Il mondo del calcio piange ininterrottamente da più di 20 giorni. 

Quattro gravi lutti si sono succeduti dal 16 dicembre ad oggi, tutti causati da malattie.

Il primo ad andarsene, il 16 dicembre appunto, è stato Sinisa Mihajlovic. Grande difensore, uno dei migliori tiratori di calci piazzati della storia del calcio, fino a non molto tempo fa allenatore del Bologna, è stato stroncato da una leucemia ad appena 53 anni.

Ha lottato come un guerriero, lui che la guerra l’ha vista con i propri occhi da ragazzino (quella dei Balcani).

Una morte «ingiusta e prematura», così l’hanno definita i suoi familiari: la moglie Arianna, i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen.

Il giorno di Natale è toccato al “Mago” Fabian O’Neill, deceduto a soli 49 anni a Montevideo in seguito all’aggravarsi di una malattia epatica.

Genio e sregolatezza nel calcio e nella vita. Sul rettangolo verde le cose migliori le ha fatte vedere proprio a Cagliari: una delle grandi intuizioni di Cellino, 16 gol in 136 presenze e tantissime giocate che hanno incantato la tifoseria rossoblù.

Quattro giorni dopo, il 29 dicembre, ci ha lasciato Pelé. La leggenda, O’ Rei, l’uomo che ha inventato il calcio moderno.

Non è morto prematuramente come i suoi colleghi, aveva 82 anni. Ma come i suoi colleghi è stato stroncato da una grave malattia, un cancro al colon.

Unico calciatore al mondo ad aver vinto tre Mondiali (1958, 1962 e 1970). La Fifa gli riconosce il record di reti in carriera, 1.281 in 1.363 partite. Forse il più grande di tutti i tempi, forse no: per decenni è stata una questione a due, tra lui e Diego Armando Maradona, ora nella ristrettissima cerchia si è inserito anche Leo Messi.

Pelé è morto dopo diversi giorni in ospedale, circondato dai suoi familiari che hanno passato il Natale con lui all'Albert Einstein di San Paolo. Operato nel settembre 2021, era stato ricoverato diverse volte: l’ultima lo scorso 29 novembre, esattamente un mese prima di morire, per un aggravamento della malattia e un nuovo ciclo di cure.

(Unioneonline/L)

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