Un David di Donatello. Poi la menzione speciale della critica a Skepto. Mario Piredda torna a casa, nella sua Sardegna. E a 36 anni il successo sembra appena all'inizio, anche grazie al suo breve capolavoro, "A Casa Mia". Ma il regista preferisce partire dalla fine, perché "la tristezza e la morte a me piacciono parecchio", spiega - e poi sorride. Nel cortometraggio la fine sembra rappresentata da un balenottero morto e dalle onde oscure del mare. "Ma l'ironia c'è", assicura.

"A casa mia" è un lavoro di quindici minuti per raccontare lo spopolamento della Sardegna attraverso una storia semplice: quella di un uomo: e di una donna. Piredda può raccontare l'isolamento perché lo ha vissuto: "Sono cresciuto a Badesi, un paese piccolo della provincia di Sassari che si svuota d'inverno e si riempie solo d'estate. Desideravo uscire, fare nuove esperienze".

Così ecco la partenza per Bologna, l'iscrizione al Dams e i primi film. Il David lo sfiora con "Io sono qui", ancora una volta la Sardegna, ancora una volta partenze e ritorni. In "A casa mia" c'è Lucia, che trascorre le giornate a casa e non vuole lasciarla neanche con le cannonate; c'è il suo vicino anziano pescatore, con cui nasce un'amicizia che è quasi amore; e poi c'è la figlia di Lucia, che cerca di convincere la madre ad andare via, per mettere la vecchia dimora in affitto.

"Lucia è Giusi Merli, straordinaria attrice già famosa per 'La grande bellezza'", racconta Piredda, "non sapeva il sardo è ha imparato a memoria ogni parola. L'ho conosciuta a Montevecchio". Il pescatore invece "è mio zio". Sardo purosangue, "un poeta".

Il film è girato a Trinità d'Agultu. "Quando stavamo per andare via ci hanno dato una notizia incredibile: un cetaceo si era spiaggiato. Siamo corsi a vedere e ho deciso di inserirlo nel film perché trovavo che lo completasse".

Racconta ancora: "Questa è una storia universale. I giovani vanno via e gli anziani restano". Per evocarla Piredda ha scelto il logudorese : "La lingua con cui mia madre mi picchiava da piccolo", scherza. Rivela: "Cerco di fare film su ciò che conosco, che sento vicino. Ho bisogno di viaggiare, ma la Sardegna è sempre con me. Da quando l'ho lasciata, ha iniziato a chiamarmi più forte".

Giovanni Lorenzo Porrà

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