Dopo una nottata e una mattinata di duro lavoro e di serrate trattative, Giuseppe Conte ha lasciato Palazzo Chigi per salire al Quirinale, sciogliere la riserva sull'incarico e presentare a Mattarella la squadra di governo.

Si è tenuta in tarda mattinata una riunione a Palazzo Chigi tra il premier incaricato, la delegazione Pd composta da Dario Franceschini e Andrea Orlando, e quella M5S, formata da Stefano Patuanelli e Vincenzo Spadafora. Il tavolo è stato chiamato a sciogliere gli ultimi nodi sulla squadra dei ministri prima della salita al Colle di Giuseppe Conte.

Non poche le gatte da pelare: in primis il ruolo di sottosegretario a Palazzo Chigi, su cui è in corso una vera e propria guerra tra Conte e il Movimento. Di Maio vuole mandare qualche suo fedelissimo ma il premier preferisce un uomo a lui vicino. Ma anche sulla Farnesina (dovrebbe andarci Di Maio), sul Mise e sulla delega ai servizi segreti è battaglia.

Dopo il via libera degli iscritti pentastellati su Rousseau, il premier incaricato ha incontrato le delegazioni Pd e M5S per definire (non del tutto, evidentemente) la squadra di governo. E, in nottata, ha visto anche gli esponenti di Liberi e Uguali. L'obiettivo è quello di allargare il perimetro della maggioranza, anche perché al Senato i numeri sono molto risicati.

Questa mattina nuovo incontro con i capigruppo Pd, LeU e M5S per ultimare il programma.

Al termine del vertice sia Graziano Delrio (Pd) che Liberi e Uguali si sono detti "soddisfatti" del programma. "C'è anche la modifica della legge sull'immigrazione", fa sapere Delrio.

Sarà un Giuseppe Conte più forte, quello "bis", rispetto al premier debole che abbiamo visto per mesi ostaggio dei suoi vice Salvini e Di Maio. Dopo il passo indietro di Andrea Orlando - che in nome della discontinuità "riferita anche a noi, non solo ai 5S" ha rinunciato a un ministero importante - e vista la scelta del segretario Zingaretti di defilarsi, quando dovrà mediare tra i partiti ai vertici di governo, il presidente del Consiglio avrà a che fare con Luigi Di Maio e Dario Franceschini.

Il Presidente della Repubblica esaminerà con molta attenzione la lista dei ministri, soprattutto in alcune caselle: Tesoro in primis, ma anche Viminale, Difesa ed Esteri.

E Renzi? Storce il naso di fronte all'ipotesi Di Maio alla Farnesina e ripete che se il governo non sarà "di qualità" i suoi "daranno una mano da fuori". Nomine da centellinare non solo in base agli equilibri tra i due partiti, ma anche in base agli equilibri interni di Pd e M5S, se si vuole davvero far durare questo governo - come vanno dicendo tutti - fino al 2023.

Se Conte sale al Quirinale questa mattina, già stasera o al massimo domattina potrebbe giurare, per poi presentarsi alle Camere già nel weekend o da lunedì prossimo. Per sedute che si preannunciano infuocate e un voto di fiducia che - almeno al Senato - appare tutt'altro che scontato.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata