“Love is a losing game” (L’amore è un gioco in cui si perde), dice il malinconico refrain della ballata lenta e romantica, cantata dalla calda e scura voce di Amy Winehouse. Ad accompagnare il racconto di un legame identificato come un gioco in cui lei sta perdendo, solo una chitarra acustica e la batteria. Una canzone, è vero, ma specchio della vita della giovanissima artista, bruciata proprio come la fiamma, “for you, I was a flame”, del primo verso. Dieci anni fa, il 23 luglio, Amy WineHouse entrava di diritto nel “Club 27”, l’inquietante lista delle star che non sono vissute oltre quell’età, come Jim Morrison (scomparso giusto il 3 luglio di cinquanta anni fa), Jimi Hendrix, Janis Joplin e Kurt Cobain, tutti accomunati da una vita di eccessi che li ha uccisi. Anche Amy, una delle voci più belle di sempre, moriva divorata dalle dipendenze da alcol e droga.

Le cronache dell’epoca dicono che sia morta guardando sé stessa. Avrebbe trascorso l'ultima notte della sua vita davanti al computer, come ipnotizzata dai video musicali delle sue canzoni che scorrevano su You Tube, in un loop senza fine, cercando un filo al quale aggrapparsi ancora per una effimera “risalita”. Intanto beveva, beveva vodka, così tanta da superare di cinque volte il limite consentito per chi guida. Ed è stato proprio un eccesso di alcol a ucciderla, ha stabilito l'autopsia.

Poco più di un mese prima, il 18 giugno a Belgrado, il suo ultimo “concerto” era stato un disastro. Doveva segnare il ritorno in grande spolvero sulle scene, invece le ventimila persone che avevano speso circa quaranta euro a testa per ammirarla e applaudirla l'avevano sonoramente fischiata per l’evidente e drammatica incapacità di cantare, di stare sul palco e persino di ricordare i nomi dei propri musicisti. Da tempo la stampa inglese la derideva per i suoi svenimenti etilici, per le foto con le narici impolverate di cocaina, per la pelle rovinata dagli abusi, persino per l’acconciatura a nido d’ape spesso sbilenca all’uscita dai club dove ad attenderla c’erano i soliti spacciatori, pronti a rifilarle ogni tipo di veleno. C’era in lei qualcosa di invincibile che la trascinava sempre giù. Ne era così consapevole da trasferire la sua ostinazione a camminare insieme ad alcol e droga nella canzone "Rehab", parole con le quali aveva apertamente dichiarato al mondo la decisa intenzione di non volersi sottoporre ad alcun tipo di cura disintossicante (“no, no, no”, diceva) e di aver invece solo bisogno di un amico.

Il suo grande amore Blake Fielder-Civil, il giorno in cui se n’è andata, non era con lei. Si erano sposati nel maggio 2007 a Miami Beach in Florida, a un mese di distanza dall’annuncio dato dal Sun del fidanzamento. Il naufragio della relazione era stato ufficializzato nell’agosto del 2009.

Figlia di una famiglia di tradizioni ebraiche, padre tassista e madre farmacista, Amy Winehouse, nata a Londra il 14 settembre 1983, aveva capito giovanissima che la voce era il suo talento. Era considerata una delle esponenti della nuova generazione del “soul bianco”, della quale è ritenuta la precorritrice. Con il secondo album “Back to Black”, del 2007, trainato da singoli come “Rehab”, “Love Is a Losing Game” e l'omonima traccia “Back to Black”, aveva scalato le classifiche mondiali ottenendo un successo che l'ha portata alla vittoria di cinque Grammy Awards.

Ma chi era davvero Amy, al di là del suo talento e della sua incapacità di vivere la vita? Per rendere onore alla figlia, a 10 anni esatti dalla sua scomparsa, Janis Seaton, 66, madre della cantante, ha voluto fortemente la realizzazione di un nuovo biopic, “Amy Winehouse: 10 years on”, prodotto dalla BBC,  in imminente uscita. «Non credo che il mondo conoscesse davvero Amy, quella che ho cresciuto…», ha dichiarato. «Io, però, non vedo l’ora di aver l’opportunità di far capire meglio le sue radici. E permettere di entrare in profondità nella vera Amy». Una ragazza che nel corso della sua vita ha saputo essere solidale e generosa, soprattutto coi bambini, donando soldi a enti di beneficenza. Il passa parola tra chi aveva bisogno era “Chiedi a Amy e lei lo farà”.

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