In quest’estate di fuoco ormai da settimane siamo abituati a fare i conti con Lucifero, il potente anticiclone africano che si affaccia continuamente sul Mediterraneo, regalando afa e temperature record. Il caldo costante non dà tregua da fine giugno e soprattutto rilancia uno scenario estremo con cui ci ritroviamo a convivere anno dopo anno. Sono i segnali di un clima uscito da tempo dagli schemi classici raccontati dalle statistiche del passato. Sono proprio i numeri a dare la conferma di una situazione tanto anomala quanto consolidata, che sta stravolgendo gli equilibri meteorologici di tutto il pianeta.

Numeri record

Basti pensare ai picchi estremi di quasi cinquanta gradi registrati pochi giorni fa nel sud della Sicilia - record europeo di sempre - ma guardando anche all’inquietante “heat dome”, la cupola di calore che a fine giugno ha fatto schizzare il termometro a 49 gradi, nell’area di Vancouver, nel Canada occidentale, con diverse vittime, incendi e una catastrofe ambientale. Negli stessi giorni in Russia si sono toccati i 38 gradi centigradi a Verkhoyansk, sopra il Circolo polare artico, dove di solito sono abituati a convivere con ghiacci e orsi bianchi. Ma picchi di caldo record sono stati registrati anche in Finlandia (Lapponia) e persino in India, dove le temperature roventi sono una costante tutto l’anno. In Sardegna, quando bruciava il Montiferru, il soffio di Lucifero ha proposto la miscela choc di una temperatura sopra i 40 gradi accompagnata dall’afa di scirocco, stravolgendo la regola del gran caldo secco portato tradizionalmente dai venti di maestrale.

Estate estrema

A luglio è stato registrato un primato inquietante: è stato il mese più caldo di tutti i tempi, secondo il rapporto pubblicato dal Noaa, il Centro nazionale per l’informazione ambientale del dipartimento del commercio degli Stati Uniti. L’amministratore Rick Spinrad ha spiegato: «Luglio è tipicamente il mese più caldo dell’anno, ma questo del 2021 è stato il più caldo di sempre. Il record si aggiunge al percorso inquietante e dirompente che il cambiamento climatico sta imponendo a tutto il mondo». Le temperature della superficie terrestre e degli oceani sono state di 0,93 gradi superiori rispetto alla media di tutto il ventesimo secolo, nonché le più calde degli ultimi 142 anni, da quando sono aggiornate le statistiche moderne. Nell’emisfero boreale la temperatura della superficie terrestre è stata superiore di 1,54 gradi rispetto alla media di luglio storica: il record precedente risaliva al 2012. «Gli scienziati di tutto il mondo», conclude Spinrad, «hanno evidenziato come stia procedendo senza soste il cambiamento climatico e come alla base di queste mutazioni ci siano inequivocabilmente le attività umane».

Vent’anni di fuoco

A certificare ancora di più la drammatica evoluzione del clima planetario si aggiunge la Nasa. Secondo i dati registrati dall’Agenzia spaziale Usa sulla variazione delle temperature della crosta terrestre, dei vent’anni più caldi di sempre, ben diciannove sono dal Duemila in poi. Il ventesimo è in ogni caso il 1998, quindi quasi a ridosso del ventunesimo secolo. E la situazione è sempre più estrema: gli anni più caldi di tutti i tempi, secondo gli uffici di statistica internazionale, sono il 2020, seguito dal 2016 e dal 2019. Non è difficile intuire che anche il 2021 possa inserirsi in questo podio di fuoco.

La corsa delle attività umane

Ma di che è la colpa di questo riscaldamento? La comunità scientifica è concorde nell’affermare che l’aumento delle temperature è dovuto principalmente alle attività dell’uomo, specie quelle legate alla combustione dei combustibile fossili, che rilasciano in atmosfera CO2 (l’anidride carbonica) e altri particolati (polveri sottili) e che vanno così a incrementare il cosiddetto “effetto serra”. Tra le conseguenze più importanti di questo clima folle c’è da registrare l’accelerazione del tasso di fusione dei ghiacci artici: il National snow and ice Data center, centro di informazione e di riferimento degli Stati Uniti a sostegno della ricerca polare e criosferica, spiega che hanno raggiunto il punto più basso (minor estensione) da quando si effettuano le registrazioni. 

Il ghiacciaio del\u00A0Montasio in Friuli Venezia Giulia (foto Ansa)
Il ghiacciaio del\u00A0Montasio in Friuli Venezia Giulia (foto Ansa)
Il ghiacciaio del Montasio in Friuli Venezia Giulia (foto Ansa)

La situazione dei ghiacciai

L’importanza di tener sotto controllo un indicatore ambientale fondamentale sta nel fatto che la salute dei ghiacciai fornisce una misura istantanea e determinante dei cambiamenti climatici: insomma, il ghiaccio è il termometro del riscaldamento globale. Il fatto che si stiano toccando livelli di scioglimento così preoccupanti rappresenta un drammatico campanello d’allarme per tutto il pianeta. In questo quadro appare inquietante la condizione dei ghiacciai alpini italiani: secondo lo studio pubblicato dalla prestigiosa rivista Nature Ecology and Evolution, l’80 per cento si scioglierà già entro la fine del secolo, fino alla scomparsa totale poco tempo dopo. Sarebbe uno dei tanti punti di non ritorno della corsa di uomini e donne a distruggere il pianeta che li ospita e a cui devono la vita.

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