Il Taloro Gavoi è una grande famiglia.

È la squadra di calcio che rappresenta tutto il paese.

Un punto di riferimento per chi vive quotidianamente la comunità e per i tanti che da anni lavorano fuori dalla Barbagia ma che ai colori rossoblu sono attaccati con orgoglio e forte spirito di appartenenza.

Una vicinanza concreta - spesso quotidiana - è quella che mostrano i tanti sostenitori alla compagine guidata quest'anno da mister Romano Marchi, che dopo aver difeso per diversi lustri la porta si è sfilato i guanti per allenare nuovi ed ex compagni.

Venerdì all'Hotel Taloro è stata presentata la squadra che sta per iniziare la sua diciottesima stagione di Eccellenza, diventando di fatto la più longeva squadra della categoria.

Un campionato affascinante e dispendioso soprattutto per una società senza un presidente padrone ma che ruota di anno in anno in base alle indicazioni del direttivo.

Le risorse economiche sono limitate malgrado la generosità dei gavoesi, allora durante la stagione sono numerose le iniziative messe in cantiere per racimolare i soldi necessari per gestire senza debiti una macchina che con tanto impegno dietro le quinte della dirigenza ha mostrato di funzionare più che bene.

Cene sociali di autofinanziamento, lotterie, serate danzanti per carnevale ma non solo sono le armi - in un certo senso di altri tempi - messe in campo dalla dirigenza per fare cassa, ma anche per aggregare nel nome di un progetto comune che unisce e appassiona.

A dimostrarlo i tanti gavoesi sugli spalti nelle varie gare sia in casa che in trasferta.

Un amore incondizionato che i giocatori sentono e respirano a pieni polmoni.

Dal capitano Roberto Mele di recente diventato cittadino onorario agli altri che si sono uniti al progetto.

Così la cena di presentazione sembrava un matrimonio (anzi un battesimo dicono da queste parti) con 250 commensali paganti seduti accanto ai giocatori per augurarsi ogni bene per la nuova stagione alle porte.

L'obiettivo del sodalizio presieduto quest'anno dal giovane e figlio d'arte Mathias Urru (suo padre Ignazio è stato un grande presidente) e' quello di fare bene mantenendo la categoria prendendosi delle belle soddisfazioni.

Il catino del Maristiai rimane la bolgia in terra battuta (anche questa è una particolarità ovunque gli impianti sono in erba sintetica) dove fare punti.

Il vicepresidente è Mariangela Brundu, unica donna del sodalizio mentre una ventata di dinamismo arriva dal vulcanico Giorgio Lai che con il suo entusiasmo contagioso si occuperà in modo particolare del settore giovanile.
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