Angela Giussani, editrice e autrice milanese, aveva 40 anni e alle spalle una carriera di modella. Era il novembre 1962 vedeva la luce il primo numero di Diabolik. A quasi sessant'anni il re del terrore mantiene intatto il suo fascino e, anzi, alimenta sempre più la passione e l'interesse dei suoi estimatori. Tanti, tantissimi cultori, appartenenti alle più svariate professioni. Forse per questo motivo su Diabolik è in uscita un nuovo film, quello dei fratelli Antonio e Marco Manetti, con un cast di tutto rispetto: Luca Marinelli nei panni del mito, Valerio Mastandrea nella veste dell'ispettore di polizia Ginko e la splendida Miriam Leone a interpretare Eva Kant, compagna di Diabolik. Per la gioia dei lettori di questo fumetto, destinato a non invecchiare e a non perdere tutto il suo charme. Ma torniamo alle origini. Angela Giussani, moglie di Gino Sansoni, si era messa a lavorare per lui nella casa editrice Astoria; nel 1961 fonda la Astorina, pubblicando senza successo i fumetti a stelle e strisce Big Ben Bolt. Un anno dopo arriva l'idea geniale, sì perché bisogna essere geniali per raccogliere le idee che circolano nell'aria per far nascere un mito. Un'idea supportata da altre intuizioni fondamentali. Una su tutte, il fascino suscitato in lei da Fantomas, il diabolico criminale francese. Ma anche la trovata del formato tascabile, suggerita dai pendolari che Angela vedeva numerosi nella stazione Nord di Milano, proprio davanti alla redazione di Diabolik. E mentre dal genio di questa donna nascevano quelle storie così originali per l'epoca, lei pensava che i lavoratori, che facevano avanti e indietro in treno, avrebbero letto volentieri un'avventura veloce in un formato comodo. Nati come prodotto semplice per gli operai, i fumetti ben presto si trasformano in costoso passatempo per cultori di mezza età. E poi, tornando alle idee geniali, quella audace lettera k, che evoca le tre k del Ku Klus Klan, simbolo del male. Angela la scelse volutamente come una sfida. Infatti, mentre all'epoca gli editori a fumetti concepivano un codice di moralità, lei teneva testa a questa realtà creando un fumetto adulto, violento e sexy. In quest'avventura editoriale, destinata ad avere un grande successo, Angela coinvolge la sorella Luciana. E insieme creano storie appassionanti di Diabolik, alle prese con vicissitudini mozzafiato. Il ladro con la maschera che aderisce perfettamente al volto, pronto a entrare in azione per fare bottino di oggetti preziosi, che si tratti di gioielli o opere d'arte ma anche denaro. Sempre in fuga dal poliziotto Ginko, che non riesce mai ad acciuffarlo, forse senza dispiacersi poi tanto. L'ambiente è quello di Clerville, città fittizia fondata negli anni Venti, al contempo moderna e minimalista. Un'atmosfera nella quale il re del terrore si circonda sempre di arredi raffinati, nati dalla più avanzata creatività degli architetti italiani degli Sessanta e Settanta.

Nei primi albi il re del terrore è solo, poi a marzo 1963, nel terzo numero dal titolo "L'arresto di Diabolik", appare Eva Kant: una bellissima vedova ingioiellata. Il disegno di quel numero è primitivo, quasi espressionista. Eva è la sorpresa, è la donna che piace alle donne. Umberto Eco scrisse che le Giussani avevano messo in Eva la loro personalità di donne emancipate della borghesia milanese di quegli anni. Una osservazione che probabilmente ha del vero. Eva insegna a Diabolik a domare il male. E c'è da ricordare che il primo Diabolik era molto più cattivo di quello che abbiamo letto negli ultimi decenni; non faceva sconti a nessuno pur di raggiungere il suo obiettivo. Ma il re del terrore fa anche capire che i soldi non rendono felici, e infatti non li vuole per la propria ricchezza. Lui agisce esclusivamente per rompere l'equilibrio di una società ingiusta, che basa le leggi sulla forza economica. Oggi l'editore è Mario Gomboli, testimone e protagonista di una fase irripetibile della cultura italiana nella favolosa Milano degli anni Sessanta. Non aveva ancora vent'anni quando ha conosciuto le sorelle Giussani. È stato soggettista di decine di numeri di Diabolik, poi ha fotto il grafico e il pubblicitario. Alla morte delle fondatrici prende in mano la casa editrice Astarina, di cui tutt'ora è responsabile.
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