A Baden Baden è arrivato da migrante. In vent'anni si è inserito al punto che considera la città tedesca un po' la sua casa, al pari di Cagliari. Massimo Pinna, 48 anni, Cagliari se l'è portata appresso comunque, nel cuore, e la sua passione per i colori rossoblù è ormai conosciuta anche in Germania. Di lui - ragioniere contabile, cameriere per lavoro - si sono occupati anche i quotidiani tedeschi, al punto da considerarlo una sorta di mascotte per la città, anche se indossa la maglia con i colori della squadra dell'Isola.

Pinna, da quanto tempo vive in Germania? "Abito a Baden-Baden dall'8 aprile 1997. Ho sempre lavorato nel settore della gastronomia. Attualmente faccio il cameriere. Sono nato a Villa Elena, in piazza Giovanni XXIII, da padre stampacino e madre castellana. Non ho famiglia e non sono mai stato interessato a farne una. Nel 2001 comprai casa quando ancora c'erano i marchi tedeschi e la Germania finanziariamente era un razzo spaziale. Oggi, 20 anni dopo, lo è ancora, ma molto molto meno. Quando arrivai qui, ero uno dei pochissimi Ausländer.

Il BT, principale quotidiano di Baden Baden, ha dedicato una pagina alla storia di Massimo Pinna
Il BT, principale quotidiano di Baden Baden, ha dedicato una pagina alla storia di Massimo Pinna
Il BT, principale quotidiano di Baden Baden, ha dedicato una pagina alla storia di Massimo Pinna

Oggi i rapporti si sono invertiti: ci sono più ausländer che tedeschi. La Germania è un vero e proprio melting pot, basta vedere la formazione della squadra campione del mondo nel 2014: praticamente una selezione fatta coi figli della prima generazione di immigrati". A Baden Baden la considerano uno spot per la città. Di lei hanno parlato i giornali tedeschi: come è nata questa curiosità? "Di me ha parlato il BT (Badisches Tagblatt), il quotidiano più venduto nel distretto di Karlsruhe-Süd, che conta all'incirca 350 mila abitanti. Sono finito sul giornale, in una rubrica fissa dedicata agli abitanti del distretto che, per un motivo o per l'altro, con il loro operato valorizzano e danno lustro all'intero territorio. Grazie all'amicizia quasi ventennale con Roland, il topografo del Comune di Baden-Baden, sono stato segnalato agli autori di questa rubrica che hanno valutato il mio caso positivamente e, a gennaio, mi raggiunsero per un'intervista in cui, oltre a raccontare la mia storia personale, misero in luce il fatto che io seguissi il Cagliari calcio anche partendo dalla Germania, partecipando alle partite col mio drappo dei 4 mori su cui è scritto il nome della città di Baden-Baden; fatto questo che mi valse, da parte loro, l'appellativo di ambasciatore, perché porto in giro per i campi dell'Italia il nome della loro città, che poi, dopo quasi 25 anni, sento oramai mia al pari di Cagliari".

Lei, fin da giovanissimo, è tifoso del Cagliari. Dalla Germania continua a seguirlo con costanza? "Sì. Da ragazzino mi caricavo lo striscione degli Eagles, come accadde a Frosinone in Serie C. In realtà realtà non appartenevo a quello o ad altri gruppi. Infatti mi sono sempre definito un cane sciolto, anche se il mio scooter è tempestato di adesivi Sconvolts".

Racconta sempre quanto sia stato difficile seguire la squadra da Baden Baden.

"Sì. Ho avuto un black out nei primi anni in cui mi trasferii ad abitare in Germania perché, a quel tempo, non esisteva ancora Internet, non possedevo la tv satellitare e le comunicazioni con casa erano rare, difficili e molto costose. Esisteva solamente la possibilità di recarsi in stazione a piedi, per risparmiare anche i soldi del bus, che si trova a tre chilometri dal centro: nell'edicola era possibile acquistare la Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera, ma del giorno precedente. Quanto mi mancava L'Unione Sarda! Ricordo che mi andava di lusso perché, avendo il martedì come giorno libero, potevo farmi la camminata fino alla stazione e trovavo la Gazzetta del lunedì con tutti i risultati e i commenti, sempre sperando che non fosse passato qualche italiano prima di me, perché le copie destinate alla vendita erano appena due per ogni testata e quindi capitava anche di arrivare lì con tanto entusiasmo ma di restare a bocca asciutta perché erano già state tutte vendute".

Una volta, con queste modalità, ha avuto pure un dispiacere, giusto? "Ricordo ancora il martedì dopo lo spareggio di Napoli. Partii da casa verso il centro di Baden senza aver avuto informazioni su quanto era accaduto la domenica precedente al San Paolo nella sfida contro il Piacenza. Quindi, speranzoso, feci i miei buoni tre chilometri, arrivai presto per assicurarmi una copia della Gazzetta, ma quando arrivai gli occhi mi caddero sul titolo: Luiso manda il Cagliari in B! Caddi nello sconforto e non ebbi il coraggio di comprarmi il giornale, me ne tornai a casa a testa bassa e per molto tempo non seppi mai di ciò che accadde quel pomeriggio triste a Napoli".

La prima volta che ha visto una partita? "Mio padre mi portò allo Sant'Elia per la prima volta il 18 aprile 1976: Cagliari-Verona 0-2, stagione disgraziata, culminata con la retrocessione. Avevo 5 anni".

Quest'anno è andato fino a Lecce, nel giorno del diluvio.

"Grazie a Ryanair e alla sua politica low cost, che collega la città di Baden con vari aeroporti italiani, riesco a seguire le partite che vengono giocate di lunedì siano esse interne o esterne. Sì, ero a Lecce, partita disgraziata. Ma trasferta che rifarei altre mille volte. Partito di lunedì mattina verso le 3 con questo itinerario Baden Baden - Francoforte Hahn - Bari - Lecce, sono arrivato giusto in tempo per l'inizio del match previsto per le 15. Rientro Lecce - Ciampino - Baden Baden di martedì, perché poi il martedì da Ciampino c'è il volo per Baden, così da essere operativo per il lavoro dal mercoledì alla domenica".

Come vede quest'ultimo scorcio di stagione per i rossoblù? "Sarebbe stato bellissimo qualificarci per l'Europa League anche se, da quando hanno imposto la nuova formula della competizione, le partite non hanno più il fascino di una volta. Nella Coppa Uefa del 1993/'94 andai fino a Bucarest nel primo turno che ci vide impegnati contro la Dinamo. La squadra oggi è onestamente deficitaria nel reparto difensivo. A fronte di un ottimo centrocampo e un buon attacco, la qualità dei nostri difensori è purtroppo bassa. Per arrivare in Europa ci vuole una squadra completa in tutti i reparti, persino in panchina, dove la qualità dei ricambi spesso fa la differenza".

Nainggolan resterà? "Se fosse per lui resterebbe, ne sono certo. Credo che preferisca la soluzione Cagliari a qualsiasi altra destinazione. Ma se arrivassero i cinesi con una vagonata di soldi, purtroppo non ci sarebbe modo per nessuno di opporsi".

Le piace come Zenga mette la squadra in campo? "Tra Zenga, Maran o Rastelli preferisco tutta la vita Zenga anche se però siamo sempre nella categoria degli allenatori e non dei maestri come Giorgi, Mazzone, Tabarez".

Quali sono i rapporti con i tifosi tedeschi? "I rapporti con i tedeschi sono ottimi. Anche loro sono un popolo nato a pane e calcio, quindi alla fine con loro si parla la stesso verbo. Quelli più attempati hanno persino il ricordo di Gigi Riva e delle sue gesta. Mentre i più giovani conoscono quasi esclusivamente le tre grandi del Nord, purtroppo".

Quale curiosità suscita la squadra rossoblù in Germania? "A parte la difficoltà di pronuncia, poiché in tedesco non esiste il suono "GL", devo dire che, ad esempio, la scorsa estate il Cagliari venne a giocare in amichevole a Friburgo, in piena Foresta Nera, e l'accoglienza fu davvero calorosa e speciale. Purtroppo, causa virus, quest'anno non sarà possibile ripetere l'incontro ma sarebbe bello se le due società si gemellassero e diventasse questo un appuntamento fisso di opening stagionale".

Quante trasferte ha affrontato al seguito del Cagliari? "Il 23 ottobre del 1988, a Sassari, seguii per la prima volta il Cagliari fuori casa. Da allora sono seguite una sessantina di trasferte. La più distante a Istanbul, nell'amichevole estiva col Fenerbahçe di tre anni fa".

E quante partendo da Baden Baden? "Partendo da Baden-Baden, con tutte le difficoltà del caso, sono comunque in doppia cifra".

Che cosa le manca di più della Sardegna? "Della Sardegna mi manca tutto, tutto, tutto. Però si vive molto bene anche qui al centro dell'Europa".

E, ora che le partite si giocano a porte chiuse, quanto le manca il fatto di non poter prendere l'aereo per seguire i rossoblù? "Mi manca la trasferta, con tutte le sue ansie, per le coincidenze nei trasferimenti, con le emozioni di conoscere posti nuovi, con la fierezza di tifare Cagliari quando tutto uno stadio ti è contro, perché questo fa parte fissa di me, della mia vita, delle mie storie".

Ha aspettative per il futuro? "Aspettative per la squadra? A parte che vorrei un club sempre più identitario, legato alla città, al territorio e alla lingua sarda, mi piacerebbe anche un ritorno alla maglia bianca come prima maglia ufficiale del club poiché, oltre ad essere fortunata, nella sua unicità, ci distinguerebbe da tutti gli altri club che adottano il rossoblù e renderebbe merito alla prima vera gloriosa casacca con cui i nostri batterono i cugini torresini per 5-2, l'8 settembre del 1920".

Che cosa rappresenta il Cagliari per un emigrato? "Posso dire che cosa è il Cagliari per me. Lo so che è banale dirlo, ma per me è veramente tutto. C'era quando sono nato e ci sarà quando morirò. È veramente l'unica cosa che posso dire mi abbia accompagnato per tutto il corso della vita. Non sono solo io a stare al suo fianco ma anche lui sta al mio, se vince sono felice, se perde sono triste".

Massimo Pinna durante una pausa nel lavoro (foto Pinna)
Massimo Pinna durante una pausa nel lavoro (foto Pinna)
Massimo Pinna durante una pausa nel lavoro (foto Pinna)
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