N egli ultimi mesi, complice il conflitto in Ucraina e la difficoltà di esportare cereali e altri prodotti alimentari dalle zone di guerra, si è parlato molto di possibili emergenze cibo, soprattutto in Paesi poveri dell’Africa. In realtà il tema della sussistenza alimentare non riguarda solo la contingenza e alimenta il dibattito degli esperti da anni, in relazione soprattutto alla continua crescita della popolazione mondiale. Il dato con cui confrontarsi è legato alla crescita demografica, che è stata negli ultimi due secoli vertiginosa rispetto al passato.

P er intenderci solo nel 1800 la popolazione mondiale è arrivata al miliardo di individui. Nel 1928 si era già arrivati ai due miliardi di abitanti della Terra, diventati quattro miliardi nel 1974 e otto miliardi nel 2022. Secondo le stime siamo destinati, con questi ritmi di crescita, a raggiungere gli oltre 11 miliardi nel 2100. Questa crescita demografica è stata sostenuta dai progressi dell’agricoltura e dell’allevamento, diventati sempre più produttivi e tecnologicamente avanzati. Sempre i dati ci raccontano i grandi successi raggiunti dal settore agroalimentare, capace di produrre cibo come mai era accaduto nella storia. Nel 1920 più del 90% della popolazione mondiale di allora (circa due miliardi di individui) viveva in condizioni di estrema povertà. Oggi questa percentuale si è ridotta al 10%, ma su una popolazione quadruplicata.

Tutto questo, però, non ci fornisce sicurezze per il futuro. Intanto negli ultimi trent’anni la domanda mondiale di cibo è raddoppiata e questo trend in crescita non sembra destinato a fermarsi. Inoltre, l’aumento di produzione del settore agricolo è stato ottenuto usando su vasta scala pesticidi ed insetticidi, distruggendo zone sempre più ampie di foresta per far posto a campi coltivabili e pascoli, sfruttando in maniera massiccia le risorse idriche esistenti. Sempre di più dobbiamo oggi fare i conti con le conseguenze del moderno sfruttamento agricolo: perdita di produttività di molti terreni, desertificazione, penuria d’acqua, inquinamento da sostanze chimiche, scomparsa delle biodiversità.

Diventa, quindi, sempre più urgente perseguire strade alternative per non dover fare i conti, nei prossimi decenni, con crisi alimentari. Si tratta di una grande sfida a cui possiamo fare fronte sapendo che non siamo mai stati tanto istruiti, interconnessi, informati e consapevoli di quello che sta accadendo come nella nostra epoca. Sappiamo, per esempio, che ogni anno un terzo della produzione mondiale di cibo viene sprecata. Si tratta di 1,3 miliardi di tonnellate di prodotti, soprattutto frutta, verdura e pesce. Il primo obbiettivo deve essere quello di produrre non di più, ma di sprecare meno. Un obbiettivo che ci consentirà anche di ridurre l’impatto sull’ambiente del settore agricolo. Un secondo obbiettivo è quello di avere una agricoltura meno impattante sull’ambiente e sulla biodiversità. Quindi è necessario puntare maggiormente sulle coltivazioni con ridotto uso di fertilizzanti chimici e pesticidi. Allo stesso tempo esistono tecnologie che consentono di ridurre al minimo gli sprechi di acqua necessaria all’irrigazione. Terzo obbiettivo: puntare su quelle produzioni più sostenibili. Tra i cereali sappiamo che il mais provoca un più rapido esaurimento della fertilità dei suoli e richiede una costante irrigazione. Un altro tema da considerare è ridurre il consumo di carne a livello globale. La produzione mondiale è passata da 71 a 318 milioni di tonnellate all’anno dal 1960 al 2014. Per sostenere le esigenze dell’allevamento vengono distrutte foreste, si devono produrre ingenti quantità di soia e cereali come mangimi per gli animali. Infine, il settore dell’allevamento consuma enormi quantità d’acqua ed è responsabile del rilascio di ingenti quantità di gas serra nell’atmosfera. Va da sé che determinate dinamiche vadano ripensate in ottica futura, ma è proprio il tema alimentare che deve essere al centro della nostra programmazione industriale e agricola in modo da non ritrovarci con un problema enorme domani per non aver fatto nulla oggi.

© Riproduzione riservata