Matteo Berrettini è il più giovane tennista italiano ad entrare nella ristretta elite del tennis internazionale, la top ten, i primi dieci al mondo. Da lunedì 28 ottobre sarà numero 9 al mondo all’età di 23 anni. Raccoglie i frutti di un’annata strepitosa, culminata con la semifinale a New York (persa contro Rafa Nadal) e che potrebbe concludersi con l’accesso alle finali Atp a otto di Londra.

Prima di lui nei top ten c’erano stati: Adriano Panatta (numero dieci nel 1973 anche lui ventitreenne, poi addirittura 4 a 26 anni nel 1976 dopo i successi a Roma e a Parigi); Corrado Barazzutti numero 7 nel 1978 a 25 anni (semifinalista a Parigi e a New York); e Fabio Fognini (classe 1987, quest’anno numero 9 a giugno quando ha messo a frutto il successo nel Master 1000 di Montecarlo).

Nel gotha mondiale anche le quattro moschettiere azzurre Francesca Schiavone (numero 4 nel 2011 a 31 anni, dopo il successo a Parigi); Flavia Pennetta (numero 6 a 33 anni, dopo la vittoria a New York); Roberta Vinci (numero 7 a 33 anni dopo la finale a New York persa contro la Pennetta); e Sara Errani (5 nel 2013 a 26 anni dopo la finale persa a Parigi).

La classifica mondiale dell’Atp (associazione tennisti professionisti) è nata nel 1973 (il primo leader fu il rumeno Ilie Nastase). Grazie a un sistema di punteggio che premia i successi dai tornei che si svolgono ogni settimana in tutto il mondo (dai più ai meno importanti), il computer stila ogni lunedì due classifiche: una tiene in considerazione i risultati nelle ultime 52 settimana (quella che viene utilizzata per l’assegnazione delle teste di serie nei tornei e per l’ammissione nei tabelloni), l’altra (la Race) l’intero anno solare (valida per l’ammissione alle Finali Atp, il vecchio master). Due classifiche che alla fine dell’anno comunque coincidono.

Prima del 1973 era invece una ristretta cerchia di esperti (tecnici, organizzatori di tornei e giornalisti specializzati) a stilare classifiche mondiali, in alcuni casi considerando anche le diverse superfici (l’azzurro Nicola Pietrangeli fu considerato per diversi anni il numero uno al mondo sulla terra battuta).

L’exploit di Berrettini merita un approfondimento perché si è verificato in un particolare momento storico del tennis mondiale. Nadal (che tra qualche settimana scalzerà l’attuale numero uno Djokovic dal trono mondiale) e Federer sono agli sgoccioli delle loro uniche e irripetibili carriere, il tennista romano si è inserito in un gruppo che potrebbe monopolizzare i futuri anni del vertice del circuito insieme a Medvedev, Thiem, Zverev, Tistsipas, Khacanov, e Auger Aliassime.

Allenato a Roma, al circolo Canottieri Aniene, da Vincenzo Santopadre, ex grande talento del tennis italiano che avrebbe meritato successi ben più importanti di quelli ottenuti in carriera (fu 103 al mondo nell’agosto del 1998), Matteo Berrettini lo scorso anno era entrato tra i primi 60 giocatori al mondo ma quest’anno ha sorpreso tecnici e addetti ai lavori con una crescita tecnica, tattica e di atteggiamento mentale davvero importante.

Secondo i più recenti studi statistici applicati al tennis e utilizzati dai tecnici nella cura dei giovani talenti, circa il 70 per cento dei punti nei match tra i giocatori professionisti si chiude nell’arco di due-tre scambi. Una rivoluzione rispetto agli anni 70 e 80 (indimenticabili le maratone a cui ci avevano abituato giocatori come Borg, Vilas, Higueras, Wilander e Lendl). Da qui l’importanza che - con le avveniristiche racchette, le nuove palline e le rinnovate superfici di gioco (terra più rapida, cemento più lento ma che restituisce meglio gli effetti impressi alla palla) hanno assunto alcuni colpi come il servizio e il diritto. Guardacaso i punti di forza di Berrettini, che poi rispetto ad altri colleghi del circuito mondiali sa sfruttare al meglio anche un colpo per certi versi riscoperto di recente, il rovescio in back spin, colpito cioè con una mano dall’alto verso il basso, con il quale il tennista romano riesce a tenere molto bassa la palla, a mascherare l’ottima smorzata e a variare il ritmo degli scambi.

Proprio questa sua completezza tecnica (ma anche i margini di progresso del rovescio bimane coperto) hanno trasformato Berrettini nel più importante progetto di campione del tennis azzurro degli ultimi quarant’anni. Per tutto questo il romano (ragazzo molto incline al lavoro, mai sopra le righe, correttissimo in campo) potrebbe restare a lungo nella top ten conquistata a partire da lunedì prossimo.
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