A metà anni Cinquanta era entrato nell’olimpo del rock’n roll, grazie anche a brani indimenticabili come “Great Balls of Fire”, entrato nella colonna sonora del film “Top Gun”.

Jerry Lee Lewis, soprannominato “The Killer”, è morto a 87 anni nella sua casa a sud di Memphis. Recentemente entrato nella Country Hall of Fame, da tempo non stava bene: Tmz due giorni fa ne aveva annunciato la morte salvo poi ritrattare.

Nato in Louisiana in una famiglia poverissima che aveva ipotecato la casa per comprargli il primo pianoforte, Jerry aveva imparato da solo a suonare e a 14 anni si era esibito per la prima volta in pubblico in un concessionario di auto locale. Da bambino frequentava una scuola evangelica, da cui fu cacciato per aver suonato una versione boogie-woogie di “My God is Real” considerata irriverente.

Il primo disco fu una versione con gli steroidi di “Crazy Arms” di Ray Price. Con “Whole Lotta Shakin' Goin' On” del 1957 la casa discografica Sun Records ottenne quello che cercava e “Great Balls of Fire” in novembre di quello stesso anno sigillò il trionfo.

Memorabili le sue performance sul palco, Lewis vi saliva “come fosse posseduto dalla musica del demonio”, diceva lo stesso diretto interessato. Una rapida ascesa e un’altrettanto rapida caduta: nel 1958, mentre il terzo successo “Breathless” saliva al secondo posto delle classifiche, Jerry si imbarcò in un tour trionfale in Gran Bretagna e i giornalisti al seguito scoprirono che la ragazzina che viaggiava con lui, Myra Gale Brown, era la sua moglie di 13 anni e per di più una cugina, e che Lewis era ancora sposato con una seconda moglie quando aveva pronunciato i suoi terzi voti nuziali.

Uno scandalo che non fu placato dalle giustificazioni di Lewis: “13 anni non è giovane, dalle nostre parti l’età non conta e ti puoi sposare anche a 10 anni se trovi un marito”, disse.

Restò a lungo defilato per via dello scandalo, ma a metà anni Sessanta rieccolo, grazie al country: una ventina di suoi album entrarono nelle top ten del genere.

Tra gli anni ‘70 e ‘80 l’abuso di alcol e droga e alcuni disastri familiari, la quarta moglie annegata in piscina e la quinta per overdose di metadone. Nel 1976, mentre guardava la tv, ferì al petto il suo chitarrista mentre mirava a una bottiglia di Coca Cola. La vittima fece causa. Due mesi dopo, poi, si introdusse a Graceland, la villa di Presley a Memphis, poche ore dopo esser stato fermato per guida in stato di ebbrezza.

Una vita movimentata, una leggenda della musica che da anni era nel suo “buen retiro” a Memphis. Ieri in tarda serata la notizia della morte.

(Unioneonline/L)

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