Addio a Sinead O’Connor, la cantante irlandese è morta a 56 anni.

Diventata celebre per la cover di Nothing Compares 2 U di Prince, dopo essersi convertita alla religione musulmana, aveva scelto di chiamarsi Shuhada Davitt. Soffriva da anni di depressione.

Nata a Dublino nel 1966, era arrivata in modo dirompente sulla scena rock degli anni '80: a 19 anni aveva esordito con The Lion and the Cobra, un album che teneva insieme rock ed elettronica con una combinazione potente e originalissima di malinconia e furore. Anche l'America si accorse subito di lei e quando, nel 1990, ha pubblicato Nothing Compares 2 U, un gioiello di Prince fino ad allora rimasto nascosto, e ha conquistato le classifiche mondiali, tutto lasciava immaginare che O'Connor sarebbe arrivata molto lontano. Era diventata un'icona.

Nel 1992 la serenità della sua carriera ha cominciato a incresparsi: prima l'annuncio che si sarebbe rifiutata di suonare nel New Jersey se fosse stato suonato l'inno americano poi uno degli episodi più controversi della sua tormentata esistenza. Ospite del Saturday Night Live, cambiò i versi di War, una canzone di Bob Marley, trasformandola in un attacco contro la Chiesa Cattolica, accusata di insabbiare i reati di pedofilia.

Negli anni successivi impegni annullati, sparizioni dalla vita pubblica, annunci di ritiro dalle scene, ritorni, un paio di buoni album, la pubblica ammissione di soffrire di disturbo bipolare. Sulle sue vicende aleggiava un senso di insopprimibile malessere, insieme alla paura, per chi riusciva a starle vicino, di un gesto definitivo.

Quello che nel gennaio dell'anno scorso ha compiuto suo figlio Shane appena diciassettenne, dopo essere fuggito da un ospedale dove era ricoverato proprio perché aveva manifestato tendenze suicide. Nella disperazione di quel momento annunciò in un tweet l'intenzione di «seguire mio figlio». Poi si scusò, dichiarando che si sarebbe curata. 

(Unioneonline/D)

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