“Quello è un asino”, e se non bastasse “è un asino calzato e vestito”, senza rimedio. Ma si sa, “a lavar la testa all’asino, si perde l’acqua e il sapone”…Cocciuto, ignorante, stolto… Natalia Ginzburg in “Lessico famigliare” raccontava che suo padre dava dell’asino ai figli ogni volta che facevano qualcosa con malagrazia. Siamo onesti, il povero asino si porta addosso una fama ingiusta, fasulla. Ora però è arrivato il riscatto. In questi giorni i tedeschi hanno scelto l'asino come “Haustier”, ovvero l’animale domestico dell'anno. A “incoronare” il mite quadrupede è la Bündnis Mensch & Tiera, una Onlus che si batte per la tutela dei diritti animali e per migliorare il rapporto tra uomo-natura. Lo racconta  in un articolo l’autorevole Süddeutsche Zeitung, il quotidiano di Monaco di Baviera, spiegando le tante ragioni per le quali l’asino è un animale di valore, ingiustamente ritenuto stupido e testardo. Questi altro non sono che pregiudizi.

L’asino invece può essere un buon modello. Due anni di pandemia, si legge ancora nell’articolo, hanno certamente acuito i livelli di stress tra le persone, e allora è meglio prendere esempio dall’asino per superare queste durissime settimane dominate da Omicron. Perché è nelle situazioni difficili che l’asino dà il meglio: per esempio non scappa come fa il cavallo, ma si ferma e medita il prossimo passo da fare. Sono bestie da gregge, attente, e possono resistere a lungo la sete, caratteristica che ha fatto degli asini un animale per il trasporto di merci. Da qui il detto “carico come un asino”.

È uno degli animali facilmente addomesticabili, è molto spesso impiegato per scopi terapeutici, ha una grande memoria e riconosce la strada, senza dimenticare che il latte della femmina è pregiatissimo: Poppea e Cleopatra si facevano il bagno nel latte d’asina per avere la pelle candida. In Serbia invece c’è un allevamento di asini da cui si fa un formaggio, il Pule, che costa la bellezza di mille euro al chilo.

A ben guardare, l’asino ha un suo posto di tutto rispetto nella storia, anche delle religioni, ma del quadrupede si può dire tutto e il contrario di tutto. Di volta in volta, appare sacro o diabolico. Per gli egizi, per esempio, era un animale infernale. Di certo ebbe una parte importante nella tradizione ebraica: gli antichi ebrei ritenevano che questo animale, creato da Dio nel sesto giorno della Creazione, fosse destinato ad apparire nei momenti più solenni della loro vita religiosa. Fu così l'asino di Balaam servì ad Abramo per portare sul monte la legna destinata al sacrificio del figlio e condusse nel deserto la moglie e i figli di Mosè. Nella Bibbia l’asino è cavalcatura di dei e profeti; la Domenica delle Palme, Gesù fece il suo trionfante ingresso a Gerusalemme sul dorso di un asino e sempre un asino, insieme col bue, riscaldò il bambin Gesù nella mangiatoia.

L’asino è simbolo di trasformazione spirituale. Apuleio, nelle sue “Metamorfosi” (nel medioevo diventate “L'Asino d'Oro"), descrive il viaggio avventuroso del protagonista trasformato in asino, che deve superare svariate prove.

Ma la letteratura è ricchissima di storie in cui l’asino è protagonista. Per restare nella terra in cui è stato scelto come “animale domestico” dell’anno, l’asino, in compagnia di cane, gatto e gallo, è uno dei “Musicanti di Brema” della favola tradizionale raccolta dai fratelli Jacob e Wilhelm Grimm e pubblicata nel 1812: il loro curioso concerto metterà in fuga i briganti e avranno così la pace meritata. Per stare invece a casa nostra, il cantautore Fabrizio De André celebrò l’amore tenero e impossibile tra uomo e asino in “Monti di Mola”, in cui si racconta, in dialetto gallurese di un'asina bianca e un giovane bruno che provano a comunicare con ragli.

Nel Medioevo l’asino è simbolo di ignoranza. In “Pinocchio”, Collodi trasforma Lucignolo in asino, sorte riservata ai bambini cattivi. Le orecchie d’asino spuntano agli scolari che non studiano. L’ “asin bigio” di carducciana memoria non si scompone quando passa il treno e continua, indifferente, a mangiare il suo cardo, mentre quello di Buridano non sa scegliere tra le due balle di fieno e muore.

Ma nell’anno in cui si celebra il secolo dalla morte del grande scrittore siciliano Giovanni Verga, val la pena ricordare che l’asino torna in alcune novelle come “Rosso malpelo” e “L’asino di San Giuseppe”, simbolo di vite di sofferenza.

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