Si sciolsero ufficialmente il 10 aprile. Un mese dopo, quando ormai i Fab Four stavano già pensando alle loro carriere da solisti, venne pubblicato "Let it Be", ovvero l'ultimo disco dei Beatles. In quella primavera di cinquant'anni fa vennero scritti gli ultimi due capitoli di una storia iniziata a Liverpool nel 1960, quando nacque la band che ha rivoluzionato il mondo delle musica pop. L'uscita di scena rappresentò un colpo durissimo per milioni di fan. Secondo Terry Burrows, autore di un libro dedicato a quattro baronetti, la storia era finita da tempo. Mancava solo l'annuncio ufficiale. "Per tre dei Beatles - scrive Burrows - era tutto finito. Paul, invece, non si rassegnava. Cercò di organizzare di nuovo un concerto dal vivo, e in quell'occasione, John dichiarò di averne abbastanza. Voleva uscirne. Ma questa non era una rivelazione, dopo tutto, Ringo e George se n'erano andati altre volte, però avevano sempre fatto ritorno. Lasciarono che le acque si calmassero". Nell'aprile del 1970 il sogno finì.

Ma prima dell'uscita di scena i Beatles regalarano ai fan un altro disco, ovvero l'album "Let it be", uscito l'8 maggio del 1970, prodotto da George Martin, Phil Spector e Glyn Johns per l'etichetta Parlophone. Il disco venne pubblicato in un cofanetto che oltre al vinile comprendeva anche un album di fotografie. Restò in commercio per sei mesi, poi la casa discografica lo ristampò con un nuova copertina. In tempi recenti l'album è stato ripubblicato in versione completamente rimasterizzata.

La gestazione dell'album non fu semplice. "Se ascoltassimo Let it Be senza sapere nulla della storia che ha dietro - ha scritto la rivista Rolling Stone - lo troveremmo un disco rilassato e affettuoso, il ritorno dei Beatles ad una visione semplice del rock&roll dopo le architetture complesse e i fuochi d'artificio stilistici dei dischi precedenti. Doveva essere proprio quello: un modo per riportare i Beatles alle origini, quando erano un gruppo beat capace di suonare sul palco per ore senza versare una goccia di sudore. Invece è il progetto che li distrugge definitivamente, e l'ultimo disco della loro carriera".

Il disco venne registrato in presa diretta nel 1969. Inizialmente il titolo previsto era "Get back", uno dei brani presenti nell'album. Alla registrazione prese parte anche il pianista Billy Preston che con la sua presenza riuscì in qualche modo portare un po' di serenità in una band, nella quale i rapporti tra i quattro componenti erano ormai logori. Si litigava ogni giorno. John Lennon aveva grossi problemi con l'eroina e nel gruppo non tutti digerivano la leadership di MaCartney, autore tra l'altro del brano che dà il titolo a disco: una canzone scritta nel 1968. Il bassista raccontò che compose il brano dopo aver sognato la madre Mary, morta di cancro quando il futuro baronetto era ancora adolescente. "Mi disse di non preoccuparmi - ha raccontato McCartney in diverse interviste - mi rassicurò che sarebbe andato tutto per il verso giusto". Secondo Terry Burrows la canzone rappresenta una sorta di inno scritto da Paul in risposta alla forte pressione delle responsabilità di cui si prese carico in veste non ufficiale di manager dopo la morte di Epstein. Lo scrittore inglese nel suo libro riporta anche una frase del bassista: "Scrissi questo pezzo quando tutti quei problemi economici cominciarono a schiacciarmi. Scrivere era il mio modo di esorcizzare i fantasmi". La canzone usci come singolo e ovviamente fu un grande successo. Nel disco è presente una versione differente, cambiano alcuni passaggi di chitarra eseguiti da John Lennon .

"Let it be" comprende dodici brani: Two of us, Dig a pony, Across the universe, I me mine, Dig it, Let it be, Maggie may, I've got a feeling, One after 909, The long and winding road, For you blue, Get back.

Nel 2003 il disco, su iniziativa di Paul Mac Cartney, è stato ristampato con il titolo "Let it be… Naked", ovvero le registrazioni originali dell'album in presa diretta, ma senza le sovraincisioni di Phil Spector.
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