Luci accese fino a notte fonda a Palazzo Chigi e al Nazareno. Chiaro segnale di una trattativa che va avanti a oltranza sulla squadra di governo, e che prosegue anche questa mattina prima che il premier incaricato - che vuole sciogliere la riserva entro la mattinata - salga al Colle.

Il primo nodo da sciogliere è quello del sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Di Maio vorrebbe uno dei suoi fedelissimi, Riccardo Fraccaro o Vincenzo Spadafora, ma Conte è determinato ad indicare un uomo di sua stretta fiducia (in pole Roberto Chieppa, attuale segretario generale a Palazzo Chigi). Il braccio di ferro, qui, non è tra i dem e il Movimento, ma tra Conte e Di Maio.

Al Mef si fanno strada i democratici, potrebbe finirci l'eurodeputato Roberto Gualtieri, presidente della commissione Bilancio a Strasburgo. Ma si fanno anche i nomi dei tecnici di area Pd Giuseppe Pisauro e Salvatore Rossi.

Al Viminale andrà un tecnico (Luciana Lamorgese o Franco Gabrielli).

Di Maio dovrebbe andare agli Esteri, Dario Franceschini alla Difesa (per lui c'è anche l'ipotesi Cultura, dicastero guidato già nel governo Renzi).

È guerra sul Mise, dove il Pd punta su Paola De Micheli, M5S su Stefano Patuanelli o Laura Castelli. E dal Mise dipendono le Infrastrutture: se lo Sviluppo Economico va al Pd, le Infrastrutture restano ai pentastellati, e viceversa. I nomi, sempre quelli, anche nel ministero finora occupato da Toninelli: Patuanelli o De Micheli.

Ballottaggio anche all'Istruzione, tra Gianni Cuperlo (Pd) e Nicola Morra (M5S). Quanto all'Ambiente, o la riconferma di Sergio Costa, o Rossella Muroni (LeU).

Conteso anche il ministero del Lavoro, dove in pole c'è Giuseppe Provenzano del Pd. Si va verso la conferma di Alfonso Bonafede alla Giustizia.

Altri nomi che circolano come possibili outsider dell'ultimo minuto sono quelli della sindacalista Serena Sorrentino e dell'imprenditrice Catia Bastioli.

Bisgona tenere anche conto degli equilibri interni ai partiti. Tre ministeri potrebbero andare ai renziani, spetterebbero ad Anna Ascani, Lorenzo Guerini e Teresa Bellanova, anche se Renzi insiste su Ettore Rosato.

Nomi all'insegna della discontinuità tra i dem. Franceschini a parte (uno di esperienza bisogna pur sempre averlo), tutti gli altri non hanno mai occupato ministeri.

(Unioneonline/L)
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