Antonio Borrotzu, oggi 42 anni, sin da bambino era il più robusto dei suoi compagni. Giocava a pallone nel quartiere "Sa e' Mastio" di Orani, suo paese natale in provincia di Nuoro.

Nelle infinite partitelle dei fanciulli di quei tempi per porte si mettevano due pietre, come pallone quando andava bene si usava il mitico "S Siro", una sfera in gomma resistente, bianca a tacchetti neri, inoltre di peso regolare: 420 grammi.

I bambini quando lo ricevevano in regalo dai padri o dagli zii (le mamme, sia chiaro non volevano) erano felici e lo mostravano orgogliosi ai compagni, pronti per le sfide all'ultimo sangue, in cui il più scarso in genere veniva messo in porta e i più capaci giocavano in avanti, ma pretendevano di avere la palla sempre tra i piedi, senza passarla a nessuno naturalmente.

Scene che 30 anni fa accadevano in ogni piccola combriccola d'Italia, quando ancora si poteva giocare per strada. Scuole calcio naturalmente non ce n'erano, come non c'erano né erba né erba sintetica. La selezione sportiva di quei ragazzi, in qualsiasi disciplina, non solo nel calcio, era naturale, talvolta crudele.

Antonio nel frattempo cresceva in fretta, ma doveva pagare un pedaggio a causa del suo gran fisico. I suoi primi allenatori infatti lo mettevano in difesa: un piccolo Ercole che impedisse agli avversari di fare gol occorreva sempre. Il ragazzo però cominciò a stancarsi della situazione.

Nel 1994, quando militava negli allievi del suo paese, dovette per questo ricattare il suo allenatore: "O mi fai giocare centravanti o non vengo più al campo". Il mister cedette e Antonio Borrotzu in quella lontana stagione ne mise dentro ben 64, un record. Lo stesso anno in estate giocò, in prestito al Macomer, nel prestigioso torneo Muzzetto di Tempio facendo una caterva di reti.

Il Tempio non si fece sfuggire il prodigioso bombardiere di Orani, che segnava da tutte le posizioni, e in tutti i modi, e che in area di rigore pareva un carrarmato.

Con i "galletti" cominciò la bella carriera del centravanti Antonio Borrotzu, che non smise più di fare gol (son passate 25 stagioni) e che probabilmente avrebbe meritato categorie maggiori. Contare il numero delle squadre in cui ha militato è compito da lasciare agli accademici, basti sapere che tra serie C, D, Eccellenza e Promozione, Antonio Borrotzu ha segnato circa 350 gol. Una cifra che non ha bisogno di ulteriori commenti.

Oggi, superate da diverso tempo le 40 primavere, Borrotzu gioca in seconda categoria nel Ploaghe, regina solitaria nel girone G. Naturalmente Antonio è cannoniere della squadra e del torneo, con 16 reti in 15 partite. Certo la velocità non è quella di una volta, ma per la legge di compensazione la furbizia e la tecnica sono aumentate, il tiro e la potenza sono rimaste intatte, cioè notevoli.

"Giocare mi diverte sempre e quando il pallone gonfia la rete è sempre una bella sensazione, anche in seconda categoria - spiega il bomber oranese -. Nel Ploaghe mi diverto ancora e cerco di ripagare la fiducia che l'ambiente ha per me".

Antonio Borrotzu si è preso da quasi un anno il patentino di allenatore Uefa B: "Un giorno sarò in panchina a insegnare calcio - continua - ma quel giorno mi sembra ancora lontano, per ora continuerò a fare il mestiere di centrattacco". E anche il mestiere di capocannoniere. Così giurano gli esteti e gli appassionati di questo sport meraviglioso chiamato calcio.
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