«Lo chiamo gioco a doppia trazione: se è vero che i terzini devono attaccare, è anche vero che gli attaccanti devono dare una mano alla difesa. Ma non sono io l'inventore di queste teorie: è il mio amico Heriberto Herrera». Correva l'anno 1974 e il Mister Mariano Dessì già conquistava i titoloni delle pagine dell'Informatore. Lui che non aveva mai dato un calcio al pallone (e lo confessava al cronista pure scherzandoci su), ma che rubava la scena ai colleghi per quella tecnica innovativa, il "calcio totale", che ebbe l'ardire di portare sul campo iglesiente del Monteponi. L'aveva carpita al maestro Herrera, con il quale strinse una grande amicizia, dopo aver fatto suo quel credo calcistico del «movimiento» che cominciò a instillare - come faceva il suo idolo paraguaiano ai tempi della Juve operaia - nella testa e nel cuore dei suoi giocatori dell'Iglesias. Dai primi, gli allievi degli anni Sessanta, a quelli dei campionati del Duemila: ieri si sono stretti stretti attorno alla famiglia per partecipare ai funerali celebrati nella parrocchia di San Paolo a Iglesias. Morto all'improvviso giovedì mattina all'età di 77 anni, non ha fatto in tempo a incontrarli tutti, come avrebbe voluto, durante una grande festa delle vecchie glorie dell'Iglesias che i suoi primi giocatori del Nag (il nucleo addestramento giovani calciatori del '66) stavano organizzando in questi giorni per lui. «Era il suo desiderio, voleva riabbracciarci per ricordare gli anni trascorsi con noi», spiega amareggiato uno dei suoi "vecchi" allievi, Giancarlo Milia: «Ci seguiva come fossimo stati i suoi figli. Con Mariano andavamo anche al cinema, non ci perdeva mai d'occhio. Perfino quando stavamo con le ragazze in piazza Sella: ci passava vicino battendo il dito sull'orologio e ci diceva: "Domani si gioca, domani si gioca". Era il suo modo per rimproverarci e farci tornare presto a casa».
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