"Turismo in ripresa": Giacomo Puntel, cagliaritano a Dubai, "in Sardegna? Qualche errore è stato fatto"
Responsabile del settore Food&Beverage di uno dei resort più lussuosi di Dubai, il 43enne è ottimista sul rilancio dei viaggiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Le persone vogliono uscire, rilassarsi, trascorrere del tempo fuori casa, insomma tornare alla "vita normale". Ne è convinto Giacomo Puntel, 43enne cagliaritano, responsabile del settore Food&Beverage di uno dei resort più lussuosi di Dubai, l'Anantara The Palm, sulla Palma Jumeirah. Una struttura tra le più sfarzose che si trova su una delle isole artificiali a forma, appunto, di palma.
Negli Emirati Arabi (circa 9,631 milioni di abitanti) i casi totali di coronavirus, secondo gli ultimi dati disponibili, sono 190mila, con 629 morti e 167mila guariti (in Sardegna - su una popolazione di 1,64 milioni -, per fare un paragone, le vittime da inizio pandemia, con bilancio aggiornato a oggi, sono 644). Lì il vaccino contro il Covid-19 gira da diverse settimane, e non sono insoliti viaggi destinati proprio all'acquisto del farmaco prodotto dalla cinese Sinopharma. "Lo si può ottenere registrandosi su un sito o visitando gli ospedali che sono autorizzati a somministrarlo", spiega Puntel, che appare molto ottimista sul prossimo futuro del settore turistico: "Siamo in fase di ripresa e la situazione attuale è senza dubbio migliore rispetto agli inizi dell’anno quando, come tutti sappiamo, il mondo è stato messo in ginocchio dalla pandemia. Qui a Dubai si vede già una ripresa in particolare per le festività di fine anno con turisti di paesi del Nord Est ma anche europei come Inghilterra e Germania".
Qual è la sua sensazione?
"Positiva, i vaccini sono arrivati finalmente e, anche se ci vorrà del tempo, forse sino a metà o fine 2021 per avere una vita un po' più 'normale' di quella di adesso, il mondo tornerà a sorridere e a viaggiare più di prima. Non è stato un anno semplice, ma i momenti più difficili sono dietro le spalle di quasi tutti i Paesi del mondo".
Percepisce la voglia di tornare a viaggiare e a muoversi liberamente?
"Non c’è dubbio che ci sia la voglia di salire su un aereo e farsi una vacanza o tornare a casa propria e rivedere amici, famiglia o staccare la spina dopo un anno come il 2020. Il turismo si è ripreso, non ancora ai livelli dell’anno precedente ma possiamo dire che dai tabulati si vede un buon trend in termini di business da aprile in poi".
Sempre in tema viaggi, trova che – nell’ottica coronavirus – esistano differenze fra il turismo di medio livello e quello alto?
"Le differenze ci sono sempre state, certamente chi oggi - come prima - si può permettere un viaggio in Business o First Class corre meno rischi di chi deve viaggiare su un volo di 6 ore o più con un posto in Economy".
Quali sono i requisiti per entrare a Dubai in questo momento?
"Il governo insieme alle compagnie aeree sono molto avanti rispetto ad altre nazioni. Ci sono degli accordi con la maggior parte dei Paesi europei e mondiali e ogni persona che arriva a Dubai riceve il tampone gratuito prima di uscire dall'aeroporto e dirigersi alla destinazione finale. Il risultato si riceve in meno di 24 ore via messaggio e si può procedere alle vacanze con normalità, rispettando le leggi delle autorità locali. Oramai Dubai può essere considerata Covid-free. Tutte le attività hanno riaperto da luglio".
Avete fatto anche lì il lockdown?
"Certamente, come ogni Paese al mondo abbiamo anche noi dovuto rispettare le direttive. Erano più o meno 3 mesi durante i quali si è rallentato in certi momenti e si è capito che rispettare le regole per vivere meglio un domani non era più una opzione ma una regola da seguire molto attentamente. Oggi è per questo che una città come Dubai si può definire avanzata, chi risiede qui non si sarebbe mai permesso di non seguire le regole del lockdown. Cosa che, avendo letto molto le notizie dall’Europa, dato che la mia famiglia è a Cagliari, non molti hanno fatto".
Ci sono prescrizioni da rispettare? Mascherine, ecc...?
"La mascherina è al momento l’unica direttiva del governo quando si visitano centri pubblici e quando si va in giro per strada. Il Social Distance nei ristoranti e in ogni altro business sono oramai regole del giorno ma la città è tornata a vivere in piena normalità".
Come vivono gli emiratini queste restrizioni?
"Come tutti, seguono le regole e tutti si rispettano a vicenda".
Per gli hotel e i ristoranti: sopravvive chi è più "forte" e gli altri hanno chiuso, chiudono o chiuderanno?
"Sopravvive chi è riuscito a gestire i costi e chi aveva abbastanza flusso monetario per superare questi momenti difficili. Molti ristoranti non sono riusciti a superare il lockdown e non avendo introdotto degli altri modi per generare profitto, come le consegne gratuite, hanno dovuto chiudere le porte per sempre. Grosse compagnie internazionali riescono a uscirne vittoriosi e a controllare costi in maniere differenti, i piccoli ristoranti hanno avuto difficoltà".
Avete già ospiti e prenotazioni per queste settimane e mesi?
"L'hotel è tornato a livelli di occupazione molto buoni e consistenti. Per le festività siamo a pieni ritmi con celebrazioni in ogni ristorante e siamo vicinissimi al tutto esaurito".
Come si sono organizzati gli alberghi e i ristoranti?
"C'è il Social Distance, quindi l'occupazione dei ristoranti deve rispettare queste regole e operare con un limite dell'80%".
Il resort dove lavora a quali regole è sottoposto?
"Nessuna regola in particolare a parte quelle già esposte".
Esiste un protocollo per i dipendenti delle strutture alberghiere?
"Ogni giorno, tutti i dipendenti devono sottoporsi al controllo della temperatura corporea tramite rilevatori a raggi infrarossi. Procedimento di appena 2 secondi".
Segue la situazione in Sardegna? Per fare un paragone: fino a ieri ci sono stati 634 morti per Covid, praticamente lo stesso numero di tutti gli Emirati. Stiamo sbagliando qualcosa nella gestione?
"Seguo molto attentamente la situazione in Italia e in Sardegna e secondo me, senza essere o apparire quello che sembra che sappia come gestire la situazione o insegnare come farlo, abbiamo fatto degli errori precedentemente e adesso se ne pagano le conseguenze. Governo e Regione erano più preoccupati per le vacanze estive che altro. Nessuno ha mai seguito le regole imposte dal governo, se avessimo fatto i 'buoni' per tutta l’estate e seguito le regole rigide del Social Distance senza assembramenti, oggi avremmo ristoranti aperti, i bambini andrebbero a studiare nelle classi e ci sarebbe più lavoro e molto probabilmente in tanti non lo avrebbero perso. Avremmo dovuto riaprire con più cautela e multare immediatamente chi non avesse seguito le regole. Ma lo sappiamo bene, noi italiani siamo famosi un po’ in tutto il mondo per aver fatto sempre di testa nostra e per contestare sempre tutti al potere. Abbiamo mai pensato a cosa avremmo fatto noi se fossimo stati nella posizione di prendere decisioni in quelle fasi più difficili a marzo? Non erano momenti semplici e le decisioni prese, anche se estreme, erano quelle giuste, il problema è che in pochi le hanno seguite".
Sabrina Schiesaro
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