Un tempo giocato da squadra, il secondo fatto da individualismi. Massimo Rastelli si assolve dai peccati e scarica sui singoli la responsabilità della nuova cinquina.

Errori individuali ce ne sono certamente stati, quelli di Gabriel i più evidenti, ma salvare le scelte tattiche senza un minimo di ragionamento forse è eccessivo.

È vero che il Cagliari del primo tempo è rimasto compatto a reggere i colpi, e che con le proprie individualità, soprattutto Barella, Joao Pedro e Borriello poteva fare male all’Inter. Ma è altrettanto vero che ha subito due gol a difesa schierata, il primo e il terzo, dove gli automatismi di squadra non hanno certo funzionato al meglio. Squadra nuova nell’assetto, per niente elastica, soprattutto quando si è trattato di cambiare tema.

Passare dalla difesa ad oltranza all’attacco ragionato non è riuscito, forse proprio per l’assetto scelto inizialmente. L’idea di Rastelli ha perso con onore nei primi cinquanta minuti lasciando il vuoto a seguire.

Forse preoccupato di non annoverare un’altra imbarcata i cambi hanno depauperato tecnicamente la squadra. Togliendo Di Gennaro, Barella e Borriello e inserendo Sau, Dessena e Ibarbo il tasso qualitativo è drammaticamente sceso.

Il solo Sau poteva garantire qualche idea, il resto erano portatori d’acqua o corridori che avevano bisogno di essere guidati per poter condurre un assalto.

L’imbarcata è arrivata comunque, con una squadra sfatta, incapace di trovarsi, vuota e senza spirito. Lontana da qualsiasi principio caro ai tifosi. Il maledetto decimo posto come obiettivo, che garantirebbe il rinnovo automatico del contratto del tecnico, sta dominando su qualsiasi altro ragionevole programma.

Far punti viene prima del costruire un’identità tattica per il futuro. Appesi ad un premio di produttività utilitaristico. Come lo è il far giocare Gabriel per accordo societario.

Logiche da tavola, economicamente personali, razionale e scarsamente emotive. Lo dimostrano anche le scelte. I primi tre capitani e il portiere con contratto in panchina. Il futuro può aspettare e con esso l’identità di una squadra che aspetta di conoscere un padre. Colui che sarà capofamiglia nel prossimo campionato

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