Ormai è un vero business. Le coltivazioni di cannabis sativa si moltiplicano da un capo all’altro dell’Isola, per tanti imprenditori agricoli rappresentano una nuova occasione di affari sia pure tra molte incognite. In questo caso i classici rischi di impresa si intrecciano con gli aspetti legali e giudiziari che possono aprire gli scenari più disparati. E così capita che dai sequestri delle piantagioni si arrivi alla restituzione delle piante come accaduto qualche settimana fa. Una situazione singolare, tanto che da più parti arrivano appelli perché al più presto venga colmato il vuoto normativo con regole chiare e certe. 

La sfida

Complici il clima e il terreno fertile, nell’Isola c’è stato un boom di coltivazioni di cannabis light. Negli ultimi due anni, gli ettari di terra destinati alla canapa sono triplicati passando dai 400 del 2019 ai 1.300 del 2021. Spesso però tra le piantagioni di cannabis sativa si nascondono anche le piante “illegali”. Apparentemente sono identiche, a fare la differenza è il Thc, il principio attivo che deve essere compreso tra lo 0,2 e lo 0,6 per cento e può essere accertato soltanto in laboratorio. La normativa prevede anche altri precisi paletti per stabilire il confine da non oltrepassare se non si vogliono rischiare guai giudiziari: i semi devono avere la certificazione che ne attesti la provenienza, deve essere chiara la destinazione (con tanto di contratto con la ditta che dovrà trattare il prodotto). E ancora non sono ammessi trattamenti, essiccazione e lavorazione: in questo caso, secondo la magistratura (in particolare in base a una direttiva della procura distrettuale antimafia di Cagliari), scattano le denunce e i sequestri che, negli ultimi tempi, si sono ripetuti dall’Oristanese alla Marmilla passando per l’Ogliastra e il Nuorese.

Blitz antidroga dei carabinieri (foto archivio Unione Sarda)
Blitz antidroga dei carabinieri (foto archivio Unione Sarda)
Blitz antidroga dei carabinieri (foto archivio Unione Sarda)

Gli appelli

Thc a parte, proprio sul filo del diritto inizia una vera battaglia legale che nelle ultime settimane ha portato a diversi risultati clamorosi con l’annullamento del sequestro e la restituzione delle piante al coltivatore. È accaduto a Usellus, dove sono state restituite al coltivatore ben 11 mila piantine e poi in Ogliastra. In entrambi i casi il principio attivo era nella norma, le questioni controverse che avevano fatto scattare i sigilli erano altre. Alla fine però i giudici del Riesame hanno dato ragione ai difensori (l’avvocato cagliaritano Raimondo Serra e i colleghi romani Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio) rimettendo in discussione alcuni aspetti tra cui l’obbligatorietà del contratto di destinazione, ma anche la possibilità di “sbocciolare” che potrebbe essere considerata un’appendice dell'attività dell’agricoltore.

Operazione antidroga della polizia (foto archivio Unione Sarda)
Operazione antidroga della polizia (foto archivio Unione Sarda)
Operazione antidroga della polizia (foto archivio Unione Sarda)

Gli scenari

La partita è aperta, di certo questi due provvedimenti costituiscono un precedente importante. Sono in tanti a chiedere maggiore certezza e chiarezza normativa a iniziare dai produttori, sostenuti in questa battaglia dall’eurodeputato 5Stelle Dino Giarrusso che recentemente ha ribadito: “La canapa è una potenziale miniera d’oro per la Sardegna, può portare alla creazione di 20 mila posti di lavori”. Anche Lorenza Romanese, esponente di spicco di Ehia (l’associazione che riunisce varie realtà produttive e commerciali della filiera della canapa industriale) ripete che la pianta di canapa può avere tantissime applicazioni dal tessile alla cosmesi e bisogna puntare su questi sbocchi. “In Sardegna ci si è soffermati quasi esclusivamente sulle infiorescenze che rappresentano la parte più complicata perché il fiore è un narcotico secondo quanto stabilito dalla Convenzione delle Nazioni unite sugli stupefacenti del 1961”. Nei prossimi mesi però potrebbero esserci novità perché dalla Commissione europea dovrebbero arrivare chiarimenti sull’utilizzo di questa parte della pianta. “Nel fiore della canapa - ripete Romanese - sono contenute anche sostanze e principi che possono essere utilizzati in campo alimentare”. Il dibattito è più vivo che mai, tra i piccoli imprenditori cresce la determinazione ad andare avanti. Il prossimo obiettivo è creare una rete e costituire un’organizzazione di produttori per cercare di dare maggiore peso alla propria azione.

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