Sei mesi nella Silicon Valley nell'ambito del programma Fulbright BEST grazie a una borsa di studio. Gian Marco Nuvoli, da Sassari, è volato a San Francisco a metà settembre dopo aver superato una lunga e complessa selezione.

Negli Usa è impegnato nello sviluppo della sua idea di start-up innovativa. Si chiama "Handshake", e "vuole cambiare il modo in cui le persone fanno networking. Consente ai nostri utenti di scambiare le proprie informazioni in maniera molto più efficace e di non perdere mai più un'opportunità di business, catch the moment in order to remember when, who, where, and why (fissa il momento per ricordare quando, chi, dove e perché, ndr). Il prodotto è in una versione beta e tra poco sarà nello store".

Gian Marco Nuvoli (secondo da destra) con il presidente Mattarella (foto concessa dall'intervistato)
Gian Marco Nuvoli (secondo da destra) con il presidente Mattarella (foto concessa dall'intervistato)
Gian Marco Nuvoli (secondo da destra) con il presidente Mattarella (foto concessa dall'intervistato)

Il programma Fulbright BEST si divide in 2 parti: il primo mese c'è la startup school a Mind the Bridge, "un centro di innovazione che tra le varie cose mette in contatto grandi e piccole realtà in modo da creare ancora più valore. Abbiamo svolto delle classi di teoria, parlato con diversi mentor di successo nel mondo dell'innovazione, e visitato molte delle aziende che hanno la loro sede nella Silicon Valley, tra cui Microsoft, Google e AirBnb". Il secondo passaggio consiste in un'esperienza lavorativa in un'azienda, "che ci darà le competenze necessarie per costruire al meglio la nostra startup".

"Rispetto all'Italia - sottolinea il 28enne - qui è davvero facile creare una rete di relazioni e avere dei consigli fondamentali per la crescita. Anche gli imprenditori di maggiore successo sono disponibili a dedicarti una mezz'ora per ascoltare la tua idea e scambiare con te la propria opinione. In qualche settimana ho avuto l'occasione di prendere un caffè con professionisti di cui in Italia sarebbe stato difficile anche solo avere la mail".

In tasca Nuvoli ha una laurea triennale all'università di Sassari in scienza dell'economia, e alle spalle un'esperienza a Londra e un master sul turismo a Barcellona.

Al lavoro alle Olimpiadi di Rio (foto Gian Marco Nuvoli)
Al lavoro alle Olimpiadi di Rio (foto Gian Marco Nuvoli)
Al lavoro alle Olimpiadi di Rio (foto Gian Marco Nuvoli)

Com'è cominciata questa avventura?

"Inizialmente nel progetto eravamo in due: io e un altro ragazzo di Uri, Marco Marratzu. Poi, dato che ci mancavano le competenze tecniche, abbiamo cercato uno sviluppatore e lo abbiamo trovato a Sassari con la software house Innoviù. Pronta l'idea di app, abbiamo affrontato le selezioni, sono andato a Roma per presentare il tutto e, quando ci hanno comunicato l'esito, solo una persona poteva partire per San Francisco, ed eccomi qui".

In cosa consiste la app?

"Tutto è nato da un'esperienza personale. Quando ho lavorato a Barcellona partecipavo a varie fiere, in particolare nel campo del turismo. E ogni volta mi sono reso conto che poi mi ritrovavo in tasca decine di biglietti da visita. Vai a ricordare poi di chi fossero, spesso sono contatti che servono dopo qualche settimana quindi anche memorizzando il numero di telefono o un altro contatto va a finire che non hai più presente chi, cosa, come, dove e quando. La nostra app invece dà la possibilità di registrare il tutto in automatico e a quel punto non ci sono più rischi di perdere traccia di informazioni importanti".

Come funziona?

"Avvicinando i due telefoni, le persone possono scambiarsi numeri, indirizzi mail, si possono anche scattare foto, registrare audio. Era una cosa che sul mercato mancava. Ci sono delle app che permettono di scannerizzare il biglietto da visita ma basta un semplice errore nella lettura e devi fare comunque tutto manualmente. Invece così il problema è risolto".

La cerimonia di laurea del master (foto Gian Marco Nuvoli)
La cerimonia di laurea del master (foto Gian Marco Nuvoli)
La cerimonia di laurea del master (foto Gian Marco Nuvoli)

Sarà a pagamento?

"Il business model è free, si potrà scaricare gratis e consentirà un certo numero di servizi, poi si dovrà pagare".

Quando sarà disponibile?

"Ora stiamo raccogliendo i feedback, pensiamo di arrivare sul mercato tra un mese".

Da cosa traete i ricavi?

"Sia dai pagamenti sia dalle partnership con eventi. Per esempio ci sono delle manifestazioni che non sono molto grandi e non hanno la possibilità di creare la loro app: si possono appoggiare a noi e così facendo possono fornire per esempio le mappe degli stand, luoghi e orari degli interventi dei relatori, insomma una sorta di brochure digitale. E noi ci facciamo pubblicità spiegando anche come i loro clienti o ospiti possono utilizzare la app".

Come si è sistemato a San Francisco?

"In un appartamento insieme ad altre persone, questa è una delle città più care al mondo. Sono tutte straniere, ho fatto questa scelta perché altrimenti avrei finito per parlare solo italiano".

Come vede la Sardegna dalla Silicon Valley?

"In maniera molto propositiva, sono venuti qui anche i rappresentanti dell'Aspal (l'agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, ndr), e si stanno muovendo in modo efficiente per fare da ponte tra Sardegna e Silicon Valley, così da dare alternative ai giovani sardi. Del resto qui c'è una sorta di ecosistema tutto particolare: posso mandare un messaggio su Linkedin a un noto personaggio e ho anche la speranza che mi risponda. In Italia tutto questo non succede, e trovo sia uno dei limiti del nostro Paese. Invece questi 'guru' hanno la propensione a 'dare indietro' ciò che hanno ricevuto: tendono a restituire l'aiuto avuto da altri nella loro carriera".

Gian Marco Nuvoli con mamma Tonina (foto concessa dall'intervistato)
Gian Marco Nuvoli con mamma Tonina (foto concessa dall'intervistato)
Gian Marco Nuvoli con mamma Tonina (foto concessa dall'intervistato)

C'è un futuro per lei in Sardegna?

"Certamente, io lì sto benissimo. L'idea è quella di tornare dopo aver acquisito il massimo delle competenze e portare nell'Isola quello che sto imparando qui. A San Francisco si lavora bene, ma come stile di vita non c'è paragone col nostro. E poi mi manca molto il cibo. Quando tornerò spero di proseguire con questo progetto e di svilupparne anche altri, insomma fare l'imprenditore digitale. È sempre stata la mia vera grande passione".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)

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