Vai dove ti porta il cuore. Dove ti spingono le emozioni e i sentimenti. E poco importa se bisogna attraversare i continenti per calcare la terra dei padri. Dei propri antenati partiti - come tanti sardi e italiani - nei primi del Novecento verso le Americhe per cercare lavoro e fortuna lontano da casa.

Esteban Urgu, 37 anni, di Buenos Aires, per anni si è interrogato sull'origine del suo cognome, quattro lettere e due vocali tipiche dell'idioma sardo, senza riuscire a darsi e ad avere una risposta. L'unico indizio che aveva era la carta di identità ingiallita del bisnonno fatta dalle autorità argentine. Poi un giorno nel mare magnum della rete si è imbattuto nella pagina Facebook "Urgu in Su Mundu - Urgu in the world" aperta così, quasi per scherzo nel 2016, da Luca Urgu, un insegnante di spagnolo originario di Paulilatino. Qui Esteban che si sentiva come l'ultimo dei Moicani ("pensavo di essere l'unico con questo cognome") ha iniziato a soddisfare molte curiosità sulle sue origini e a chiedere aiuto ai tanti omonimi conosciuti online sui suoi avi del piccolo centro del Montiferru.

IL TORMENTO - Da allora in lui - giorno dopo giorno - l'idea di visitare la Sardegna è diventata un'ossessione: un piacevole tormento alimentato da contatti quotidiani con gli Urgu conosciuti in rete, ma anche acquisendo a migliaia di chilometri di distanza informazioni sulla storia e identità dell'Isola. Ora è qua dopo un viaggio lungo, ma mai come quello fatto da suoi bisnonno che per raggiungere l'Argentina ci aveva messi quaranta giorni di traversata. Per poi non rimettere più piedi nella sua terra di origine.

IL TOUR - Il tour di Esteban è iniziato a Cagliari dopo un volo intercontinentale, proseguito a S'Archittu, poi ancora verso Bosa e naturalmente a Scano Montiferru, paese impresso nei documenti di suo nonno Salvatore, diventato in Argentina Salvador Urgu.

IL RACCONTO - "Questo viaggio è un sogno. Non mi sembra ancora vero. I miei amici quando ho detto che volevo partire mi dicevano che ero un loco (un pazzo), ma ormai era un bisogno che non riuscivo a reprimere", racconta Esteban. "Qui ho trovato un'umanità splendida, la gente mi ha accolto, ospitato e aiutato. Insomma mi sono sentito a casa".

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