incredibilmente complicato. A prenderli in mano, quei fili ingarbugliati (…) portano a logge massoniche, ai chioschi segreti della Chiesa cattolica, ai confini della criminalità organizzata”. È l’istantanea di Tobias Jones, giornalista e scrittore inglese, che nel suo libro “Sangue sull’altare”, racconta la storia dell’omicidio della studentessa sedicenne e la difficile ricerca della verità. L’opera, edita da Il Saggiatore e da cui è tratta la miniserie Tv Rai, dà anche uno spaccato della società italiana fra giochi di potere, clientele ma anche la voglia di riscatto, la forza di chi non piega la testa e non sta in silenzio. Di chi, come la famiglia di Elisa ha lottato e lotta per la verità e la giustizia.

La copertina del libro di Tobias Jones "Sangue sull'altare" (foto V. Pinna)
La copertina del libro di Tobias Jones "Sangue sull'altare" (foto V. Pinna)
La copertina del libro di Tobias Jones "Sangue sull'altare" (foto V. Pinna)

Il viaggio di Jones inizia il 12 settembre 1993, quando Elisa scompare. È una domenica e insieme al fratello Gildo, la ragazza deve raggiungere mamma Filomena, papà Antonio e l’altro fratello Luciano nella casa di campagna. Prima però l’appuntamento con l’amica Eliana per andare a messa. Chiusa la porta, il buio: Elisa non tornerà più a casa. Così inizia un incubo per i familiari travolti da un vortice di bugie, incertezze e depistaggi andati avanti per 17 lunghissimi anni. Jones racconta che inizialmente persino l’amica di Elisa non dice la verità. Solo dopo le domande sempre più incalzanti di Gildo “confessa che non erano mai andate in chiesa. Elisa aveva un appuntamento con Danilo Restivo alla Santissima Trinità, lui voleva darle un regalo perché era stata promossa agli esami di riparazione”. Il responsabile del delitto compare subito: un 21enne goffo, strano, che andava in giro a tagliare ciocche di capelli alle ragazze. Sebbene ci siano elementi chiarissimi (i pantaloni sporchi di sangue, la ferita alla mano che disse di essersi procurato cadendo dalle scale mobili in costruzione, la sua repentina partenza per Napoli), le indagini non vanno subito in quella direzione, nessuna perquisizione viene fatta nella chiesa né si sequestrano gli abiti del ragazzo. Iniziano i depistaggi, telefonate anonime che portano la famiglia Claps anche in Albania per cercare disperatamente quella figlia e sorella che ormai sono convinti non tornerà più viva. Un’altalena di speranze e false illusioni, poi a giugno 1994 la richiesta di arresto per Danilo Restivo da parte del capo della Mobile alla pm Felicia Genevose. Istanza rigettata.

In alto a sinistra Heather Barnett, la donna inglese uccisa da Danilo Restivo (in alto a sinistra); in basso a destra il fratello di Elisa, Gildo Claps (foto riproduzione dal libro Sangue sull'altare)
In alto a sinistra Heather Barnett, la donna inglese uccisa da Danilo Restivo (in alto a sinistra); in basso a destra il fratello di Elisa, Gildo Claps (foto riproduzione dal libro Sangue sull'altare)
In alto a sinistra Heather Barnett, la donna inglese uccisa da Danilo Restivo (in alto a sinistra); in basso a destra il fratello di Elisa, Gildo Claps (foto riproduzione dal libro Sangue sull'altare)

E sulla magistrata si apre un fondamentale capitolo: è uno degli inquirenti che finisce nell’inchiesta “Toghe lucane” di Luigi De Magistris che, come sostiene Jones è riuscito a mostrare che “in un minuscolo scenario di provincia come Potenza gli attori principali si conoscevano tutti e ciò permetteva di scambiarsi favori”. E forse non è un caso che la pm sia la moglie di un noto medico, membro di una loggia massonica e massone è anche il direttore della Biblioteca nazionale di Potenza Maurizio Restivo, papà di Danilo. “Il caso di Elisa sembrava coinvolgere persone che vedevano minacciati dall’indagine la propria posizione o il proprio potere, di conseguenza avevano fatto di tutto per deviarla”.

Altro muro di gomma per la famiglia Claps è la Chiesa. Elisa scompare alla Santissima Trinità del parroco don Domenico Sabìa conosciuto come don Mimì. Parte il giorno stesso della scomparsa della 16enne, non ha mai voluto avere a che fare con le indagini, si è sempre opposto alla perquisizione nella chiesa, non facendo salire mai nessuno ai piani superiori dell’edificio. Perché? “Don Mimì era ricattabile, aveva vizi e questo lo costrinse a sventare ogni tentativo di arrivare alla verità”. Tobias Jones racconta che il sacerdote era omossessuale, al primo piano della chiesa aveva creato il Centro Newton, una sorta di ritrovo per gay. Il prete non ha mai mostrato vicinanza alla famiglia Claps a differenza di don Marcello Cozzi, vice presidente di Libera, sempre in prima linea. È stato lui insieme a don Luigi Ciotti nel luglio 2011 a celebrare il funerale di Elisa, all’aperto su espressa volontà dei familiari che non hanno voluto una celebrazione in nessuna chiesa. Era stato il sottotetto della Santissima Trinità la bara senza fiori per la loro figlia: il corpo viene ritrovato il 17 marzo 2010 (due anni dopo la morte di don Mimì) da alcuni operai intervenuti per riparare il tetto. Per tutti quegli anni Elisa è sempre stata là, a pochi metri da dove era stata vista l’ultima volta. Choc, sofferenza, nuovi dubbi e sospetti: in quel solaio poco tempo prima erano andate due donne delle pulizie, nel 1996 erano stati eseguiti altri lavori ma mai nessuno aveva notato nulla. È possibile? Secondo i familiari quel ritrovamento è stato una messinscena, architettata da chi non poteva ignorare ma in qualche modo voleva tirarsene fuori in maniera pulita.

A sinistra il ritrovamento dei resti di Elisa Claps, a destra il funerale (foto riproduzione dal libro Sangue sull'altare)
A sinistra il ritrovamento dei resti di Elisa Claps, a destra il funerale (foto riproduzione dal libro Sangue sull'altare)
A sinistra il ritrovamento dei resti di Elisa Claps, a destra il funerale (foto riproduzione dal libro Sangue sull'altare)

Nel frattempo Danilo Restivo è andato in Inghilterra, si è sposato ma non ha perso le sue abitudini perverse di seguire e spiare le ragazze, di tagliare le ciocche dei capelli. E purtroppo di uccidere: è lui ad aver ammazzato Heather Barnett, sua vicina di casa, con metodi e rituali simili a quelli usati contro Elisa. Tobias Jones racconta in maniera avvincente l’intreccio fra le due storie, le indagini e anche i processi a Restivo “personalità antisociale, pericoloso feticista, depravato e calcolatore” che per il giudice inglese “merita di stare in prigione tutta la vita”.

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