Arriva “Il Gladiatore 2”: ma c’era una sceneggiatura allucinata che non vedremo mai
Concorrenza tra divinità, una “taglia” per uccidere Gesù: nel 2006, su richiesta di Russell Crowe, il cantante Nick Cave scrisse un sequel del kolossal di Ridley Scott così stravagante che non venne mai giratoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ci è voluto quasi un quarto di secolo, e nel frattempo è cambiato il mondo: ma ormai ci siamo, sta per arrivare nei cinema italiani (e nel resto del globo) l’atteso sequel del Gladiatore. Si sa ormai tutto: il film uscirà il 14 novembre, sarà intitolato Gladiator II, senza troppi sforzi di fantasia, e la regia è sempre firmata da Ridley Scott, come quello del 2000 con Russell Crowe. Quest’ultimo non ci sarà, dato che il suo personaggio, Massimo Decimo Meridio, è morto alla fine della prima parte (ci perdoni lo spoiler chi l’avesse perduta, causa distrazione o giovane età). Ci sarà però un’altra star come Denzel Washington, mentre il ruolo del protagonista è stato affidato a Paul Mescal: vestirà i panni di Lucio, il figlio di Lucilla salvato da Meridio-Crowe quando era un bambino, e che – nella nuova vicenda che si sviluppa vent’anni dopo quella della prima pellicola – dovrà cimentarsi in un analogo percorso di riscatto coraggioso e cruento.
Insomma, sono state dette davvero tante cose su questo sequel: ma quel che molti non sanno, benché non sia un segreto, è che una prima sceneggiatura per un sequel fu scritta nel 2006 da un personaggio sorprendente, il cantautore e scrittore australiano Nick Cave. Solo che apparve talmente stravagante da non essere mai presa in seria considerazione dai produttori del nuovo kolossal ambientato nell’antica Roma.
L’eroe richiamato dai morti
Già il titolo scelto da Cave fa capire che non fosse qualcosa di ordinario: “Christ killer”, l’assassino di Cristo. L’idea era che Massimo Decimo Meridio venisse risvegliato dalla morte e chiamato al cospetto degli dei pagani: Giove, Marte e il resto della banda. Piuttosto scocciati, costoro, del fatto che Gesù Cristo stesse ottenendo una clamorosa popolarità tra gli umani, spingendo le vecchie divinità nell’oblio. Perciò avevano deciso di rimandare Massimo sulla terra, col compito di uccidere questo nuovo “concorrente” tra gli inquilini del Paradiso. In cambio, il gladiatore risorto avrebbe potuto ritrovare la moglie e il figlio morti nella prima storia.
Senonché, una volta intrapresa la missione, il Gladiatore si sarebbe accorto di esser stato in realtà beffato, perché la persona che gli si chiedeva di far fuori era in realtà suo figlio. A dire il vero circolano descrizioni non concordanti, a proposito di questa stramba sceneggiatura, anche rispetto a colui che Meridio avrebbe dovuto uccidere: secondo alcune ricostruzioni era in effetti il dio Efesto, che aveva mollato i colleghi per seguire la nuova religione. Sta di fatto che, come ha spiegato qualche anno fa lo stesso Nick Cave, dopo che Massimo scopre di essere stato preso in giro, “la sua furia lo trasformava in un guerriero eterno, e la scena finale sarebbe stata un montaggio di 20 minuti in cui un portale spazio-temporale ci avrebbe mostrato lo spirito di Massimo in tutte le guerre della storia, compresa la Guerra del Vietnam”. Le Crociate, il secondo conflitto mondiale: dovunque ci fossero scontri e lutti, ecco un cameo dell’ex gladiatore. Negli ultimi fotogrammi, era previsto che Russel Crowe apparisse nella veste di un odierno generale del Pentagono, per rivolgersi ad altri dieci uomini in divisa e concludere il film con la domanda: “Dove eravamo rimasti?”
L’ispirazione biblica
Strano ma non troppo, considerato l’autore. Per definire Nick Cave non è probabilmente sprecata la parola genio, ma la sua è una genialità indecifrabile, anticonformista, disturbante. I suoi testi sono spesso angoscianti e depressivi, condizionati da dipendenze alcoliche e non solo, eppure attraversati da una peculiare ricerca della spiritualità e di Dio. Non a caso la sua idea del Gladiatore bis è approdata al deicidio, con una svolta amaramente ironica: a uccidere la divinità che si fa uomo e poi risorge dovrebbe essere un uomo premiato con la vita eterna, ma costretto a spenderla eternamente in battaglia.
È stata rintracciata un’ispirazione al Vangelo di Marco anche nel capolavoro letterario di Cave, “La morte di Bunny Munro”, romanzo che regala al lettore scene esilaranti e momenti di intensa commozione mentre si segue l’insensata parabola di un venditore porta a porta misogino e disperato, che mira soprattutto a portarsi a letto le acquirenti dei suoi prodotti ma nei suoi giri si porta appresso il figlioletto, con cui nonostante tutto ha un rapporto struggente. Insomma, non un plot molto più convenzionale di quello che Cave aveva preparato per riportare in vita il Gladiatore. Perché uno degli obiettivi era proprio questo: era stato Crowe a chiedergli di lavorare alla sceneggiatura, e quando il cantante gli aveva posto l’ovvia obiezione (“Non eri morto alla fine del film?”), lui gli aveva risposto “sì, trova tu una soluzione”.
Ma una storia così allucinata come “Christ killer” non poteva certo rappresentare il sequel di un successo così clamoroso come quello dell’opera originale, premiata nel 2001 con cinque Oscar (tra cui quelli per il miglior film e il migliore attore protagonista). E infatti non se n’è fatto niente, lo stesso Crowe ha escluso di poterne ricavare un film appena ha letto il testo. Il vero Gladiator II in uscita a novembre poggia su una sceneggiatura – di David Scarpa – molto più tradizionale, in cui chi era morto resta tale, e infatti non affida ruoli all’attore che dominò il set 24 anni fa. Russell Crowe non ha nascosto qualche disappunto per questo, mentre non risultano commenti di Nick Cave: ma non dev’essere particolarmente addolorato. Quando nel 2009 raccontò della sceneggiatura rimasta inutilizzata, confessò candidamente: “Secondo me era un capolavoro, mi è piaciuto molto scriverlo perché sapevo che non sarebbe mai stato realizzato. Quindi mi scatenai”.