E’ la fine di un’era. L’iPod, quella piccola e bellissima macchinetta digitale che ha rivoluzionato il modo di ascoltare la musica degli ultimi vent’anni, non c’è più. Mandata in pre-pensionamento dall’iPhone, che già nel 2008 ne aveva in qualche modo segnato il destino, rendendo quasi obsoleto il riproduttore di musica che aveva rilanciato le fortune di Apple, ora si ritira per sempre. Eppure l’iPod ne ha fatta di strada, avanti e indietro in giro per il mondo per 20 anni, un’eternità nel linguaggio velocissimo dell’elettronica. E ancora la farà per qualche mese, il tempo di esaurire le scorte. Poi l’iPod Touch, ultimo sopravvissuto della famiglia, uscirà e chiuderà la porta, come ha annunciato Apple. Non è un addio qualunque, perché quel dispositivo da “mille canzoni in tasca”, così recitava lo slogan scelto e voluto da Steve Jobs, ha avuto un clamoroso impatto nella cultura popolare, negli stili di vita, nell'industria della musica e dell'intrattenimento, oltre ad aver segnato in modo importante la vita di milioni di giovani (e non solo) nel primo decennio di questo secolo.

Icona di stile. Non era scontato che quel piccolo lettore di musica digitale, nato all'indomani del successo di iTunes, il primo negozio di file digitali musicali da scaricare, diventasse praticamente un’icona di questo secolo: era piccolo e cool, design accattivante, un oggetto da possedere ma anche da far vedere agli altri, come status symbol, un sogno per gli appassionati di musica, un oggetto del desiderio da vantare con gli altri. Merito soprattutto di Apple che, grazie a Steve Jobs, azzeccò anche la campagna pubblicitaria: colorata, semplicissima, perfetta. Perché tutta la musica che avevamo sempre voluto ballare era lì, nelle nostre tasche. E quelle cuffiette tutte bianche identificavano immediatamente chi era nella tribù degli iPod e chi, invece, non lo era. E poi, che dire di quella rotella piazzata sul lato frontale dell’iPod? Quella rotella fu una vera rivoluzione. Un marchio di fabbrica per Apple che ha sempre avuto l’ossessione di creare prodotti non solo splendidi, ma anche semplicissimi da utilizzare. Da lì, da quel sistema così immediato, si poteva controllare tutto.

La musica. Grazie all’iPod abbiamo conosciuto un catalogo di artisti prestigiosi. Tra questi, Madonna, che ha messo a disposizione la propria opera nel 2005, i Led Zeppelin nel 2007 e soprattutto i Beatles nel 2010, dopo un corteggiamento durato anni. Gli ultimi mostri sacri del rock a cedere sono stati gli AC-DC nel 2012.

I modelli. Al primo iPod ne seguirono altri, il Mini, lo Shuffle, il Nano, il Touch, aprendo di fatto la strada agli smartphone, all'idea di avere in tasca un terminale per essere connessi al mondo intero. E noi siamo cambiati con loro, abituandoci a vedere video ovunque, a essere connessi alla rete e leggere libri e giornali, a guardare la tv in mobilità, e alla fine a non avere più bisogno di un iPod perché i “nuovi” dispositivi fanno di più e di meglio. I nuovi si chiamano l’Apple Watch, iPad e iPhone: strumenti che consentono agli amanti delle canzoni di poter accedere a novanta milioni di brani e a oltre trentamila playlist disponibili su Apple Music. Se si pensa che il primo iPod poteva contenere solamente mille canzoni è facile comprendere perché il vecchio dispositivo non abbia attirato più l’interesse.

Futuro. Così, Apple ha dovuto fare i conti con il calo delle vendite e ha deciso, alla fine, di eliminare anche l’iPod Touch, penultimo esemplare della specie lanciato sul mercato nel 2007. Precedentemente, dopo l’ormai storico iPod del 2001 ci sono stati l’iPod mini del 2004, l’iPod nano del 2006 e l’ultima generazione dell’iPod nano del 2012. Il Touch, poi, è stato più volte aggiornato, fino all’ultima versione rilasciata nel 2019. Tutti questi modelli che si possono trovare ancora sugli scaffali dei negozi specializzati resteranno in commercio fino al loro esaurimento, ma poi non saranno più acquistabili. Ecco perché è partita la corsa all’iPod: gli ultimi esemplari, che hanno un prezzo di partenza di 249 euro, in futuro potrebbero valere una fortuna. Chi scommette ancora sull’iPod?

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