La Chiesa battista di Cagliari e del Sulcis ha la sua nuova pastora. Francesca Litigio, napoletana di 36 anni, Un figlio, un compagno greco e una vita dedicata agli ultimi, guiderà la comunità cagliaritana per cinque anni. La sua elezione nel segno della continuità di genere: è la terza donna a capo della chiesa evangelica cittadina.

Domenica 23 ottobre è stata accolta con tutti gli onori nel tempio di viale Regina Elena, a Cagliari. Francesca Litigio arriva da Lantini, in provincia di Siracusa, dove ha superato il periodo di prova e ha svolto per due anni il suo servizio pastorale. Prima di lei Cristina Arcidiacono ed Elizabeth Green dalla quale ha ricevuto il testimone. 

Francesca Litigio, donna, madre e non sposata: un percorso di fede inimmaginabile per i cattolici.

“Sì, anche se non tutte le chiese evangeliche consacrano le donne. Fanno eccezione le religioni del protestantesimo storico, quello nato con la riforma di fine ‘500”. Come concilia i due ruoli? “Sono diventata madre di Luis due mesi dopo aver iniziato il mio pastorato in Sicilia. Sono due compiti inscindibili, intrecciati”.

Perché Cagliari?

“Conosco bene la città perché ho fatto dei campi per bambini. In Sicilia le possibilità di lavoro erano scarse, per questo ho accettato, con il mio compagno, la candidatura”.

Ha fatto campagna elettorale?

“La comunità cagliaritana ha chiesto la disponibilità a me e a un pastore pugliese che però si è ritirato. Così il 2 ottobre, a Lantini, sono diventata la pastora di Cagliari e del Sulcis Iglesiente, tra Cortoghiana e Iglesias, dove esiste un gruppo di 10 donne che ha perso i mariti per malattie riconducibile al lavoro da minatore”.

Come è diventata battista?

“Mio padre era ateo, mia madre prima pentecostale poi battista. Ho fatto un’adolescenza come tutti, sono cambiata quando a 21 anni ho incontrato un pastore con il quale ho iniziato a parlare di fede e di vita. Allora è iniziato il mio percorso religioso. Studiavo chimica ma ho lascito per andare a Roma a studiare teologia. Sono stata in Germania e ho girato tutta l’Italia”.

Ora Cagliari.

“Sì, andremo a vivere al Poetto e sarò a disposizione della comunità del capoluogo”.

Quanto guadagna?

“Non ho uno stipendio. La chiesa battista chiede la dedizione completa al pastorato. Non è possibile lavorare, ecco perché viene riconosciuto un assegno mensile di 800 euro. Con questa cifra è complicato sbarcare il lunario ma la comunità ci sostiene nel caso di visite mediche o di acquisto di generi alimentari”.

Qual è la sua missione in città?

“I battisti parlano dei diritti degli ultimi, di chi vive ai margini. Ecco, la chiesa deve essere il luogo che accoglie la marginalità. Questo è quello che mi ha chiesto la comunità cagliaritana, che ha sempre avuto una voce fortemente progressista”.

Come saranno i rapporti con le altre religioni?

“Il primo che mi ha scritto è stato don Mario Farci, responsabile dell’Ufficio ecumenico e del dialogo religioso della diocesi. Un’email molto fraterna, accogliete. Un segno importante per portare avanti una collaborazione con le altre chiese”. 

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