Raffica di aperture a un governo di "alto profilo" guidato da Mario Draghi, l'ex numero uno della Bce incaricato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella di trovare una nuova maggioranza in Parlamento per evitare il ritorno alle urne a pandemia di Covid ancora in corso, dopo la crisi che ha portato all'implosione dell'esecutivo Conte bis.

Il primo round di consultazioni a Montecitorio ha permesso a Draghi di incassare l'appoggio convinto di Partito Democratico, Italia Viva, Leu e Forza Italia. Ma una mano tesa è ora arrivata anche dal Movimento 5 Stelle e, contro molti pronostici, anche dalla Lega di Matteo Salvini. Non mancheranno, però, gli spigoli da smussare.

M5S: "LEALI" - Draghi ha incontrato nelle ultime ore (La cronaca) proprio i rappresentanti pentastellati e quelli del Carroccio. E i faccia a faccia si sono rivelati proficui.

"Abbiamo ribadito il concetto che quando e se si formerà un nuovo governo noi ci saremo sempre con lealtà", ha spiegato il capo reggente del M5S Vito Crimi a vertice concluso. Serve però, ha aggiunto, "una maggioranza politica solida, che possa sostenere un governo solido. E serve superare quelle criticità che hanno portato alla fine del governo Conte II".

DI BATTISTA DICE NO - Una linea - sposata anche dal garante Beppe Grillo, che ha partecipato all'incontro, e da Luigi Di Maio - che rischia di produrre però una frattura insanabile con l'ala ortodossa del Movimento, capeggiata da Alessandro Di Battista e dall'ex ministro Barbara Lezzi, nettamente contraria al supporto pentastellato al nuovo esecutivo guidato da quello dall'ex governatore della Banca d'Italia, ritenuto "uomo dei poteri forti".

"Io non potrò mai avallare un'accozzaglia al governo che potrebbe andare da Leu alla Lega. Tutti dentro perché nessuno ha intenzione di fare opposizione", ha detto proprio Di Battista. Aggiungendo: "Oltretutto in democrazia l'opposizione serve, è

necessaria. Invece nulla. Ci saranno ministri politici nel governo Draghi? Non ne ho idea. Fossi in lui non accetterei nessuno ma vedo che diversi partiti già avanzano richieste. Per quanto mi riguarda io non posso accettare un assembramento parlamentare così pericoloso".

SALVINI - Per quanto riguarda la Lega, Salvini ha spiegato: "Noi non poniamo condizioni. Altri lo fanno, noi nessuna condizione né su persone né sulle idee. Il bene del paese deve superare interesse personale e partitico".

Quella con Draghi, ha proseguito Salvini, "è stata mezzora di confronto interessante e stimolante sui temi concreti sull'idea dell'Italia che per diversi aspetti coincide", in particolare per quel che riguarda temi come sviluppo, imprese, crescita imprese e cantieri di cui ha bisogno Italia per ripartire".

Inoltre, ha detto ancora Salvini, "piena disponibilità a lavorare e collaborare senza i ritardi e gli scivoloni e manchevolezze che abbiamo vissuto e che riguardano la sanità italiana. La salute non riguarda i partiti".

IL NO DI FDI - A conti fatti, al momento, oltre che dall'ala intransigente del M5S il no categorico al nuovo governo "del presidente" è arrivato solo da Fratelli d'Italia, in quanto - come spiegato da Giorgia Meloni - "si tratterebbe di tradire quello che siamo, fin dalla nostra nascita. Fratelli d'Italia fu fondato in polemica con il Pdl per l'appoggio al governo Monti. Sulla base di convinzioni profonde: non posso governare con il Pd e il M5S, dal quale mi divide tutto. E non voglio far passare per inevitabili troppe cose che non lo sono".

AMPIA MAGGIORANZA - Ad ogni modo, al momento Draghi potrebbe tornare al Colle e confermare a Mattarella di avere la possibilità di presentarsi alle Camere ottenendo la fiducia a larga maggioranza. Una larga maggioranza che, però, potrebbe portare a più di un problema di convivenza tra forze politiche con visioni e posizioni variegate, per non dire agli antipodi. Tanto che in molti, soprattutto nel Pd e in Leu, non vedrebbero con favore la convergenza con la Lega.

Sarà anche in questo caso Draghi a dover fare somme e sottrazioni per trovare la quadra. Prima però il rituale delle consultazioni deve giungere al termine, per affinare e perfezionare gli auspici fin qui raccolti.

SECONDO ROUND - Si ricomincia lunedì, quando il presidente del Consiglio incaricato rivedrà via via le varie delegazioni di tutti i partiti, per terminare martedì ricevendo anche le parti sociali.

Nel frattempo le trattative andranno avanti, così come il totoministri (si parla di venti nomi, otto tecnici e dodici politici) e la redazione degli elenchi dei desiderata di ciascuno forza disponibile a far parte della maggioranza su cui poi Draghi - ipse dixit - avrà il compito di "fare sintesi".

Il tutto mentre la Borsa di Milano sorride, così come l'appeal dell'Italia all'estero, almeno a giudicare dai titoli dei giornali stranieri e dai livelli di spread tra Btp e Bund mai così bassi dal 2015, grazie a quello che è già stato ribattezzato "effetto-Draghi".

(Unioneonline/l.f.)
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