L a scorsa settimana Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz si sono incontrati a Berlino con l’obiettivo di rafforzare le relazioni “già eccellenti” che intercorrono tra Italia e Germania. Il vertice è stato il loro terzo incontro bilaterale in un anno, nel quale i due capi di governo hanno firmato un nuovo accordo relativo a cinque settori strategici e discusso delle possibili modifiche del patto di Stabilità europeo. La prima cosa che Scholz ha enfatizzato in conferenza stampa riguarda il corridoio meridionale su gas e idrogeno, da realizzare con la costruzione di un gasdotto.

Un gasdotto che colleghi i due Paesi e i cui negoziati erano iniziati già col governo Draghi. Scholz tiene molto a questo progetto, noto come il Piano Mattei, a cui lavora da tempo anche Giorgia Meloni. La premier sottolinea il salto in avanti compiuto nella collaborazione tra i due Paesi ed enfatizza l’inizio di una cooperazione di più alto livello strategico soprattutto nei settori dell’energia e della difesa.

Ma l’aspetto più interessante dell’incontro ha riguardato il nuovo patto europeo di Stabilità e crescita, da rendere meno rigido per entrambe le parti. «Abbiamo fatto una buona discussione – ha riferito Scholz -, fra i due governi siamo vicini a una soluzione, possiamo raggiungere un accordo, di sicuro non possiamo costringere nessun Paese a dei programmi di austerità». Scholz chiosa che dell’argomento se ne stanno occupando i due ministri delle Finanze: «Io non mi occupo di queste cose, ma non siamo mai stati così vicini a un accordo come ora e stiamo lavorando con grande impegno». L’apertura del cancelliere è importane per l’Italia, ma lo è altrettanto per la Germania.

La Corte costituzionale federale tedesca, infatti, ha recentemente sentenziato che la decisione del Governo di riallocare 60 miliardi di euro di debito inutilizzato dell’era della pandemia al suo fondo per la transizione climatica, noto come Ktf, è incostituzionale. Ma quei soldi, che sono un avanzo di fondi di carattere emergenziale a suo tempo previsti per combattere il Covid, non solo sono fuori dal bilancio regolare, ma sono soprattutto soldi presi a prestito oltre il vincolo costituzionale dello 0,35% di deficit che la Germania si è autoimposto e perciò non possono essere utilizzati se non per situazioni d’emergenza. Una pesante battuta d'arresto per la coalizione del cancelliere Scholz, che getta la sua politica economica nel caos. A seguito di questa sentenza, infatti, il governo ha minacciato di chiudere “entro la fine dell’anno” anche il fondo per la stabilizzazione dell’economia (Wsf), oppure fermare l’elaborazione dei piani economici per il 2024. Con la chiusura del Wsf, nel prossimo anno andrebbero persi 20 miliardi di euro di spese già preventivate.

Lo spirito della sentenza, in teoria, definisce incostituzionali anche altri fondi, per un totale di 200 miliardi. Il segretario di Stato, Werner Gatzer, ha quindi ordinato di sospendere tutti i pagamenti dai vari fondi. Sono stati congelati miliardi di spesa pubblica: si sono salvati dai tagli solo l’ufficio del presidente federale, i due rami del Parlamento e la Corte costituzionale. Berlino ha quindi notificato a Bruxelles che non è più in grado di contribuire neanche al fondo da 100 miliardi, metà dei quali destinati all’Ucraina.

La conseguenza immediata della sentenza della Corte costituzionale tedesca è stata lo slittamento della presentazione in parlamento del bilancio preventivo per il 2024. Forse il governo riuscirà a farlo entro dicembre, nell’ultima sessione parlamentare prima di Natale. Altrimenti, la Germania entrerà nel nuovo anno con l’esercizio provvisorio, il che vorr ebbe dire che molte spese verrebbero congelate, ponendo così una grossa ipoteca al varo della legge finanziaria. Ecco perché ora Scholz concorda con la Meloni di rendere più flessibile il nuovo patto europeo di Stabilità e crescita.

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