Al MacLula per la prima volta in Sardegna l’arte visionaria di Angelo Bozzola
Viaggio nell’astrattismo che ispira le opere dello scultore piemontese, morto nel 2010Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La vetrata del museo fa da sfondo a una scultura grande ed elegante. Si colgono armonia, equilibrio, leggerezza in questa installazione mobile fatta di tante strutture modulari in ferro che riproducono la monoforma vagamente elicoidale con un trapezio ritagliato all’interno, simbolo del linguaggio artistico di Angelo Bozzola. Il MacLula porta in Sardegna per la prima volta le sculture di un artista rivoluzionario, immerso nella ricerca dell’astrazione, esponente del Mac (Movimento arte concreta) fondato da Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni Monnet e Atanasio Soldati. Inventa la monoforma trapezio-ovoidale, immancabile nelle sculture come nelle sue pitture, declinata in modi impensabili, diversi nei colori, nei ritmi, nei materiali. Diventa l’elemento base di ogni composizione, come cellula di accesso al suo universo e al suo linguaggio. Strutture aperte regalano forme varie, a seconda del punto di osservazione. Ci sono giochi a incastro, multipli e sottomultipli come in un sistema matematico, segni grafici con composizioni e aperture ogni volta diverse, combinazioni di elementi che si moltiplicano. L’occhio del visitatore si ritrova al centro di questa ricerca profonda e accattivante, proiettata nell’infinitamente piccolo e nell’infinitamente grande.
«Dopo un intenso periodo di ricerca sono giunto alla sofferta e gioiosa conquista di una forma personale: la superficie trapezio-ovoidale. Perfetta in se stessa per la sua geometrica essenzialità, tale forma mi si è rivelata e proposta quale modulo tematico ed elemento costruttivo per ogni mia ulteriore creazione pittorica e plastica». Così l’artista piemontese, nato nel 1921 e morto nel 2010, spiegava il suo percorso di sperimentazione legato alla forma.
«Osservare l’architettura di un fiore, immaginare i frattali e sintetizzarne le linee rette e curve in un disegno circoscritto ha dato origine a quell’unico elemento essenziale teso a connettersi con un altro elemento identico come fanno, in biologia, le macromolecole del Dna, scoperto non a caso nel febbraio del 1953. Il modulo di Bozzola è la forma della vita», sottolinea Chiara Gatti, direttrice del Man di Nuoro, intervenuta all’inaugurazione della mostra di Lula.
Nel paese ai piedi del Montalbo, proiettato col MacLula sulla strada inedita del dinamismo culturale con vocazione per l’arte contemporanea, in occasione dell’inaugurazione arrivano Lino e Giorgia Bozzola, rispettivamente figlio e nipote dell’artista, che guidano la Fondazione omonima. La loro collaborazione è fondamentale per l’esposizione approdata in Barbagia.
«Ho assistito sin da piccolo - spiega Lino Bozzola - alla maturazione delle forme geometriche di mio padre e devo dire che crescere in mezzo a forme che forse non comprendevo ma che mi affascinavano e soprattutto erano ciò che rappresentavano la figura paterna ha fatto sì che ne rispettassi profondamente la ricerca, piena di dubbi ma anche di felici certezze, di particolari che allora mi parevano insignificanti e che oggi forse mi fanno accorgere che la qualità delle cose si nasconde proprio nei particolari, nella meticolosità inflessibile con cui si affronta il mondo e di cui l’arte è una metafora non così astrusa».
L’incontro tra Bozzola e il MacLula è propiziato dall’esposizione nella collezione permanente di un’opera dell’artista che i suoi eredi scoprono per caso. Da qui l’idea maturata nel museo barbaricino di promuovere un viaggio più approfondito grazie anche alla collaborazione con la Fondazione Angelo Bozzola che ha anzitutto il suo punto di riferimento nel museo di Galliate, in Piemonte, luogo di nascita dell’artista che nel 1947 fonda un mobilificio a cui resta legato nel tempo. Porta le sue opere a Milano, Parigi, Tokyo, Kyioto, Osaka. Un respiro internazionale accompagna creazioni di materiale vario, dalla carta bituminosa ai metalli, alla pietra bianca uguale a quella del duomo di Milano. Molte sono esposte in spazi pubblici, all’aperto, come parchi e piazze. La sua arte trova applicazione anche nel campo del design. A Lula il viaggio nelle sale aiuta a cogliere la forza visionaria dei suoi lavori come succede di fronte alla colonna spaziale in granito con nove blocchi cilindrici che si muovono e portano impressi bassorilievo e oro foglia. Opera in divenire perenne per le tante combinazioni possibili.
«La mostra proposta al MacLula propone ai visitatori e agli appassionati d’arte molti elementi comuni all’esperienza storica della Sardegna, come ad esempio i lavori dei tappeti, quelli col granito e i materiali ferrosi», spiega Domenico Fumagalli, presidente del MacLula. L’esposizione andrà avanti fino al 29 settembre, dal giovedì alla domenica, ore 16-20.