La crisi societaria ferma l'Olbia: niente allenamenti
La squadra capitanata da Ragatzu: «È arrivato il momento di avere risposte e certezze»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’Olbia Calcio intesa come squadra si ferma. Con una nota stampa divulgata ieri in tarda serata i giocatori capitanati da Daniele Ragatzu annunciano che oggi non riprenderanno ad allenarsi, spiegandone le ragioni. Ragioni legate all’incertezza societaria che sta caratterizzando in maniera eclatante la stagione in Serie D dei bianchi, indietro (tra le altre cose) di diverse mensilità come tutti gli altri dipendenti del club, e in attesa di una soluzione che, in questo momento, non può prescindere dal cambio di proprietà, in mano per il 70 per cento alla società svizzera SwissPro, impegnata proprio in questi giorni in una trattativa per la cessione del suo pacchetto di maggioranza.
“Dopo mesi di silenzio crediamo sia giunto anche per noi il momento di parlare”, si legge nel comunicato. “Fino ad oggi il nostro unico obiettivo è stato quello di lavorare con serietà ed impegno, accogliendo come nostra questa difficile sfida. Crediamo sia però necessario prendere una posizione netta ed esprimere il nostro pensiero”. Il comunicato prosegue ricordando il drammatico derby col Latte Dolce, perso 1-6 in casa. “Come prima cosa ci sentiamo in dovere di chiedere ancora una volta scusa alla città per la sconfitta di domenica. Il supporto ricevuto a fine gara dalla curva e dal Nespoli intero fortifica questo prezioso legame. A voi diciamo grazie”.
Poi, l’annuncio: “Anche per rispetto verso i tifosi, i primi a soffrire di questa incertezza, abbiamo scelto di fermarci e di non prendere parte alla seduta di allenamento di martedì 7 ottobre e dare quindi un segnale deciso e coeso, condividendo con tutti voi le nostre motivazioni”. Seguono le ragioni della sofferta decisione. “Dopo mesi di incertezze, chiediamo a gran voce rispetto per noi e per questa maglia. Noi gruppo squadra oggi patiamo il silenzio di una proprietà assente e inoperosa. È solo grazie a voi tifosi, ai dipendenti dell’Olbia Calcio e al gruppo di volontari del Comitato che si sono stretti attorno a noi – prosegue la nota – che non ci siamo mai sentiti soli nemmeno un istante, ma è arrivato il momento di avere risposte e certezze”.
In chiusura, l’appello: “Chiediamo alla proprietà di riparare al danno fatto, di aver rispetto di chi lavora e soprattutto di una città che vede 120 anni di storia calcistica lasciati morire”.