Il fascino comincia dal nome. La parola aloe deriva secondo alcuni studiosi dalla radice greca Alos, sostanza salata. Altri affidano l’origine dell’etimo all’arabo Alua, amaro, come il succo che si estrae dalla pianta.

Questa pianta meravigliosa è citata nei Vangeli e nell’Antico testamento, antichi testi egizi cinesi e arabi ne tramandano le virtù. Sarebbe perfino stata tra gli ingredienti utilizzati per ungere il corpo di Gesù dopo la morte secondo il vangelo di Giovanni. Un testo egizio di medicina descrive le preparazioni per guarire o curare le infezioni, preparare medicine e unguenti. L’aloe sarebbe stato infine uno degli ingredienti del famoso elisir di Pericle, statista ateniese vissuto intorno al 400 a.C. Furono con ogni probabilità i mercanti arabi a distribuire questa pianta nel mondo greco e romano.

Una leggenda degli indiani Seminole racconta della Fonte della Giovinezza la cui acqua arrivava da un gruppo di enormi piante di aloe. Così grandi che solo i più giovani guerrieri riuscivano a farsi strada attraverso di loro. I saggi tagliavano le foglie e le applicavano sul corpo per conservare la pelle giovane. In ogni storia c’è un fondo di verità.

In Asia l’aloe era già conosciuta prima del VI secolo a.C. Alcune tracce del suo utilizzo furono trovate anche in India, Tibet, Malesia, Sumatra e più tardi in Cina.

Negli scritti di medicina Ayurvedica  l’aloe era utilizzata per l’eliminazione di parassiti, come tonico, per la preparazione di unguenti, nelle lozioni nonché per l’impiego a fini dermatologici o gastrointestinali.

La medicina tradizionale cinese la utilizzava come lassativo, antiparassitario, per guarire le ustioni.

In Messico, America Centrale e America del Sud gli utilizzi della pianta magica sono state tramandate per secoli.

Le ricerche moderne sull’aloe hanno avuto inizio negli Stati Uniti nel 1934 da parte del medici C.S. Collins e di suo figlio. Dopo essere stata considerata per secoli una panacea, le foglie fresche dell’aloe vennero in seguito ritenute un rimedio per dermatosi gravi provocate dalle radiazioni.

Durante gli anni ’80, l’aloe vera, che era stata chiamata nei secoli precedenti la pianta fattucchiera, è stata riconosciuta ufficialmente. Oggi le vengono attribuite  proprietà benefiche contro il diabete, le ustioni, l’artrite e l’arteriosclerosi. Anche la sua applicazione in cosmetica ha avuto un riconoscimento ufficiale attribuendo proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e nutrienti.

La fortuna dell’aloe in epoca moderna è dovuta alla scoperta delle sue proprietà antinfiammatorie, come cicatrizzante e anticoagulante. Una pianta miracolosa? Non sempre.

Ad esempio in caso di un’assunzione a dosi differenti da quelle bassissime quasi sempre prescritte si potrebbero avere effetti irritanti per la mucosa dell’intestino, dolore addominale, nausea e vomito. Inoltre i prodotti in commercio non contengono aloina proprio per evitare questo rischio presente in particolare modo per l’assunzione del succo mentre non è rilevato nell’utilizzo esterno del gel.

L’aloe per uso interno è sconsigliata per lo stesso motivo in caso di gravidanza.

Può causare problemi alla coagulazione del sangue, se si ingerisce sotto forma di compresse o succo.

Negli anni ’90 è stato venduto un concentrato di aloe con il nome di T-UP da mangiare o iniettare che veniva pubblicizzato come coadiuvante nei casi di cancro, Aids, herpes e altri disturbi autoimmuni. Le autorità sanitarie lo hanno bloccato con accuse di frode. Le iniezioni in alcuni casi sono anche state fatali per alcuni malati.

In generale il gel e le creme a base di aloe sono indicate per il trattamento di piccole ferite e bruciature o eritemi solari, ma non hanno alcun effetto anti-tumorale.

Questa pianta ha attraversato i secoli e le sue virtù hanno consolidato l’autorevolezza. Tutt’ora gli utilizzi più diffusi sono quelli legati alla tradizione. L’aloe è un dono meraviglioso della natur

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