Arte e natura, la sorpresa dell’Accademia delle belle arti Carrara
A Bergamo la struttura museale, che custodisce opere dal Rinascimento italiano all’Ottocento, offre anche l’opportunità di stare all’aria aperta nei Giardini PwcPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L'arte, attraverso un viaggio lungo cinque secoli, sposa la natura in un sorprendente effetto. L'Accademia delle belle arti Carrara, a Bergamo, regala ai visitatori un percorso niente affatto banale e scontato, in cui la bellezza dei dipinti e delle sculture si fondono con un parco grazie alla novità "verde": i Giardini Pwc.
La storia dell'arte italiana si apre agli occhi di chi fa tappa nel museo: dal Rinascimento all’Ottocento. Fondata nel 1796 da Giacomo Carrara, l’Accademia nasce grazie al collezionismo italiano, perché le sue raccolte si fondano su lasciti di mecenati che ne hanno voluto arricchire il patrimonio aprendolo alla città e ai cultori dell'arte. Il precorso si snoda attraverso sedici sale che raccontano storie diverse. La prima è dedicata all’arte italiana tra Gotico e Rinascimento nella Penisola, con particolare attenzione alle opere del Quattrocento padano e veneto: ecco allora che incontriamo lavori di Pisanello, Mantegna e Bellini ma anche dipinti di Raffaello e Botticelli.
La seconda sequenza traccia, invece, un sentiero che racconta la tradizione figurativa tra Lombardia e domini veneti di Terraferma, tra Quattro e Settecento, focalizzando l'ambiente bergamasco, dove operarono Lotto, Moroni, Baschenis e Fra' Galgario. Infine, la sezione dedicata all’Ottocento con un occhio di riguardo per le vicende e i protagonisti della Scuola di pittura dell’Accademia Carrara.
Se le opere d'arte non vi bastano ecco la vera novità dell'autunno 2024: Fondazione Accademia Carrara aggiunge un’ulteriore sorpresa: i Giardini PwC, un nuovo ambiente di incontro formato da un bistrot, un camminamento che collega l’esterno con le sale museali e un parco verde. E' il grande spazio verde di circa 3mila metri quadrati inserito nel tessuto urbano di Bergamo: luoghi in cui il presente del museo dialoga con il suo passato. E il risultato è di tutto rispetto. Provare per credere, specie se il sole regala un abbraccio di tepore, come spesso accade in autunno.
Appare decisamente interessante scoprire il modo in cui è stata istituita della struttura museale e dei giardini. Un salto indietro per approfondirla.
La storia dello spazio verde è legata a quella del museo e parte con l’acquisto, intorno al 1775, da parte di Giacomo Carrara, di un fabbricato in Borgo san Tomaso, cui era annessa un’ortaglia che terminava sotto le mura venete. Lo stabile venne risistemato da Carrara, con l’aiuto dell’architetto Giovan Battista Gallizioli; risultò molto presto insufficiente per il funzionamento del museo e della scuola. Ecco perché nel 1802, si decise di ampliarlo. Venne bandito un concorso, vinto nel 1804 dal bergamasco Simone Elia, al quale venne affidata la costruzione dell’edificio, di gusto neoclassico che ancora oggi è la sede del museo. A quella gara partecipò anche Leopoldo Pollack, con una proposta notevolmente significativa per la storia dello spazio verde adiacente al museo, perché accanto alla costruzione di un nuovo edificio, l’architetto prevedeva anche la riqualificazione delle "ortaglie" che risalivano verso il colle di Sant’Agostino. A testimonianza del progetto c’è un bel disegno ad acquarello conservato in Accademia Carrara.
Pollack aveva un'idea che precorreva i tempi: immaginava la struttura museale non come un involucro isolato ma come un elemento inserito nel tessuto urbano della città ipotizzando, proprio per questo motivo, l’utilizzo dell’ortaglia come snodo e collegamento tra la Bergamo alta e la Bergamo dei borghi storici. Un'idea rimasta solo sulla carta e "il destino dello spazio verde adiacente all’Accademia Carrara fu quello di un silenzioso quanto inesorabile oblio durato per oltre due secoli. Soltanto nel 2022, tra le progettualità dispiegate in occasione della nomina di Bergamo e Brescia a capitali italiane della Cultura 2023 che si è deciso di procedere alla riqualificazione di questo spazio verde con un progetto firmato dall’architetto Antonio Ravalli, con la collaborazione di INOUT Architettura per la parte paesaggistica e sostenuto da Regione Lombardia, Comune di Bergamo, Fondazione Accademia Carrara e dal contributo di PwC. La sistemazione di questa area verde situata ai piedi del Baluardo di Sant’Agostino e delimitata a nord dalla struttura difensiva quattrocentesca delle Muraine, ha comportato la realizzazione di un giardino romantico su più livelli, di un camminamento esterno che collega i diversi piani del museo e consente il passaggio dalle sale espositive allo spazio esterno, e il recupero di un edificio dismesso trasformato in bistrot. A distanza di oltre due secoli, l’intuizione di Pollack di reinserire il museo nel suo naturale contesto urbano è finalmente diventata realtà".