N elle ultime settimane nei diversi schieramenti si sono fortemente intensificate le dispute relative alle modalità di scelta della persona da candidare alla presidenza della Regione alle elezioni che dovranno tenersi, ai sensi dell’articolo 18 dello Statuto speciale per la Sardegna, al più tardi domenica 3 marzo 2024. Lunghe disquisizioni e polemiche su chi deve provvedere e su come si deve procedere alla scelta: tavoli romani o tavoli sardi? A dire il vero la strada da seguire per la scelta dei candidati è già stabilita dalla legge statutaria numero 1 del 2013.

L ’articolo 8 recita: “Con legge regionale sono disciplinate le modalità di partecipazione degli elettori alla selezione dei candidati alla carica di Presidente della Regione, denominate elezioni primarie”. Ed è scritto “non possono essere disciplinate le modalità”. Da ciò consegue che non è lasciata al legislatore la facoltà di decidere con legge ordinaria se sottoporre a selezionare i candidati alla carica di Presidente della Regione. Al legislatore viene affidato il compito di disciplinare con legge ordinaria le modalità di partecipazione degli elettori alla selezione dei candidati.

In 10 anni il Consiglio non ha ancora provveduto ad adempiere al compito che gli è stato affidato e sarebbe interessante verificare se sussistono le condizioni per procedere, ai sensi dell’articolo 50 dello Statuto, allo scioglimento del Consiglio regionale per grave violazione di legge. Il Consiglio ha senz’altro il potere di cancellare l’articolo 8 che impone le primarie ma lo può fare solo con legge statutaria. Ciò vuol dire che non è interamente suo il potere decisionale in quanto una legge che cancelli l’articolo 8 può essere promulgata solamente se ottiene l’approvazione popolare qualora, nei tre mesi successivi alla pubblicazione nel Buras, un trentesimo degli elettori della Regione facciano richiesta di referendum, come chiarito dalla Corte Costituzionale nella sentenza numero 149 del 4 maggio 2009 con cui è stata annullata la promulgazione della legge statutaria della Sardegna numero 1 del 2008.

C’è chi obietterà che ormai non c’è più tempo per approvare una legge che disciplini le primarie, ma ad oggi questo non è vero perché si potrebbe mandare in Consiglio ed approvare un disegno di legge entro il 10 dicembre. Resterebbero a disposizione 45 giorni per svolgere le primarie, tempo pari a quanto stabilito per la realizzazione di tutta la procedura elettorale, che si compie nei 45 giorni di tempo successivi alla pubblicazione del decreto di indizione delle elezioni. Al momento, vista comunque la ristrettezza dei tempi, ci si potrebbe accontentare di una disciplina transitoria molto snella con la prospettiva di poterla migliorare nella prossima legislatura. Cosa che Luciano Uras, sempre molto impegnato a costruire strumenti e momenti idonei a garantire la partecipazione popolare alle decisioni politiche, tentò di fare nel 2013 presentando in Consiglio Regionale un emendamento aggiuntivo all’articolo 26 del Testo unificato Stat (parte I), che dava una disciplina transitoria alle primarie con l’obbiettivo di poterla utilizzare per le elezioni del 2014 che stavano per tenersi di lì a poco.

Si potrebbe prevedere che le primarie sono liberamente organizzate da partiti e movimenti e che sono valide quelle che vedono la partecipa di almeno il 2% degli elettori della Sardegna e magari si potrebbero esonerare dallo svolgimento di primarie le candidature a Presidente di chi è già stato eletto Presidente direttamente in precedenti elezioni. Questo con la stessa ratio che sostiene le norme che esentano dal raccogliere le firme i partiti o mov imenti che hanno già avuto eletti nel Consiglio Regionale o nel Parlamento.

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