Il sogno continua a diventare realtà. È quello di una coppia di giovani di Villacidro che da dieci anni si sono trasferiti in Trentino. Silvia Atzori, laurea in economia e scienze del turismo, e Nicola Mascia, laurea in economia e marketing internazionale, sono gli ideatori di Atotus , che in sardo significa a tutti, con un obiettivo preciso: coinvolgere tutti, appunto. Hanno creato un circuito di economia circolare, il primo in Italia con queste caratteristiche, che include tutti gli attori della filiera della moda sostenibile e li coinvolge per un obiettivo comune: ridurre l’impatto ambientale e sociale della moda e incentivare il consumo responsabile. Dopo l’apertura del punto vendita e un portale on line per la vendita di abbigliamento e accessori sostenibili e la raccolta dei capi usati, ora un nuovo passo: Atotus Hub, un progetto ibrido che mette insieme impresa e terzo settore per innovare il mondo della moda e creare un nuovo modello di inclusione partecipativa nel nome della slow fashion.

Silvia e Nicola hanno prima creato una piattaforma tecnologica e una moneta virtuale che premia il consumatore finale e lo incentiva all’acquisto di nuovi capi sostenibili. I capi usati raccolti, grazie agli attori del circuito, prendono tre vie: riciclo, upcycling e riuso. Lo scorso 6 ottobre, l’Hub ha aperto le proprie porte nel centro di Trento, un luogo di conoscenza, cultura ed economia circolare dove potenzialmente chiunque può diventare protagonista del cambiamento. “All’interno di Atotus Hub le persone potranno portare i propri capi usati (con determinate caratteristiche), guadagnare le monete digitali T.i.p.s e acquistare capi sostenibili e Made in Italy, attraverso il circuito Atotus” spiegano Silvia Atzori e Nicola Mascia “I capi raccolti vengono smistati per materiale e colore, per poi essere indirizzati verso uno dei tre circoli virtuosi: riciclo, upcycling e riuso. Protagonisti in tutte le fasi saranno talenti fuori dal comune”.

L'inaugurazione (foto L'Unione Sarda)
L'inaugurazione (foto L'Unione Sarda)
L'inaugurazione (foto L'Unione Sarda)

Il progetto, realizzato con il contributo di Fondazione Caritro e la Provincia autonoma di Trento attraverso il bando Coprogettazione sociale - Welfare Km0, vede coinvolti sei partner del territorio: Anffas Trentino Onlus, Laboratorio sociale, H2o+, Incontra, Atotus e il Comune di Trento. Una startup, quattro realtà del terzo settore e le istituzioni per creare un team dalle competenze trasversali a forte trazione innovativa. “L’obiettivo condiviso è quello di diffondere la cultura della sostenibilità nel campo della moda attraverso il primo hub in Italia dedicato ad acquisto e riciclo consapevoli. Atotus Hub è anche luogo di incontro e partecipazione capace di offrire opportunità formative e d’inserimento lavorativo in particolare per le persone con disabilità intellettiva (nel 2019 risulta occupato solo il 32,2% di coloro che soffrono di limitazioni gravi contro il 59,8% delle persone senza limitazioni” Istat 2021) e per i giovani che al momento non studiano, non si formano e sono fuori dal mercato del lavoro. In un mondo del lavoro dove tutte le imprese hanno bisogno di nuovi talenti, Atotus Hub vuole cercarli, valorizzarli e farli crescere attraverso l’innovazione sociale e ambientale”.

Quest’ultima intesa non solo dal lato della produzione sostenibile e circolare alla base dell’abbigliamento in vendita, ma creando un sistema virtuoso di formazione peer to peer che, grazie anche al contributo di educatori esperti, sensibilizzerà la comunità sui temi della sostenibilità e dell’inclusività. All’attività già svolta dalla startup Atotus, si aggiungerà inoltre la lavorazione dei capi per la creazione di prodotti tessili per le aziende e l’efficientamento della raccolta e smistamento dei capi usati, con la prospettiva di creare nuove opportunità di inclusione lavorativa, partendo dal progetto PER.LA di Anffas, da Laboratorio Sociale e dai giovani Neet coinvolti.

Nasce infine un dipartimento di Ricerca e Sviluppo per il riconoscimento dei materiali, i cui dati verranno elaborati grazie a una collaborazione avviata con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento. “Per creare la circolarità abbiamo coinvolto 16 realtà denominate “attori del circuito” che si contraddistinguono per il loro impegno verso la sostenibilità. 14 aziende italiane, tra filatori, tessitori e brand di abbigliamento, 1 scuola di moda e 1 associazione non profit. Al centro del circuito è stato posizionato il consumatore finale, che chiamiamo Tipper (un ribaltatore, un consumatore consapevole e responsabile). All’interno del negozio fisico viene fatta la raccolta dell’usato con caratteristiche utili al riciclo e vengono venduti i nuovi capi provenienti dagli attori del circuito. Nella piattaforma tecnologica gira la moneta Tip (acronimo di Together is possibile) che funge da misuratore di sostenibilità e incentivo, 1 Tip = 1 €. “Il sistema funziona come una camera di compensazione di crediti e crea una forma di scontistica, concessa al consumatore finale in cambio del suo usato. La Tip funziona inoltre attraverso tutta la filiera per poi tornare al consumatore finale, creando una situazione per tutto l’ecosistema Atotus”.

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